Oh Serafina: la fiaba ecologista con Pozzetto e una meravigliosa Dalila Di Lazzaro


Film del 1976 di Alberto Lattuada, "Oh Serafina" è tratto da un romanzo di Giuseppe Berto, che ha curato la sceneggiatura della pellicola. Per questo non c'è differenza, fortunatamente, tra la storia narrata e quella interpretata da un valido cast che tra i comprimari annovera anche Gino Bramieri, nei panni del sindaco, e Daniele Vargas, caratterista di molte commedie del periodo, che interpreta un assessore.


Renato Pozzetto è Augusto, erede di una famiglia di imprenditori proprietaria di una fabbrica di bottoni. Augusto però è poco interessato al profitto e molto alla bellezza della natura: vive infatti in simbiosi con gli uccelli del parco adiacente alla fabbrica e alla sua villa, una riserva che attira le attenzioni degli speculatori edilizi, intenzionati ad acquisire il terreno e renderlo edificabile. Il protagonista viene sedotto da una sua dipendente, Palmira, che rimane incinta e lo costringe praticamente a sposarlo. Seducendo sindaco, assessori e medico, Palmira fa internare il povero Augusto in un manicomio. Ma questi non cederà agevolmente le sue proprietà e nel contempo conoscerà il vero amore, quello di Serafina (una meravigliosa Dalila Di Lazzaro), figlia ribelle di un commendatore dell'alta borghesia, anch'ella finita nel manicomio per la crudeltà altrui. La coppia prenderà, giustamente, la propria rivincita.


Fiaba commovente e dal lieto fine, ecologista e ricca di spunti di riflessione sul sistema capitalistico, "Oh Serafina" ha per protagonista un Pozzetto ingenuo e sognatore, costretto sì a mettere da parte la sua vena comica, ma, secondo me, particolarmente efficace nel dare vita allo stralunato Augusto. Dalila Di Lazzaro incanta nei panni di Serafina, una ribelle che ha un'aura quasi angelica, una bellezza incantevole che toglie il fiato in un nudo integrale assolutamente funzionale alla storia. Il film è poco considerato dalla critica, accusato di buonismo e di un eccessiva lentezza nella seconda parte, quella dell'incontro tra Augusto e Serafina. Non condivido questa valutazione che evidenzia gli aspetti tecnici e non dà la giusta importanza al significato della storia.

          Vorrei essere l'uccello che accarezzerai e dalle tue mani non volerei mai (cit. Lucio Dalla)

Il film infatti punta il dito sul capitalismo, sulla "grettezza" dell'alta borghesia (tramite i flashback sulla vita di Serafina), sull'industrializzazione e la cementificazione, ma non solo. Non va infatti trascurato il ruolo di Palmira, l'operaia che vende se stessa per la sua scalata al potere e alla ricchezza. E' magistrale l'interpretazione di Angelica Ippolito: volgare, una sensualità negativa che paradossalmente la imbruttisce.  I cattivi comportamenti vanno dunque al di là delle classi sociali e anche il proletario non è esente da critiche, quando si contrappone al sistema capitalista, ma solo per poterne entrare a far parte. Il ritratto di sindaci, assessori e medici è impietoso: tutti mediocri che cedono ai loro istinti sessuali, pronti a svendersi per un rapporto sessuale o a "qualche frustata" (il sindaco sadomasochista interpretato da Gino Bramieri). Anche lo stesso Augusto non è esente da critiche, inizialmente, per lo squallido atteggiamento che assume nei confronti del figlio. Augusto trova però il suo riscatto, ma anche la sua "consacrazione", nell'amore con Serafina. Un sentimento che nasce dal loro amore comune per la natura, per il canto degli uccelli; un sentimento di libertà, contro le oppressioni della società capitalista e le sue regole; un amore che sfocia "nella carne" , ma senza profili peccaminosi, tra due persone pure. Un rapporto, quello tra Augusto e Serafina, che mi ha ricordato una celebre strofa di Fabrizio De André:

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.
Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.
Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.


Merito quindi ai due protagonisti, che a mio modo di vedere hanno saputo trasmettere le emozioni di questa profonda fiaba ecologista.

Commenti

  1. Da Pozzetto ho sempre atteso qualcosa che lo elevasse dalla mediocrità, ma con il tempo è peggiorato. Difficile gestire il surrealismo.

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    1. Io sono di parte..mi è sempre piaciuto..al contrario di Boldi 😁

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    1. Personalmente preferisco Pozzetto :), ma ovviamente siamo nel gusto personale.
      E' chiaro che i film di Woody Allen abbiano tutt'altra caratura.
      Ma non li scambio con "Il padrone e l'operaio", "Oh Serafina", "Culo e camicia" :)

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  3. Pozzetto quando fa il "stralunato" è veramente al suo meglio... di questo film ho pochi ricordi comunque, devo recuperarlo

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    1. Molto bello..devi darci un'occhiata :)

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    2. Prendi Verdone. Inizialmente aveva tutto per diventare il nuovo Alberto Sordi, e invece
      ha smesso di crescere.
      La stessa storia di Pozzetto. I film che hai citato erano interessanti, ma poi si è seduto.

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    3. Finito il cinema anni '70, inizio a recuperare anche Verdone.
      Secondo me è stato un po' il cinema italiano a crollare. Il boom della tv commerciale ha avuto come contraltare la crisi del nostro cinema. Verso fine anni '80 la commedia italiana ha spesso assunto i tratti della commedia fantastica, scimmiottando gli americani. Non sempre con risultati apprezzabili.

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  4. Mi hai fatto ricordare che adoravo Gino Bramieri.
    Un gentiluomo di altri tempi. Un nonno buono. Anzi... Felice. ;)

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    1. Qui ti sorprenderebbe, nella parte del sindaco maniaco..e cattivo.

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    2. Sì, ho letto. Non credo di averlo mai visto nel ruolo del cattivo, ma probabilmente non mi sembrerebbe credibile. Preferisco ricordarlo come un nonno tirabaci.

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    3. Eh invece è stato secondo me perfetto anche in questa parte! Però condivido quello che dici, nel senso che mai avrei voluto vedere Terence Hill o Bud Spencer nella parte di un cattivo!

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  5. Sere fa ho visto, programmazione Sky, il film "Il sorpasso" di Dino Risi e con
    Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant. Il film del 1962 è stato restaurato.
    Un capolavoro. Mostra l'Italia felice del boom economico del 1960 e nella parte finale, la morte ragazzo amico di Gassman, ci dice dove ci porterà il miracolo economico.

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    1. Quello è un grande pietra miliare della cinematografia italiana.
      Gassman un gigante.

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  6. Dalila Di Lazzaro sempre di una bellezza imbarazzante, che mozza il fiato.

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  7. Credo di non averlo mai visto, eppure i film di Pozzetto dell'epoca ero convinto di averli visti tutti.
    Me lo sono segnato sperando prima o poi di recuperarlo, magari qui su Internet.

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    1. Secoli fa lo trasmettevano in seconda serata su rete 4!
      Di Pozzetto ci sono film - es. Saxophone - dei quali ignoravo totalmente l'esistenza :)

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    2. L'ho trovato su Youtube, se resta qualche altro giorno lo vedrò.

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