Cinema e dintorni: Quasi Amici. Quando l'amicizia diventa "corpo" (di Claudio D'Aleo)


L’essenza del film

Quasi Amici”  è un film diretto da Oliver Nakache e Éric Toledano. Uscito nelle sale cinematografiche nel 2012, narra di Driss (Omar Sy), un ragazzo di origine senegalese appena uscito di prigione e  di Philippe (François Cluzet) un ricco tetraplegico, un po’ capriccioso e testardo, in cerca di un badante capace di accudirlo giorno e notte. Driss si presenta al colloquio con Philippe con l'unico scopo di raccogliere una firma per sue necessità senza per questo sperare di ottenere il posto. Philippe, colpito dal  comportamento svogliato e disinteressato del ragazzo, invece di cacciarlo lo assume proponendogli un contratto niente male. Inizialmente Driss sembra non voler fare nessuno sforzo per imparare le mansioni che dovrebbe svolgere, e la sua esperienza sembra proprio destinata a doversi concludere molto prima del previsto. In breve il colpo di scena. I due iniziano a parlare, a scambiarsi impressioni, a socializzare, ad instaurare un rapporto che diventerà, poi, bellissimo fino a renderli addirittura “complementari”. Driss si pone verso Philippe senza preconcetti facendogli dimenticare le oscurità del suo problema fisico e inculcandogli, giorno dopo giorno, un’ inaspettata e quanto mai desiderata voglia di vivere. I due trascorrono tanto tempo insieme, si divertono, girano per la città di notte come Philippe era abituato a fare ai vecchi tempi, prima della disgrazia. Tra i due subentra una complicità che li porta a scambiarsi confidenze e affettuosità: Philippe confida a Driss di essere diventato tetraplegico dopo un incidente occorso mentre faceva parapendio e che lui e sua moglie, nel frattempo morta a causa di un tumore, non potevano avere figli e che per questo avevano adottato una bambina, Elisa, con cui Philippe non riesce però a tenere frequenti rapporti come vorrebbe. Inoltre Philippe ha una relazione di tipo epistolare con Éléonore, una donna intellettualmente molto affascinante ma alla quale non ha mai voluto mostrarsi temendo che il suo stato fisico potesse spaventarla e allontanarla da lui. Driss lo sprona a non avere paura ma anzi stima di sé stesso. Grazie a Driss, Philippe corona il sogno di incontrare la donna con la quale aveva messo in atto una relazione “mentale” non indifferente. Philippe, dal canto suo, insegna a Driss ad apprezzare la musica classica e lo spinge a scoprire la sua vena artistica nel campo della pittura astratta, riuscendo addirittura a piazzare un suo quadro ad un amico per ben 11 mila euro.



Un successo non a caso

Quasi amici merita d’essersi classificato tra i film più visti in Francia. Terzo incasso di sempre, secondo film francese più visto di tutti i tempi, si stima da oltre 19 milioni di spettatori. Ottimi i risultati conseguiti in Italia. Quasi amici è entrato con prepotenza nella storia del “nostro” Cinema in quanto a consensi ricevuti. Il film di Eric Toledano e Olivier Nakache, diventato in poco tempo la “pellicola” francese più vista di sempre nel bel Paese, ha polverizzato tutti i record d’incasso precedenti attestandosi, alla fine, su introiti da “favola”: 9.514.960 di euro circa. E’ l’eccezione che ha confermato la regola. Il film si è posto come spartiacque tra presente e passato. Ha dato la stura ad una inversione di tendenza importante. Il pubblico anelava “impegno”, riflessione, interiorizzazione. Non solo comicità. E “Quasi amici” ha risposto alle attese. Da quel momento in poi il Cinema ha “chiamato” “impegno”, non solo “panettone”. Cinema vuol dire viaggio nei sentimenti, nella memoria storica d’ognuno di noi, ricerca del “bello” attraverso le emozioni; apprendimento, non solo “goliardia”. Il Cinema “che fa pensare e sognare” diventa così maestro di vita; dissolve i dubbi per farli diventare certezze; perlustra i sentimenti più nascosti per arricchire; sottolinea ciò che vorresti essere e fare per insegnarti a tentare, a provarci. In ognuno di noi “dorme” un eroe che aspetta solo un buon film o una bella canzone per destarsi e spingerci a osare. Oggi emozioni e sentimenti sono le leve che possono muovere tutto. Per questo “tira” il Cinema per palati “fini”, per gente che ama sedersi in platea e interiorizzare squarci di storia e quotidianità difficilmente riscontrabili altrove. Tutti abbiamo voglia di “crescere”. Certi film non nascono per caso e ti “lasciano” sempre qualcosa su cui investire. E’ come se fossero richiesti da un “mercato” particolare, quello dei buoni propositi, quello della “pacatezza guidata”, del romanticismo che “forma”, del cambiamento sociale che si erge a guida e funge da “stella polare” per ognuno di noi. Come se l’arte ti prendesse per mano e ti inducesse ad aprire i cassetti più inesplorati dentro di te per comprendere chi sei e fino a che punto sei in grado di “spingerti”.


L’amicizia diventa “collante”, dunque “sostanza”

Dryss potrebbe sembrare uno spaccone. In realtà non lo è. Possiede un’umanità dirompente. Il “nostro” inizialmente si atteggia a Marcantonio privo di punti deboli votato solo a godersi la vita. Aitante, coraggioso, forte, abile con le donne, buon ballerino. “Smargiasso” quanto basta per farsi notare ovunque e da chiunque. In realtà Driss è un uomo molto dolce e sensibile, sa ascoltare e sa parlare come pochi e, particolare di non poco conto, sa capire cosa vuoi tu da lui e dalla vita. Driss è l’amico di tutti. Se fai “breccia” ti dona il suo cuore e si fa in quattro per te. Odia le ingiustizie e difende i più deboli dalle cattiverie dei più forti. Doti, queste, che ben presto apriranno squarci importanti nella quotidianità piatta e priva di sussulti di Philippe. Philippe comincia a capire quanto Driss sia importante per lui quando il badante, stanco dei soprusi che un vicino di casa indirizzava ogni giorno verso il suo “datore di lavoro” occludendogli con la sua automobile le vie d’uscita da casa, lo ferma con decisione proprio mentre il Tizio sta per sostare e lo…. “convince” a non posteggiare mai più l’ auto da quelle parti. Dryss “entra” in Philippe con irruenza e sfrontatezza, gli ingredienti giusti per affascinare e incuriosire il miliardario su sedia a rotelle e diventa, in pratica, il “suo” corpo. Il badante nigeriano giorno dopo giorno cavalca e interpreta idee e sentimenti del suo assistito, ne guida la ritrovata gioia di vivere e ne interpreta gusti, ambizioni e sogni. Driss riesce ad essere tutto quello che Philippe non è e avrebbe voluto essere se non si fosse ammalato e a fare tutto quello che Philippe non sarebbe mai riuscito a fare se non avesse trovato, in Driss, la forza e il coraggio per farlo. Philippe, grazie a Driss vince pure la paura di riprendere a volare col parapendio. Si “lanciano” entrambi da una montagna l’uno stretto all’altro in una immagine storica che sintetizza tutto quello che il film vuole trasmettere al pubblico. Philppe non cercava solo un badante ma un amico forte e determinato che gli facesse amare se stesso con la sua gioia di vivere, lo aiutasse a vincere le tante paure e lo difendesse dai pericoli e dalla cattiva gente. Driss “attraversa” Philippe e viceversa. Due amici, un unico corpo. E’ questa la “chiave” di volta, l’unica, per comprendere il film e gustarlo con dovizia di particolari.


Ciò che rimane “dopo”

Alzi la mano chi non desidera o non ha mai desiderato incontrare un “Driss” nella sua vita. Un amico vero, leale e sincero, un amico fidato che ti sappia prendere e portare ovunque, che ti sappia difendere, con cui discutere di tutto e affrontare tutto, anche le paure, anche le debolezze, anche la timidezza. Un amico che ti frequenti e ti apprezzi per quello che sei e vali e non per quello che hai, che ti faccia dono del suo tempo senza ipocrisie, che ti parli e ti sappia ascoltare con la stessa pacatezza con cui si ascolta un fratello. Un amico presente nella tua quotidianità sempre, specie nel momento del bisogno, con cui ridere ma anche piangere se necessario. Driss e Philippe ci hanno insegnato questo. Quando i due si separano per le sopraggiunte scelte di vita di Driss, Philippe cade in un depressione senza tempo, prigioniero di quei ricordi e di quegli spezzoni di vita, per lui, ormai indimenticabili e irrinunciabili. Il film “moralmente” non chiude le porte tra i due perché quando l’amicizia è forte e sincera, diventa duratura, inossidabile e resiste al passare implacabile del tempo. Quel genere d’amicizia non si cancella separandosi e quando ci si incontra seppur dopo tanto tempo è come se quel nastro, in realtà, non si fosse mai riavvolto.

Claudio D’Aleo 

Commenti

  1. E' un film che rompe gli schemi classici ed egoistici dell'amore. La proposta
    di un nuovo modo di vivere è stato accettato con entusiasmo e commozione da tutti.
    Il limite è che questa esperienza che si ispira a un fatto reale difficilmente potrà ribaltare
    certi equilibri stabiliti dalla natura. Maschio-femmina-figlio-mondo che non muore.
    Riky qui stiamo parlando di fantascienza.

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    1. Interessante riflessione Gus. Credo che l'amore egoista sia quello di convenienza: non tanto quello del matrimonio per interessi economici, ma proprio quello per convenienza sociale: bisogna sposarsi e fare famiglia, quindi mi sposo e faccio famiglia.

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  2. Un grande film, che trasmette tante emozioni.
    Sereno giorno.

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  3. Conosco il film e mi è piaciuta moltissimo la recensione di Claudio .Ci ha messo anche il suo stile poetico ed introspettivo ,una qualità che sa fondersi ed esternare contemporaneamente l'essenziale,scindendo il suo mondo descrittivo da quello in cui si cala nella visione del mondo del cinema.

    Il messaggio di questo film è bellissimo e strettamente legato all'Amore...quello disinteressato ad altri fini se non a quel senso di bene profondo per l'altro a prescindere da chi l'altro possa essere ...se non addirittura un altra nostra versione,un noi stessi in un'altra persona!E da qui se è vero che uno dei primi comandamenti non dica di amare il prossimo tuo come te stesso !..a prescindere dal credere in un Dio o meno.Qui è l'amore stesso a rivelarsi ,in un certo senso anche la tangibilità è sotto i nostri occhi !È solo che non mi sembra appropriato parlare di "fantascienza" ma di paura del giudizio di altri che possano ritenere l'amore/dio pura illusione ,o paura di rimanerne delusi chissà...allora si preferisce tracciare un confine .
    Non penso vi siano chiavi di lettura equivocabili in questo film ,l'essenza è in quelle parole del post ,nel film stesso ,nella storia vera o infinite storie simili di cui non ne riusciremo a prendere mai visione diretta davanti a uno schermo ...perché la vita esiste anche dietro al sipario e forse dovremmo ascoltare,ascoltarci un po di più .

    Grazie a Claudio e grazie come sempre a te Riky!


    L.



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    1. Credo che Gus usasse il termine fantascienza in modo estremo, come espressione della sua disillusione, e purtroppo sappiamo che la società moderna non è sempre fonte di comportamenti virtuosi.
      In effetti esempi di virtuosismo reale non mancano, eccome, ricordi il "Cartellino"?
      L'Amore può sembrare sconfitto, sparire, imprigionato nelle convenzioni e in un "grigio tailleur", ma la natura ricostruisce e ricuce l'Amore, una forza invincibile!
      Proprio sull'Amore ho scritto una cosa..domenica passa da me, sul post domenicale...

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    2. Ognuno ha la sua visione del mondo nel mondo ,essere realisti è bene ma non deve passare sempre un messaggio negativo
      e pessimista verso i comportamenti umani ...anzi da quelli parte l'input per correggerli ,limarli , trarne insegnamento .Non noti che nonostante si parli di amicizia ,di amore disinteressato , dobbiamo essere distratti dalle brutture ?

      Oh tranquillo non mi riferisco alla fantascienza che ha certamente anche il suo lato di bellezza :)mi riferisco a una sorta di "moda
      odierna " che mi toglie spazio all'Amore!

      Grazie per l'invito ci sarò:)


      L.



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    3. ah, io non amo la fantascienza :D, ahahah! Quindi preferisco concentrarmi su altri lati di bellezza :)
      Hai ragione: dobbiamo stare attenti a non prendere sempre in considerazione solo le cose negative, altrimenti sì, non siamo realisti, ma poniamo il focus solo sull'ombra e non sul sole :).

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  4. Non l'ho visto, ma ammetto che pur non amando i film francesi, questo mi è venuta voglia di vederlo. Come sempre...grazie Claudio.

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    1. Guardalo, merita davvero.
      Ti consiglio anche "Non sposate le mie figlie" e "Niente da dichiarare".
      Sono film intelligenti e fanno ridere :)

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  5. Bellissimo film e bellissima analisi. Bravo Claudio!

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    1. La parte del parapendio è stata veramente emozionante, anche nella lettura!

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  6. La caratteristica dei film francesi è quella di far diventare normale una storia impossibile.
    Difficilmente un film francese non piace, a meno che non sia una persona che non conosce i
    film.

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    1. Io sono appassionato delle commedie francesi e devo dire che le ritengo più efficaci di quelle italiane. Parlo ovviamente dei tempi moderni.
      La commedia italiana del passato è insuperabile.

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  7. Un film che ho adorato in ogni singola scena e che riguardo spesso quando passa in tv.
    Una recensione impeccabile.

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    1. Lo hanno ridato da poco, se non sbaglio :).
      Comunque i due attori sono eccezionali!

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  8. Di certo c'è di più dell'amicizia, in questo rapporto.
    È proprio come è scritto nella recensione: Driss è un personaggio che stravolge/travolge/sconvolge, tutti vorremmo qualcuno con questa carica.

    Moz-

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    1. Beh, conosco persone un po' sopra le righe che hanno però un effetto benefico con la loro carica ;)

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  9. A me è sembrato una bella favoletta .
    Mi è piaciuto eh..ma a mio parere tratta il tema della disabilità molto marginalmente e in modo artificioso.
    Mi viene in mente quella pubblicità:ti piace vincere facile...cioè affrontare un tema serio mistificandolo o falsandolo in parte.
    Un po’ come il giudizio che ha dato Liliana Segre a La vita è bella di Benigni: “ha raccontato una bella favoletta sui campi di sterminio ma nella realtà le cose non funzionavano proprio così “.
    E gli rimproverava al regista toscano di non averlo mai sottolineato.
    Pure la recensione l’ho trovata eccessivamente mielosa e per me c’è troppa licenza poetica se mi permetti.
    Comunque è una commedia divertente...ah..non basta manco dire che sia ispirata a persone realmente esistite per “ lavarsi la coscienza “ premettendo che nel caso di specie il film non è una biografia dei due ..ma appunto una commedia.

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    1. Beh, una favola è sempre una cosa...bella :). Non costa nulla "sognare", non trovi? Chiaro che la realtà purtroppo è ben diversa, figuriamoci poi per le persone affette da disabilità. Però il film lancia comunque un messaggio positivo che possiamo fare nostro...o nostro?
      Devo dire che sei stato diplomatico. Mi aspettavo che sottolineassi la paraculaggine del film. Dico bene :P?

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    2. Hai detto bene volevo proprio scrivere che è un film paraculo ...ma mi sono “contenuto “.
      Come paraculo mi pare pure la “rece”..ecco adesso son stato sincero fino in fondo.
      Lo so che rischio di sembrare antipatico ...ma non ci posso far niente.
      Le favole son belle e mi piacciono ma son favole appunto..
      Ciao Riccardo

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    3. Antipatico? Ma va. Anzi, sei stato appunto diplomatico ed è una cosa che apprezzo molto😉. Il giudizio personale su un film, su uno scritto, su qualsiasi cosa è assolutamente sacrosanto. Claudio accetta di buon grado giudizi positivi e critiche. Altrimenti non potrebbe rendere pubblici i suoi scritti 😁

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  10. "Io sono Mateusz" un film che parla di disabilità visto ieri ,e anche qui si parla di storia vera .
    Voglio dire il film rimane un film...ma sta a noi la scelta del film o è il film a scegliere noi ?
    Dipende eh ...molte volte "fare un film " non è solo modo di dire ,ma di fare...ed è diverso dal guardarlo,perché si diventa protagonisti e attori di un copione ,per essere al centro dell'attenzione e chissà magari anche un po spettatori che sentono il bisogno di commentare...non è importante cosa o come lo dicono e quale ne sia l'intenzione basta che se ne parli in bene o in male.È anche questo un modo per fare emergere la bellezza no?

    ...la bruttura si sente spesso minacciata dalla bellezza oppure è il suo lato ironico :)








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    1. Fare un film...un modo di dire che ho detto e pensato spesso nella mia vita. Ma non avevo mai pensato al FARE un film..il regista che fa un film vuole lanciare uno o più messaggi..ma noi stessi FACCIAMO il film, entriamo in simbiosi con i personaggi e soprattutto recepiamo i messaggi..giusto?

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