Ritratti: Zlatan Ibrahimovic, l’incredibile Hulk del Milan (di C. D'Aleo)



Zlatan Ibrahimovic è nato a Malmoe il 3 ottobre del 1981. Alto 195 cm. pesa 95 kg. Ha giocato una prima volta nel Milan dal 2010 al 2012 segnando 42 gol in 61 partite e vincendo un Campionato. Tornato al Milan nel gennaio del 2020 ha finora segnato 18 reti in 23 presenze (10 nella stagione 2019-2020; 8 in quella attuale) . Ibra ha “maramaldeggiato” ovunque: nel Malmoe dal 1999 al 2001 (40 presenze, 16 gol); nell’Ajax dal 2001 al 2004 (74 presenze 35 gol); nella Juventus dal 2004 al 2006 (70 presenze, 23 reti); nell’Inter dal 2006 al 2009 (88 presenze, 57 reti); nel Barcellona dal 2009 al 2010 (29 presenze, 16 reti); nel PSG dal 2012 al 2016 (122 presenze, 113 gol); nel Manchester United dal 2016 al 2018 (33 presenze, 17 reti); nella L.A. Galaxy dal 2018 al 2019 (56 presenze, 52 gol). Con le squadre di Club ha totalizzato finora oltre 450 reti complessive. 69 i gol realizzati con la Nazionale svedese. 

Il fuoriclasse svedese ha vinto Campionati e Coppe dappertutto. In particolare con il Milan ha vinto uno Scudetto nel 2010-2011 e una Supercoppa italiana nel 2011-2012.  Fuoriclasse assoluto senza tempo e senza età non ha mai vinto il Pallone d’oro che pure avrebbe più volte meritato non essendo in nessun modo inferiore, nel suo ruolo, ad altri Fuoriclasse del suo calibro. Lo svedese non è l’unico a non aver mai vinto il prestigioso trofeo. Come lui ricordiamo Franco Baresi e Paolo Maldini. Fuoriclasse storici e inimitabili eppure mai premiati. Ingiustizie belle e buone. Ibra è numero 9 unico e atipico. Fa reparto da solo. Un attaccante come lui è il sogno di ogni squadra e di ogni allenatore. Fortissimo di testa, fortissimo palla al piede, buona progressione, una visione di gioco di prim’ordine, un carattere di ferro e un fisico granitico. Abile nel gioco di sponda e nei dribbling, protegge la palla come pochi ed è un trascinatore nato. Le sue punizioni talvolta appaiono “sentenze”. Nessuno come lui, oggi, fa la differenza. A 39 anni suonati si sta guadagnando con pieno merito il rinnovo contrattuale.  Una volta appese le scarpette al chiodo, non è escluso che il Milan gli affidi un compito importante all’interno della Società. Uno come Ibra è sempre meglio tenerselo stretto.  

Fuoriclasse e Condottiero

Ibrahimovic non è solo un calciatore. E’ un “simbolo”, una sorta di “semidio” sceso dall’Olimpo per guidare i comuni mortali tra le curve inspiegabili e tortuose del calcio nostrano. Quando s’arrabbia sembra pronto a trasformarsi nell’incredibile Hulk. Il suo colore, nel qual caso, non sarebbe il verde, ma il rossonero. Ibra muta in oro tutto ciò che tocca. Rende semplici le cose difficili. Nessuno come lui sa spostare gli equilibri in campo. Tradotto in termini “agonistici” significa che nove volte su dieci si carica sulle spalle la squadra e la gestisce come un’armata di guerrieri pronti a qualunque tipo di impresa. Anche vincere un Campionato. Attenzione: “zio” Zlatan non guida una squadra di Campioni già fatti e pronti all’uso. Troppo facile. A questo ci pensano altri fuoriclasse, vedi Ronaldo e Messi, ad esempio. Lui guida un nugolo di ragazzini pronti a “esplodere” da un momento all’altro a “tentare”, cioè, di diventare Campioni. E’ la “chioccia” ideale.  Ibra è un lottatore, un motivatore. E’ uno che non si arrende mai e accetta qualunque tipo di sfida. Tutto, per rendere, deve ruotare attorno al suo “essere” Fuoriclasse, alla sua idea di intendere il calcio, al suo modo di essere anche “allenatore” in campo. Altrimenti fallisce. Ibra è un leader indiscusso capace di sovvertire qualunque tipo di risultato, anche il più scontato, il più difficile da cambiare. Lo svedese ha carisma da vendere. Cresciuto tra le strade “pericolose” di Malmoe ha una volontà di granito e possiede una forza spaventosa. Sa cosa significa soffrire e sa quanto bisogna lottare per non diventare carne da macello a uso e consumo dei più forti. Lui la vita l’ha sempre presa a morsi. E’ forte con i forti. Mai avuto paura di nessuno. Campione di arti marziali, è abituato a prendere il toro per le corna e a ricondurlo a più miti consigli. Con uno sguardo ti fa capire cosa devi fare e quello che pretende da te. Allenarlo è facile solo se si capisce che tipo di calciatore sia Zlatan in realtà. Lui vive la partita come pochi altri. Urla, rimprovera, consiglia, elogia. Sempre per il risultato del gruppo. Trascina la squadra e fa gol. Nei momenti di difficoltà tutti guardano lui e cercano ristoro nel suo sguardo. A volte non segna, talvolta pare avulso dal gioco eppure guida lo stesso i compagni alla vittoria e li tiene per mano nelle difficoltà. A perdere non ci sta manco per niente. Averlo in squadra significa talvolta vincere il Campionato o vivere comunque una stagione di grandi successi. La sua missione è semplice: mescolare il tipo di calcio che ama all’idea di calcio del suo allenatore. Quindi tradurre tutto quanto in partita e parcellizzarlo poco per volta nella testa e nelle gambe dei suoi compagni. Più facile a dirsi che a farsi. Ma lui è Ibra, nulla gli è impossibile.


Ibra e il suo “ego” 

Non è semplice giocargli accanto. Lo svedese è incontentabile, brontola spesso e pretende sempre il cento per cento da ogni compagno. Anche da se stesso. Sembra presuntuoso e arrogante in realtà è un “maniaco” del lavoro e un “perfezionista” meticoloso. Punta sempre al bene della squadra.  Mandarlo al diavolo non è consigliabile. Dopo converrebbe soltanto darsela a gambe. Oniewu, il primo giocatore americano del Milan, un vero colosso, ci ha tentato. I due anni fa fecero scintille in allenamento. Uno scontro tra titani. Gattuso, non certo il primo scolaretto che passa, rimase sconvolto da quella scena.  Tentò di fare da piacere, poi preferì girare al largo e lasciarli fare. Due giganti che si guardavano in cagnesco pronti a “gonfiarsi” di botte prima di allora non li aveva mai visti. Ibra è così, prendere o lasciare. Però se lo hai dalla tua parte è meglio. Tecnicamente è un fenomeno. Abile di testa, di piede, in acrobazia. Ottima la visione di gioco che gli permette di arretrare a centrocampo per impostare la manovra offensiva. Potrebbe anche giocare stabilmente in mezzo per poi puntare comunque a rete. Se va via in velocità non lo prendi più. I suoi non sono tiri verso lo specchio della porta bensì autentiche sassate. Alto, granitico, impavido, sembra scolpito nel marmo. Fiato e forza di volontà non gli mancano. Conduce una vita da vero professionista. A vederlo si muove come un trentenne. Non ha importanza che giochi contro la Juve o contro il Pietre Tagliate. Lui, Ibra, ci mette sempre e comunque il solito impegno. Per lui conta solo vincere. L’avversario ha una importanza relativa. Rispetto per tutti, timore per nessuno. Solo così fa pace con se stesso e trasforma la sua incredibile forza in energia positiva. I suoi stop a “seguire” e le sue “bombe” da “fermo” hanno fatto storia. Si muove in partita come un gigante che sa come addomesticare il pallone. Una volta era micidiale pure nel dribbling in corsa. Ora, più maturo e meno aduso alle giocate impegnative, mira solo a far gol e incidere comunque sulla partita.  E’ sempre devastante. Oggi come allora fermarlo non è semplice. Un po' come se si volesse fermare un “Tir”. A 39 anni gioca con la freschezza e la voglia d’un ragazzino. Si diverte ancora. E’ questo il suo segreto. Questa l’energia che lo tiene in vita. Ibra non ci sta a finire nel dimenticatoio. Lui vuole sempre la ribalta. E fino a quando gambe e testa lo sosterranno continuerà a giocare al calcio e a segnare caterve di gol.

Claudio D’Aleo


Commenti

  1. Nel Barcellona non si è inserito. Perché?

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  2. Allora, premetto che non seguo molto il calcio, oggi ancora meno. Però ho sempre seguito i Mondiali e spesso mi sono guardata anche partite dove i nostri non giocavano, tranne gli ultimi, dove la nostra Italia non ha partecipato.
    Anni fa, durante i mondiali, non ricordo su che rete, fecero degli speciali, delle puntate dedicate ai grandi giocatori. Fecero la puntata su Ibra e la guardai, lo conoscevo poco, ma quel poco mi aveva affascinato.
    Ibra davanti alla porta, metri e metri di distanza, ma di spalle.
    Calcio di tacco (si dice così?) Centro!
    Sono saltata dalla sedia, non potevo crederci...
    Mi è sempre piaciuto, pure la sua strafottenza che può permettersi, nonostante non ami l'arroganza, ma Ibra è Ibra👍

    Ad esempio non sopporto Ronaldo, chissà perché?!?

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    1. Il colpo di tacco al volo credo fu il gol segnato all'Italia! Un capolavoro.
      Ronaldo non mi è stato mai simpatico, io ho sempre "patteggiato" per Messi..
      Ma anche Messi adesso mi ha un po' stufato..

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    2. Del calcio ho degli splendidi ricordi soprattutto del passato: ero ragazzina ma ricordo un'Olanda ai Mondiali (non chiedermi l'anno) strepitosa, riuscivano a segnare quasi da metà campo.
      Messi non mi è mai stato particolarmente simpatico, un po' ombroso lo trovo.
      A parte Ibra il mio mito è Pirlo e anche un vecchio portiere russo per cui provavo grande ammirazione: Dasaev.
      Buona giornata a tutti, grazie di avermi dato la possibilità di ricordare e condividere con voi, scusate se sono andata un po' fuori tema.

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    3. Immagino sia la mitica Olanda di Cruyff di metà-fine anni '70! Davvero ti piaceva Dasaev? Un nome particolare, anche se all'epoca era davvero uno dei migliori portieri.
      Non sei andata fuori tema, anzi, mi ha fatto piacere sapere che il pallone abbia fatto parte della tua vita.

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    4. 👍ciao e grazie!

      Mi sono andata a leggere qualcosa di Dasaev proprio grazie a questo articolo e ho letto che ha avuto, vissuto, un periodo davvero brutto. Fortunatamente sembra che si sia ripreso!
      Sono sempre stata una gran curiosa, ero piccola ma queste cose le ricordo meglio di altre di qualche anno fa.

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    5. Non mi ricordo la sua storia..mi ricordo la sua parabola calcistica..ma ho due bellissimi libri dedicati ai portieri..c'è anche lui 😁

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    6. Comunque Lory, grazie davvero per esserti unita ai lettori commentatori. Mi fa molto piacere :)

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    7. Grazie, ma davvero, sei una bella persona!

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  3. Caro Gus la Tua osservazione è giusta e molto pertinente. Ti rispondo. Leggendo tra le pieghe del "problema" è difficile affermare che Ibra non si sia inserito in blaugrana. Tutt'altro. In fondo vi ha giocato 1 anno (dal 2009 al 2010) segnando 16 reti in 29 partite. Mica male! Il problema è che Ibrahimovic non è mai andato a genio a Re Messi che, come si sa, per modo di giocare e per il modo con cui gestisce il "potere" all'interno del Club, non ha mai gradito, nè gradisce che il suo terreno di caccia, cioè l'area di rigore, venga intasato da un altro attaccante. E che attaccante poi, IBRA! "Leadership" contro. Messi comanda, c'è poco da fare. Gelosie manifeste. Uno dei due doveva andare via. Facile capire chi. Il Fuoriclasse argentino s'è digerito Suarez perchè Suarez ha un modo di giocare diverso da quello di Ibra; segna tanto ma è più portato alla manovra e ad aprire spazi agli altri. Leggasi Messi. Inoltre i due sono ottimi amici. Ma cmq Ibra è e rimane Ibra. Cioè un grandissimo fuoriclasse. Ciao Gus.

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    1. Aggiungo all'ottimo commento di Claudio, che Ibra non ha legato con l'allenatore Guardiola!

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    2. Grazie Claudio. Ibra è un fuoriclasse. Non è uno sbruffone. Scherza e basta.
      Certamente più simpatico di Ronaldo narciso e di Messi, il mafioso.

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    3. Infatti Messi ha stufato per quello, fa il "padre-padrone"...

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  4. Ricky, posso essere blasfema?
    Come sai, non credo in Dio, ma in Ibra sì. Ahahah
    Scherzi a parte, non ho mai sopportato la sua arroganza e il suo ego smisurato.
    Credo che un grande campione debba avere anzitutto il dono dell'umiltà.

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    1. Beh, devo dire che il primo Ibra era davvero arrogante. Questo adulto ha più senso di autoironia e ciò ne fa un personaggio irresistibile :)

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  5. E' strafottente ma è un gran campione, lo può fare. Sicuramente non si è mai risparmiato in impegno, cosa che non si può dire di tutti i suoi colleghi.

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    1. Mentre era in isolamento, positivo al Covid, si è allenato duramente a casa. Al rientro in campo, è stato subito il migliore! Segno di una grande determinazione.

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  6. Ibra è Ibra. Punto. Può fare quello che vuole.
    Pioli è positivo? Importante è che giochi Ibra. Gli perdono pure i rigori sbagliati, tanto ha detto che il prossimo non lo tira... poi bisogna vedere chi lo contraddice se dovesse cambiare idea.. ;)

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    1. Infatti secondo me farà tirare a Kessie un paio di rigori, poi se li riprende, ahah!

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  7. grazie, Ibra! Prima per i 3 scudetti (specialmente quello vinto a Parma) e poi perché è stato una pedina fondamentale per il triplete (Eto'o e 60M... ancora rido! praticamente hanno distrutto una squadra e il loro modo di giocare per averlo xD)

    In generale, il più grande bullo che si sia mai visto su di un campo di calcio: quando la palla scotta, lui si è sempre eclissato...

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    1. Caro Andrea87 lungi da me l'idea di voler polemizzare, ci mancherebbe! Però.... la seconda parte del tuo commento non mi può trovare d'accordo e mi risulta francamente inaccettabile. Molto garbatamente ti rispondo. A mio modesto avviso tutto si può dire di Ibra: arrogante, presuntuoso... ok, ci sta... Chi non tifa per lui lo dipinge così. I tifosi avversari lo dipingono così. Sono opinioni personali e soggettive, punti di vista e basta.Certamente non è un cherichetto e neppure un seminarista, su questo non ci piove. Ma definirlo un "bullo" o uno che nei momenti di difficoltà della squadra si eclissa mi sembra francamente una enorme forzatura. Ibra non si è mai estraniato dalla "lotta" e si è sempre assunto le proprie responsabilità. Ogni volta che l'ho visto giocare, nella Juve, nell'Inter, nel Barcellona e nel Milan mi ha sempre dato l'impressione opposta alla tua. Anche adesso gioca da guerriero e non certo da comprimario. Anche adesso i compagni si identificano in lui e trovano in lui le risorse per andare avanti anche nelle difficoltà. Ibrahimovic è un fuoriclasse unico e inimitabile. Un "capo". E credimi, parafrasando Andreotti, Ibra logora solo chi non lo ha nella propria squadra. Un caro saluto.

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    2. Na..bulli erano Poulsen, Vinnie Jones (meglio come attore che come calciatore) 😂

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    3. con "bullo" non intendo "cattivo", ma che anche negli anni migliori faceva il "guappo" in campionato (gol a valanga, anche belli: di tacco, al volo ecc ecc), però quando il livello saliva in CL spariva (mi pare abbia fatto il primo gol nei turni ad eliminazione col Milan contro l'Arsenal...) perché a certi livelli il fisico che sfruttava contro difensori inferiori non basta più.
      Perfino nel Barça in cui è andato a giocare "il calcio del 2020" non ha combinato granché e gli unici pericoli che i blaugrana ci hanno creato è stato quando lui è uscito... gli intasava semplicemente gli spazi, rendendo più agevole il lavoro a Lumuel!

      Che a 40 anni domini ancora (dopo aver fatto il pensionato negli USA!) non è un gran biglietto da visita per la nostra Serie A.
      E non è nemmeno il primo caso, vedi Toni che con una parabola simile, rientrato col Verona ha fatto in tempo a vincere ancora un titolo di capocannoniere... o Gervinho, ancora devastante nel nostro derelitto calcio ingessato e geriatrico!

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    4. Secondo me Ibra sotto certi aspetti è più forte ora, ovviamente parliamo di un quasi 40enne...la Serie A oggi è indubbiamente più scarsa del periodo in cui lui giocava in Inter, Juve e la prima volta nel Milan..ma la serie A di oggi è più performante di quella degli ultimi 5-6 anni, secondo me...

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  8. Quanto ho sperato (senza crederci) quando l'avevano avvicinato al Napoli. Poi rifletti un po', pensi all'unica cosa che interessa al nostro Presidente, ovvero le plusvalenze, e torni con i piedi per terra.
    Comunque... che giocatore!

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    1. ahahah, no dai, Oshimen è stato un grandissimo acquisto...
      In attacco il Napoli è fortissimo!

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    2. Ehm... riparliamo tra un po'. Nemmeno tra tanto, temo.

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    3. Il problema del Napoli sta in panchina..credo..

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