4 mosche di velluto grigio: splendido esempio di thriller all'italiana


Questa settimana Dario Argento, maestro dell'horror italiano, ha festeggiato 80 anni. Tra i titoli che prediligo, della sua ricca produzione cinematografica, c'è "4 mosche di velluto grigio", splendido esempio di thriller all'italiana nel quale possiamo ammirare tutte le caratteristiche peculiari del cinema "argentiano": la celebre soggettiva in prima persona (vediamo attraverso gli occhi dell'assassino), scene oniriche (il sogno della decapitazione), flashback brevi e ficcanti, omicidi rappresentati con maniacale cura. 

Il sogno dell'esecuzione


Non ci troviamo di fronte a uno slasher: non tanto per il numero esiguo di omicidi, quanto per le ragioni dell'assassino, praticamente "costretto" ad allargare il numero delle vittime per non essere scoperto. "4 mosche di velluto grigio" ha inoltre due grandi punti di forza. 

Nel cast anche Oreste Lionello e Bud Spencer


Il primo sono le location: a inizio film passiamo dalla sala registrazione della band del protagonista Roberto Tobias (Michael Brandon), luminosa e "chiassosa", a un teatro abbandonato, disordinato e buio, illuminato solo al momento della comparsa di un misterioso personaggio con il volto coperto da un'inquietante maschera di carnevale che rappresenta un bambino (in Profondo Rosso ci sarà invece il terribile bambolotto): è l'assassino, che osserva il protagonista impegnato in una colluttazione con l'uomo che da giorni lo stava pedinando. Luoghi affollati come un parco e una metropolitana diventano luoghi di morte. Ed è suggestiva l'idea del muro che separa Amelia, la domestica dei Tobias, da una possibile salvezza e dai passanti che sentono le sue grida senza poter intervenire, lasciandola in balia del killler. 

Il muro che separa la coppia di passanti da assassino e vittima

Il secondo punto di forza è rappresentato dalla caratterizzazione dei tanti personaggi che incontriamo: le cugine Nina (moglie del protagonista, interpretata da Mimsy Farmer) e Dalia, l'investigatore privato gay Gianni Arrosio (Jean-Pierre Marielle) e l'inconsueta coppia formata dal professore (Oreste Lionello) e da Diomede, soprannominato Dio (Bud Spencer), che grazie alla sua brillante mente riuscirà a capire la psicologia del killer. Bud Spencer merita un elogio, per aver dato credibilità a un personaggio piuttosto anomalo per un thriller: una sorta di filosofo che vive in una baracca in riva al fiume (a proposito della varietà delle location) e che regala la frase più suggestiva di una sceneggiatura dalla scrittura piuttosto arguta: "Vedendo quanta gente specula sui cadaveri, ti togli un po' di dosso la parola della morte. Morire è una fatto ineluttabile, che rientra in precise leggi commerciali". E' la celebre scena ambientata alla fiera dedicata alle arti funebri e necessaria a spezzare, l'inquietudine e la tensione del film, con un humor macabro che non stona affatto. C'è chi critica "4 mosche di velluto grigio" per gli intermezzi umoristici - lo stesso investigatore regala una risata allo spettatore, quando ammette di aver svolto 84 investigazioni e di non averne portata una a termine con successo  - che al contrario sono parte integrante di un giallo ben scritto, mai noioso nonostante la durata superiore ai 100 minuti. 

Il detective Arrosio prende appunti

Non serve infatti mantenere un tono serioso per tutto il film, per garantire tensione e pathos: serve mestiere e bravura nel dosare tutti gli elementi. Ho trovato interessanti tutte le scelte narrative di Argento e - ma questa è una considerazione ancor più soggettiva - non ho mai avuto particolari certezze sull'assassino; anche perché Argento è bravo a seminare piccoli indizi che portino su una falsa pista, ad esempio le riviste pornografiche recapitate via posta a uno dei vicini dei Tobias, che (ingiustamente) mi hanno appunto fatto pensare a lui come il possibile colpevole. Finale girato con classe, a chiosa di un film assolutamente da tramandare ai posteri. 

Commenti

  1. Ho un pensiero terribile. Penso che Dario Argento nel reale sia come i suoi protagonisti nei film, mentre vedevo una uguaglianza tra Bud Spencer e Carlo Pedersoli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "In realtà proietto sullo schermo le mie paure, le ossessioni che spesso hanno popolato le mie notti e le esorcizzo anche con una robusta dose di ironia. Amo mettermi nei panni dei miei mostri e per questo le mani dell'assassino sono sempre le mie, da un film all'altro. Dario Argento)".

      Elimina
    2. "vedevo una uguaglianza tra Bud Spencer e Carlo Pedersoli"
      :D
      Era un grande Bud, comunque!
      Sì, vero, Argento metteva le sue paure nei film. Pupi Avati invece giocava con alcune suggestioni di bambino, che avevano tinte horror, tipo leggende metropolitane.

      Elimina
  2. Bellissimo post complimenti, il film mi piace ma non sono mai stato un Argentiano quindi mi piace leggere dei suoi lavori con questo tipo di trasporto ;-) Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Cass! Beh, invece io amo il thriller all'italiana, e qui c'è davvero da divertirsi per un appassionato come me :D

      Elimina
    2. Qui intendo il film "4 mosche di velluto grigio"

      Elimina
  3. Non sapevo della presenza di Bud Spencer in un film di Dario Argento :D
    Qui imparo sempre qualcosa. Grazie! Buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il film non ebbe molto successo, credo che fu anche sequestrato per anni, per questo non se ne è parlato molto per anni. Però ti posso dire che Bud Spencer rimase sempre molto orgoglioso di questa sua collaborazione con Dario Argento. Buona giornata.

      Elimina
    2. beh, anche io al suo posto ne sarei stata orgogliosa :)

      Elimina
    3. Devo dire che SPOILER vedere morire Bud Spencer in un film mi avrebbe reso triste :D, invece fortunatamente il nostro Bud è integro e soprattutto ha un ruolo decisivo :D

      Elimina
    4. Si, alla fine RI-SPOILER il personaggio interpretato da Bud Spencer è uno dei pochi ad arrivare in buona salute fisica e mentale fino ai titoli di coda. :D

      Elimina
  4. Bella recensione, complimenti! A suo tempo ne parlai anche io se permetti te lo linko qui il mio post : http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.com/2016/04/4-mosche-di-velluto-grigio.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ovviamente ho già linkato il tuo.

      Elimina
    2. Grande Nick! L'avevo letto ieri sera, con il telefono, mentre leggevo il precedente post.
      Grazie per la citazione :)

      Elimina
  5. Rivedendo film del genere sai quale domanda mi viene da fare? Ma questo è lo stesso regista dei suoi ultimi, imbarazzanti film?!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto..la terza madre, giallo...ma anche il cartaio..che tristezza :/

      Elimina
    2. Da decenni un poco tutti noi fans ci facciamo questa stessa domanda, secondo molti il cambiamento è coinciso con la fine della sua relazione umana ed artistica con Daria Nicolodi, che tra i due era la vera appassionata di temi soprannaturali ed esoterici. Secondo me è capitato semplicemente che Argento da un certo punto in poi non sia più stato capace di aggiornarsi narrativamente e registicamente. In parole povere che non sia più stato capace di comprendere i mutamenti della società e le paure della gente. Insomma la questione rimarrà aperta ancora a lungo secondo me....Certo che i suoi primi film rimangono oro che luccica e lo rimarranno sempre.

      Elimina
    3. Non sapevo di questa cosa, Nick! Grandissimo..lo devo dire al mio amico Bonigol!

      Elimina
  6. Concordo con la recensione.
    Film molto bello, personaggi e location interessanti, ha quel sentore un po' undeground (specie rispetto al più titolato Profondo Rosso) che ne fanno un autentico cult.
    Bud dimostra di non essere solo quello dei cazzotti.
    Quanto alle scenette umoristiche, secondo me contribuiscono a creare l'intero mood del film...

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ieri hanno dato Profondo Rosso su cine34, ma finiva tardi e ho preferito aspettare di rivederlo (ho il dvd originale). Sono curioso di fare un piccolo confronto..

      Elimina
  7. Non avrei mai pensato che Bud Spencer potesse interpretare ruoli diversi rispetto a quello che l'ha reso celebre.
    Non conosco il film. Di Argento ho visto pochissimo, perché non amo il cinema italiano.
    Il mio preferito è "Il cartaio".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà c'è anche un film, "Torino Nera", dove Bud Spencer addirittura mi sa che faccia il "cattivo" :D.
      Il cartaio è tremendo :D come film

      Elimina
  8. E pensa che Suspiria in Giappone piacque così tanto, che Profondo Rosso uscì con il titolo di "Suspiria 2"...
    L'ironia in questo film è dosata benissimo..esempio perfetto quello di Dylan Dog!

    RispondiElimina
  9. Risposte
    1. Non puoi perdertelo :) chicca del cinema argentiano

      Elimina
    2. Recupererò. Magari do un'altra chance ad Argento che non è che mi abbia mai fatto impazzire

      Elimina
    3. Io, da appassionato del thriller all'italiana, apprezzo molto :)

      Elimina
  10. Non avevo idea che Bud avesse lavorato con Argento 😲
    A me Argento non è mai piaciuto, l'ho sempre ritenuto sopravvalutato (il vero maestro italiano dell'horror è Bava, punto!) ma questo film non lo conosco e, come ha scritto Cass, è stato un piacere leggere il tuo post, in cui sottolinei vari aspetti che sicuramente non avrei notato anche se lo avessi visto 😉

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti Bava è stato il precursore, quindi sì, il vero maestro è lui. Io sono più Avatiano che Argentiano. Ma certe pellicole di Argento sono entrate a piene titolo nel novero dei cult..

      Elimina

Posta un commento