Nel marzo del 2017, dopo la morte di Giorgio Rosa, si è tornati a parlare della celebre (quasi leggendaria) Isola delle Rose, una piattaforma da lui (ingegnere di professione) progettata e costruita al largo della riviera riminese, appena oltre il confine italiano, in acque internazionali. Correva l'anno 1968, non una data qualunque in termini di "rivendicazione" del concetto di libertà, quando l'ingegnere bolognese decise (dopo aver portato a termine l'ambiziosa costruzione) di proclamarne l'indipendenza dall'Italia (il primo maggio) con propri statuto, lingua, francobollo, inno e bandiera. La "folle" impresa ha ispirato Sidney Sibilla (noto per aver diretto la saga "Smetto quando voglio") che insieme a Matteo Rovere ha prodotto un lungometraggio sulla surreale vicenda. Il film, che s'intitola "L'incredibile storia de l'Isola delle Rose", si avvale di un cast straordinario che, oltre a Elio Germano nei panni dell'ingegner Rosa (un po' goffo e "costruito" nel suo forzato accento bolognese), comprende anche Luca Zingaretti (è il presidente Leone) e Fabrizio Bentivoglio (interpreta il Ministro Restivo). Trova spazio anche una giovane "stella nascente" del cinema italiano, Matilda De Angelis (forse un tantino troppo giovane per il ruolo interpretato) "fedele" al suo pigmalione Rovere che la diresse in "Veloce Come il Vento".
Il film racconta, appunto, dell'idea di Giorgio Rosa di crearsi un mondo libero dove non dover sottostare a regole che egli ritiene assurde. Multato perché colto a circolare con un'auto priva di targa e brevetto, di sua invenzione, decide di ribellarsi al diritto positivo vigente e inizia con l'aiuto dell'amico Maurizio (Leonardo Lidi) a "fabbricarsi" il "territorio perfetto", sul modello delle piattaforme di trivellazione nel Mare Adriatico. Il risultato sarà una sorta di piattaforma di quattrocento metri quadrati, con un proprio pozzo di acqua potabile e una piccola costruzione in muratura che costituisce il riparo minimo e indispensabile dalle intemperie. Il tutto avviene con grande precisione professionale ma anche un pressapochismo sconsiderato del quale è perfetta metafora la prima notte di Giorgio sulla piattaforma, fradicio di pioggia e marosi altissimi con l'unica protezione di un piccolo ombrellone da spiaggia: "se non ci restiamo sopra, cosa l'abbiamo costruita a fare quest'isola?".
L'isola delle Rose (il nome è un chiaro omaggio al suo ideatore) inizia ad accogliere "bagnanti", turisti e chiunque abbia voglia di trascorrerci sopra un po' di tempo divertendosi in pace (perfino un naufrago in balia dei flutti). Alla fine dell'estate 1967, l'isola era già divenuta simbolo utopistico e meta di molti giovani e "figli dei fiori" tanto che molte riproduzioni in scala erano in vendita nei negozi di souvenir di Rimini e Bellaria. Nel 1968, sulla spinta delle grandi rivolte studentesche e operaie, Giorgio Rosa decide di presentare di fronte alla corte di Strasburgo una solenne richiesta d'indipendenza, scatenando le ire della politica italiana e internazionale che temono un pericoloso precedente (che in futuro potrebbe avere uno scopo strategico).
Il tema principale del film è quello che tuttora suscita riflessioni e alimenta discussioni nel mondo intero, ossia il concetto di libertà. Dove comincia e dove si può considerare giusto tracciarne un limite? Elio Germano riesce a dare forza e credibilità alla determinazione dell'ingegner Rosa ma naufraga su alcuni aspetti del personaggio che passa troppo rapidamente dall'acuto allo svampito. In due ore di film, comunque divertenti e scorrevoli, non viene approfondita a dovere la sua relazione con Gabriella (ostile alle scelte dell'amico per gran parte del film ma nella realtà sua fedele compagna di vita) o con i genitori (cambi di opinione estemporanei). Restano molti dubbi anche sulla legittimità dell'epilogo "enfatizzato" da atteggiamenti bellici da una parte ed eroici dall'altra ben lontani dalla realtà. Sibilla si prende dunque molte licenze narrative come il ricreare una sfrenata "movida" sull'isola o l'inserire un bar tra le sue dotazioni, mentre il traghettatore di ospiti (quello vero), intervistato, disse che sull'isola si sostava e si "bivaccava" ma non c'era musica né bar. Bravo Zingaretti a impersonare il presidente della Repubblica, tenuto a rendere conto anche al Vaticano (scena emblematica) di quanto stia accadendo appena fuori dalle acque territoriali ma pronto a rivalersi sui Ministri, anche se (precisazione) Restivo non era ancora in carica agli Interni. Resta un dubbio, forse più "marzulliano" che amletico: sono sufficienti quattrocento metri quadrati per farci sentire liberi? Forse un remoto lato anarchico della nostra personalità risponderebbe di sì ma sarebbe il tempo a far emergere ciò che in un simile spazio non è possibile fare rientrare (un campo di calcio, il verde della natura, una passeggiata col cane, tanto per fare esempi casuali) e il cerchio del dilemma sarebbe ben rappresentato dalla piroetta di un cane che insegue la propria coda. La critica si è divisa ed è perlopiù severa nel giudizio ma molti aspetti del film sono ben curati, come ad esempio le ricostruzioni ambientali con automobili e insegne anni sessanta oppure la lunga panoramica dei tetti di Roma, assai suggestiva.
Una trama che incuriosisce e sprigiona quel fascino che hanno le imprese folli e le questioni di principio, soprattutto se attingono da storie vere. La bellezza di una gettata di cemento quadrata circondata dal mare, con sopra qualche muro di mattoni non può che annidarsi nella motivazione che ha spinto l'uomo a crearla. Tacciata di avere fini commerciali e di essere zona franca per liberalizzazioni e contrabbando, la micronazione dell'isola delle Rose ebbe vita breve poiché non trovò l'approvazione e il riconoscimento delle autorità mondiali (che ampliarono le miglia di tutte le acque territoriali per impedire emulazioni) ma per più di un'estate rappresentò la concretizzazione di ideali (più che mai in quegli anni) repressi e un ritorno ai valori più semplici che stanno alle radici dell'essere umano.
Bonigol
Critica
RispondiEliminaLa critica ha accolto il film in maniera contrastante. Fabio Ferzetti su L'Espresso scrive che la storia "è raccontata come una specie di commedia balnear-giovanilista a tinte pop, un paio d'ore di cattivo cinema e pseudo informazione". Serena Nannelli su Il Giornale parla di vero e proprio passo falso: "un vintage-pop in salsa balneare con sottotesto ideologico che non funziona". Gabriele Niola su Wired promuove il film e ne loda lo sforzo produttivo. Per Il Sole 24 Ore invece manca "la corrosività del film d'esordio" di Sibilia.
L'Isola delle rose è un'esperienza distopica come tutto il '68, bolla di sapone, con colpa grave di aver aperto le porte alle Brigate Rosse.
Un vintage-pop in salsa balneare con sottotesto ideologico.
EliminaDefinizione piuttosto interessante e temo molto calzante..
E' in lista. Mi hanno frenato finora alcune rece negative che giudicavano facilone e stereotipato il mondo attorno al fenomeno, specie quello politico.. ma è il caso di giudicare di persona.. ;)
RispondiEliminaAnche per me è in lista, ma tempo che ci arrivo mi sa..che si intenveranno il sequel :D
EliminaPer quanto mi riguarda, sento l'irresistibile bisogno di vedere ogni film "chiacchierato" nel bene o nel male :)
EliminaNon l'ho ancora vista, ma sono molto curiosa perché si tratta di un pezzo della storia della mia città e conosco abbastanza bene la vicenda. Nel 2013 sull'argomento uscì un bel libro di Walter Veltroni, "L'isola e le rose" e dopo averlo letto mi procurai anche un bel film documentario di Bisulli - Naccari intitolato "Isola delle Rose - La libertà fa paura", che ripercorre in modo fedele e attendibile l'intera storia. Il dvd del documentario contiene anche un libriccino di Giuseppe Musilli con foto e documenti.
RispondiEliminaIn genere un documentario è sempre il modo migliore per conoscere al meglio la storia...
EliminaVeltroni è nei credits del film come consulente, fra l'altro :) A noi come sai è piaciuto molto, ecco anch'io ho trovato la De Angelis troppo giovane (e troppo bona :D) per l'ing. Rosa..ma sono finezze
EliminaFantastica, la De Angelis, comunque :P
EliminaSono d'accordo con Riky. Un documentario di solito è esaustivo e (soprattutto) non si prende "licenze" narrative che stravolgono le cose. Secondo me fai bene a vedere il film che, in fondo è anche divertente, ma senza troppe aspettative.
EliminaSe riesco a reperire il DVD che cita tua sorella (che saluto 👋) lo guarderò senz'altro.
RispondiElimina@ Mr. Bonigol: non sono attrezzata per il digitale, non ho abbonamenti vari, per cui nonostante le diverse recensioni non sempre concordi non potrò guardarlo. Sono incuriosita sempre quando si fanno delle ricostruzioni, o come in questo caso quando si racconta qualcosa che per me è nuovo.
Ho passeggiato sul tuo blog, a parte le bellissime poesie e lo dico veramente, scrittura impressionante, ho letto le tue recensioni sul cinema, le ho trovate molto vicine al mio sentire, ti ho lasciato tre commenti.
Ciao, buona giornata a te, a Riki, un saluto a tutti.
Hai detto bene: Bonigol ha una scrittura impressionante. Soprattutto è una scrittura fluida, può scrivere un post di 50.000 battute e lo si legge facilmente proprio per questa sua capacità.
EliminaUsa benissimo le parole, senza mai appesantire il lettore. Merito anche delle sue tante letture che gli hanno permesso di forgiare le sue capacità da scrittore.
Bravo anche come poeta, ma i suoi talenti non finiscono qui. E' molto bravo nella lettura, nel canto (ha fatto anche musical).
Ogni tanto gli "rubo" qualche pezzo che potrebbe essere destinato alla pubblicazione del suo blog :)
Ehilà, piovono complimenti. Poi m'imbarazzo. Beh, Lory, grazie di aver "spostato" qualche "ragnatela" del mio blog che aggiorno di rado ma sempre volentieri. Il carissimo Riky mi fa sentire maggiormente "a casa mia" sul suo blog :)
EliminaAdesso però ti tartasserò con nuove richieste di post XD
EliminaCiao Lory!
EliminaAhaha, io non conoscevo questa storia, saputa solo per via del film.
RispondiEliminaMa ho sempre sognato un posto "indipendente" quasi da amministrazione separata...
Comunque, avessi fatto io quella piattaforma (penso sia un simbolo, una reazione, più che effettiva libertà... quattrocento metri quadrati circondati dall'acqua sono una prigione...) sì che c'era movida tutte le sere XD
Comunque, anche se il film prende le sue libertà ed è imperfetto, lo vorrei vedere... mi piace che abbiano ripescato una vicenda così^^
Moz-
ahah, l'isola del Moz! :D.
EliminaRicordo anche che da Mick sottolineasti l'importanza della colonna sonora, della bellissima "Eve of destruction".
Infatti, seppure confezionata così così in un film (più fiction), credo sia proprio la vicenda narrata il vero pezzo forte. Una storia (vera) strampalata e inusuale. Non sono sorpreso sia accaduto in Romagna.
EliminaE' un sogno per molti quello di crearsi un proprio spazio autogestito lontano dal potere precostituito.
RispondiEliminaLa storia dell'Ingegner Rosa mi ha colpito moltissimo quando ho visto il film qualche settimana fa e devo dire che mi è piaciuto conoscere questo pezzo di storia dell'Italia, tanto più che a metà visione mi sono accorto di conoscere personalmente uno degli attori secondari. Mio fratello poi mi racconta che lui ha parlato con uno degli assidui frequentatori dell'Isola delle Rose che gli ha fatto un racconto bellissimo delle sensazioni che li si respiravano.
Ricordo la tua ottima recensione, infatti.
EliminaMa non ricordo: chi è l'attore secondario che conosci?
Il comandante in seconda della nave da guerra. E' il coinquilino di una mia amica. Mi pare abbia anche recitato una parte nella serie Sense8
EliminaGrazie Mick :). Caspita, devo dire al mio amico V.B. di guardare i titoli di coda :D, lui è un patito di queste cose (andare alla caccia dei nomi dei "comprimari")
EliminaSarebbe interessante il racconto di uno dei testimoni. Il film è curioso e anche divertente ma semplifica troppo il tutto, senza addurre una motivazione approfondita all'ideologia che ha suscitato nell'Ingegner Rosa la voglia di "anarchia". Però credo che chiunque si senta interessato alla storia raccontata faccia benissimo a guardarlo.
RispondiEliminaIo l'ho trovato interessante nelle premesse ma incapace di sviluppare una qualsiasi idea, con tanto di finale che vorrebbe essere eroico e in parte edificante (tutto il discorso che forse l'unione europea ha riconosciuto di sordina l'isola) ma che non trova riscontro nella realtà.
RispondiEliminaPoteva uscire un film carino, con delle belle analisi sul concetto di libertà e dove si può spingere uno stato nel limitarla per il benessere di tutti, ma mi sono ritrovato un film su quattro tizi che vogliono costruire un bar in mezzo al mare e uno stato imbarazzato perché si fatto gabbare dai medesimi (ovviamente sto semplificando ma l'impressione è quella).
Molto interessante questa tua riflessione..diciamo che hanno romanzato la storia, provando a dare un'epicità narrativa ad una storia che è già epica di suo :)
EliminaA me questo film è piaciuto tantissimo e mi sono anche commossa alla fine.
RispondiEliminaQualche mese fa in un saggio avevo trovato citata la storia molto meno romantica di un inglese che ha fatto qualcosa di molto simile: ha fatto un'isola e se ne è autoproclamato re.
https://www.lastampa.it/mare/2020/12/16/news/l-isola-delle-rose-esiste-ancora-si-chiama-sealand-1.39666510
Non conoscevo la storia di Sealand..grazie Fede 🙂
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