L'ultima luna è una delle canzoni più celebri e poetiche di Lucio Dalla. Scritto dal cantautore bolognese, è un brano che racconta dolore ed emarginazione, ma che apre sempre una finestra di speranza nel futuro.
Le sette lune rappresentano lo scorrere del tempo. Il brano va a ritroso: si parte dalla fine (la settima luna) e si arriva all'ultima.
La settima luna è l'epoca della canzone, gli anni '70, caratterizzati da un'esplosione di violenza (in Italia siamo negli anni di Piombo), quindi da paura e morte. L'angelo di Dio che bestemmia, nella prima strofa della canzone, è un paradosso: le cose vanno così male, sulla terra, che un Angelo non può far altro che maledire lo stesso Dio.
La quarta e la seconda luna richiamano gli orrori del Nazismo e della guerra, la massima espressione del lato di malvagità dell'uomo. Nella quinta luna c'è un interessante richiamo al film capolavoro di Bergman, "Il settimo sigillo". L'uomo non gioca a scacchi con la morte, ma a biliardino. E' un uomo né giovane, né vecchio, ma malato. Il dolore e la morte, nella nostra vita, arrivano anche a causa di malattie che non possiamo debellare.
L'ultima luna, la prima, è quella vista da un bambino, l'uomo del futuro. Siccome la nostra storia è fatta di cicli, "di corsi e ricorsi storici", possiamo intendere questa strofa anche in proiezione futura: nonostante la morte, il dolore, le malattie, le ingiustizie, la vita sulla terra proseguirà. E c'è sempre la speranza che le cose possano cambiare in meglio. La speranza e i sogni fanno parte dell'animo umano, come i sentimenti che Lucio Dalla ha sempre magistralmente raccontato attraverso i suoi versi.
Effettivamente è una canzone bella ma criptica. Non posso dire di averla mai compresa del tutto, ma è anche il bello dell'arte, questo. Baci.
RispondiEliminaDifficilissima anche per me che in genere sono un buon esegeta! Ma Lucio Dalla era criptico. Un grande
EliminaIl testo pubblicato online contiene, come spesso succede un errore, piccolo ma tale da cambiare il senso del verso.
RispondiEliminaSe si ascolta con attenzione, le parole cantate da Lucio sono
era la testa di un signore
che con la morte vicino giocava a biliardino
era PELATO ed elegante
né giovane né vecchio
forse malato
Il testo pubblicato online sostituisce alla parola “pelato” la parola “grande”, una sciatta semplificazione dell’opera di un artista che sempre seleziona e combina le parole con la precisione del poeta o, per le immagini potenti che evoca, del grande regista.
Viva l’immenso Lucio ❤️
Prima di tutto mi unisco al tuo grido: viva l'immenso Lucio ❤️!
EliminaGrazie per l'ottima segnalazione, oggi me la riascolto..poi mi hai ricordato una cosa che spesso dimentico...che questi grandi cantautori erano poeti e giocavamo spesso con le immagini,al di là dei significati...parole che singolarmente magari non avevano un significato stretto ma contribuivano a creare l'immagine di poesia della canzone!!