Ritratti: Ruud Krol, pietra miliare del calcio totale (di C.D'Aleo)


Ruud Krol è nato ad Amsterdam, 24 marzo 1949. Alto 184 cm, da giocatore pesava 79 kg. Allenatore ed ex calciatore olandese di ruolo terzino sinistro divenne successivamente un ottimo “centrale” di difesa. E’ considerato ancora oggi da molti analisti il più forte difensore della sua generazione, nonché uno dei migliori registi difensivi della storia del calcio internazionale. Nasce con lui il “libero” elegante, forte fisicamente, attento in marcatura e con la visione di gioco di un centrocampista. Con la nazionale olandese ha partecipato a due Europei (1976 e 1980) ma anche a due Mondiali (1974 e 1978) divenendo vicecampione del Mondo in entrambe le edizioni (nel 1974 dietro la Germania Ovest e nel 1978 dietro l’Argentina). Con gli “Orange” ha giocato dal 1969 al 1986 collezionando 83 presenze e 4 gol. Con l’Ajax (la squadra che lo ha portato in cima al Mondo anche in termini di notorietà) ha giocato 339 partite e segnato 23 gol.

Anche a Napoli ha lasciato di sé un ricordo indelebile dando la “stura” alla grande squadra che dopo di lui nacque attorno al fenomenale Diego Armando Maradona. In azzurro ha giocato dal 1980 al 1984 racimolando 107 presenze e 1 gol. Con l’Ajax ha vinto 6 Campionati (1969-1970; 1971-1972; 1972-1973; 1976-1977; 1978-1979; 1979-1980); 3 Coppe dei Campioni (1970-1971; 1971-1972; 1978-1979); 1 Coppa Intercontinentale (1972); 1 Supercoppa UEFA (1973). Il fuoriclasse olandese si ritirò dal calcio giocato nel 1986 per intraprendere la carriera di allenatore. 


MICHELS E IL GRANDE CALCIO OLANDESE Se Johan Cruijff è stato la mente della grande squadra olandese dalla metà campo in su, Ruud Krol fu il cervello della retroguardia dei “lancieri”, il libero che sapeva contrastare gli attaccanti avversari e al contempo far ripartire l’azione coi suoi lanci millimetrici e illuminanti. Ci fu un periodo in cui il calcio s’imbevve di poesia e iniziò lentamente a passare dal “catenaccio” al “gioco totale”.  Da Rocco e i suoi discepoli a Rinus Michels il passo non fu lieve ma certamente storico. Il “guru” olandese cominciò a inanellare successi su successi basandosi su un gioco armonioso e spettacolare senza ruoli “fissi” e a inculcare nella testa di ogni calciatore e collega dogmi e concetti tanto innovativi quanto mai considerati prima. Tutti i suoi giocatori dovevano saper fare tutto. Le sue squadre si spingevano in blocco avanti e indietro senza lasciare spazi agli avversari muovendosi in modo armonico ed atleticamente efficace. 

Nacque così il calciatore “moderno” e “totale” più “illuminato” e disponibile alla manovra rispetto agli schemi del passato, più aduso a cambiare ruolo e modulo tattico nel corso della stessa partita. Prendiamo i terzini. Giocatori che prima oltrepassavano difficilmente il centrocampo e s’intestardivano a mordere le caviglie delle ali, con la “rivoluzione” olandese iniziarono a fungere essi stessi da ali e a sgroppare su e giù lungo le corsie laterali di competenza non solo per spezzare il gioco altrui ma soprattutto per costruire il proprio. Lo “stopper” all’antica, quello che si appiccicava alla maglietta del centravanti impedendogli qualunque legame con le manovre della squadra, divenne centrale della difesa assieme al “libero” che iniziava a diventare poco per volta il “regista” arretrato, quello che dalla difesa impostava il gioco offensivo e vedeva sbocchi in avanti che altri non riuscivano a vedere. Mediani e centrocampisti seppero migliorare le rispettive competenze di gioco e aprirsi maggiormente ad azioni pungenti ad ampio spazio dove far correre la palla con “metodo” diventava importante tanto quanto correre e faticare essi stessi. “Cervello” e gambe dovevano e usarsi per favorire e gestire moduli tattici diversi a seconda dell’avversario che andavi ad incontrare. Corsa e gambe erano basilari per occupare tutti gli spazi “occupabili” per impedire agli avversari di gestire partita e pallone. Il centravanti fisso in area di rigore lasciò il posto al centravanti “duro” ma più propenso alla manovra collettiva, bravo coi piedi e abile ad aprire varchi utili per le incursioni dei terzini, delle ali e dei centrocampisti.  La classica punta spietata in area di rigore lasciò il passo al centravanti caparbio, abile anche nei sedici metri ma dai piedi buoni e “lungimiranti”.  Le ali divennero facitori di gioco e “crossatori” a sostegno delle punte e il gioco non fu più solo difesa e contropiede ma spazioso e armonioso come mai prima lo era stato. Mediani e centrocampisti dovevano possedere acume tattico e piedi “dolci”. Impostare la manovra partendo da dietro fu il pane di tutti. Possesso palla, verticalizzazioni e pressing a tutto campo furono i concetti basilari di un calcio che cominciava a cambiare.


IL CALCIO COME LIBERTA' Insomma il gruppo iniziò a contare più del singolo e il calcio si apprestava lentamente ad approcciarsi alla “zona”. L’allenatore dell’Ajax Rinus Michels seppe mettere da parte l’idea che il calcio fosse una semplice somma di duelli individuali da vincere per avanzare lungo il campo e impadronirsi della manovra. Il calcio corale, atleticamente dispendioso e senza ruoli fissi cominciò a prendere il sopravvento sul gioco tradizionale. Alla base di tutto fu posta la ricerca del maggior numero possibile di linee di passaggio per il portatore di palla. Azioni alla mano tipo rugby che miravano a innescare le punte e ad impadronirsi del maggior quantitativo di spazi possibili per operare il giusto pressing e mantenere ben strette le redini del gioco grazie al possesso palla. Per far questo, però, fu necessario che tutti gli interpreti imparassero a compiere determinati movimenti anche senza palla, in modo armonico e tale da generare spazi utili per le giocate dei compagni. Il calcio cominciò ad essere atleticamente faticoso e “duro” tanto in campo quanto negli allenamenti. I giocatori dovettero imparare a rincorrere il loro avversario e a sgroppare in avanti per ribaltare il gioco altrui senza perdere lucidità. Il gioco moderno iniziò a farsi prepotentemente largo in ogni competizione nazionale e internazionale impartendo concetti mai sciorinati prima.


DA TERZINO A CENTRALE Rudy Krol fu lo “spartiacque” di quanto suddetto e fu uno dei principali alfieri di quella magnifica epopea calcistica. Il fuoriclasse olandese ne scandì le trame assieme ad altri suoi indimenticati e indimenticabili compagni di squadra nonché fuoriclasse di quel tempo. Krol incarnò la grande Olanda e il grande Ajax assieme a Cruyff, Rensembrink, Suurbier tanto per citarne solo alcuni. Krol nacque terzino sinistro e fu compagno di reparto di un altro eccellente protagonista di quel ruolo, seppur a destra: Wim Suurbier. Giocatore eclettico per antonomasia e dai piedi e dalle trame di gioco essenziali e vellutate, Krol cominciò in età matura a prendere dimestichezza anche col centro della difesa, ruolo che gli allungò di tanti anni la carriera e lo portò ai vertici del calcio mondiale. 


Elegante, superbo, fortissimo sulle gambe, abile di testa, compassato nei movimenti e nelle trame di gioco, fu attento in marcatura e geniale palla a terra nella gestione di ogni spazio utile non solo in difesa ma anche a centrocampo. Divenne un punto fermo anche del gioco del Napoli prima di Maradona.  Il Napoli di Krol fu la pietra miliare da cui prese le “mosse” il grande Napoli di Ferlaino, Ottavio Bianchi e Diego Armando Maradona. Ambidestro, Krol seppe difendere e cucire il gioco come pochissimi altri al Mondo. Vederlo uscire palla al piede e a testa alta dalla propria area di rigore fu uno spettacolo unico. Dribblava e “nascondeva” la palla come pochissimi altri pari ruolo. Era quello il tempo del grandissimo Kaiser Franz Beckembauer, ma anche del nostro Pierluigi Cera, il primo libero italiano coi piedi “buoni” e l’intuito del centrocampista di “spessore”. Il calcio andava cambiando e tutti dovettero fare i conti con il fenomeno Orange. Krol fu giocatore elegante e forte di testa, dotato di buone capacità di impostazione grazie ai precisi lanci lunghi e ai cross dalla fascia, difficile da superare nell'uno contro uno per la sua forza fisica abbinata a una buona progressione in ripartenza.  Abile nel dribbling e dotato di un tocco palla vellutato, il suo carisma in campo ne fece una guida sicura per tutti durante ogni gara. 


Claudio D’Aleo

Commenti

  1. Lo ricordo. La tua descrizione del fuoriclasse è perfetta.

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    1. Il Napoli di Krol fu la pietra miliare da cui prese le “mosse” il grande Napoli di Ferlaino, Ottavio Bianchi e Diego Armando Maradona.

      Direi che si può riassumere tutto così!

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  2. un campionissimo fuori dal comune. In quegli anni era l'unico a minacciare il dominio di Beckenbauer, pur trattandosi di un difensore completamente diverso. Sono contento di leggere questo pezzo, anche perché solitamente si parla pochissimo di Krol.

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    1. Vero, se ne parla poco, di sicuro in quell'Olanda di campioni si è soliti soffermarsi sempre sul fuoriclasse Cruyff.

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  3. un campionissimo!
    Il primo caso di campione pre-pensionato in Canada che torna nel calcio che conta e sciorina ancora tecnica e carisma (tipo i recenti casi di Beckham, Toni, Ibra, Gervinho... tutta gente finita che invece in A ancora riesce ad essere decisiva): nell'anno in cui tornarono gli stranieri, vinse il premio di miglior straniero, davanti a Zico & Co.

    Però su alcune cose ti devo correggere: il terzino fluidificante c'era anche prima di Krol: Facchetti (e anche lui in vecchiaia "retrocesse" a libero), Djalma Santos... ed anche il libero dai piedi buoni (Picchi, per esempio).

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    1. Ciao Andrea 87. Ti ringrazio tanto per l'osservazione che prendo e accetto al volo per aggiungere quanto segue. Certamente il ruolo di terzino sinistro non lo inventarono nè Ruud Krol e neppure Rinus Michels e hai fatto benissimo a citare i grandissimi Giacinto Facchetti e Djalma Santos giocatori mitici e davvero straordinari e non solo per l'interpretazione che seppero dare del loro lavoro in campo. E' anche vero che il ruolo di libero fu "nobilitato" dalle prestazioni di altri fortissimi protagonisti dell'area di rigore, vedi l'epopea del grande e compianto Armando Picchi, ad esempio. Nella mia esposizione tematica ho voluto citare Krol in quanto esponente di spicco di un calcio che andava cambiando e stava dirigendosi verso una duttilità dei ruoli ed un eclettismo in campo che prima non c'erano. La tecnica innata e la classe di Krol furono addolcite e portate alla ribalta dal grande Michels ed è studiando quei concetti che Krol divenne un immenso centrale difensivo dopo essere stato un fantastico terzino sinistro. Facchetti appartiene al periodo storico degli Helenio Herrera e dei Nereo Rocco alfieri incontrastati del "prima non prenderle" e questa fu "l'eredità" che si è portato appresso quando da terzino sinistro di valore assoluto si spostò al centro della difesa per diventare il grande fuoriclasse che sappiamo e che tutti abbiamo ammirato. I difensori di quel tempo non furono interpreti di un calcio in divenire ma di un calcio che ancora stava aspettando la "scintilla" giusta per evolversi e modificarsi poco per volta anche concettualmente. Ho citato il grande Kaiser Franz e il nostro Pierluigi Cera proprio per sottolineare la loro innata predisposizione ad un ruolo che stava evolvendosi e del quale seppero cogliere subito tutte le essenze salienti necessarie sulla spinta evolutiva della rivoluzione olandese. Djalma Santos è fuori concorso. Il calcio brasiliano di quei tempi era consegnato ad autentici fuoriclasse che hanno fatto la Storia del calcio e che avevano il pallone nel DNA; giocavano in campo da insegnanti e non certo da allievi. Il tocco di palla felpato e vellutato dei brasiliani, la loro forza atletica mista a leggerezza e la gioia e l'amicizia con la quale si esprimevano in campo fecero sempre storia a sè per tanti anni fino a "quasi" i giorni nostri. Quei grandi fuoriclasse nel Brasile di adesso non si vedono più. Un caro saluto e grazie per il tuo oculato e gradito commento.

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    2. @Andrea: Beckham ebbe un buonissimo impatto sul Milan, mi ricordo ancora i tanti dubbi che ebbi all'epoca.

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  4. Non l'ho mai sentito nominare, mi dispiace, nonostante mio padre parlasse di continuamente di calcio.

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    1. Eh questo è più "old", da milanista poi in quegli anni c'è poco da ricordare :D

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  5. Sono napoletano di origine e posso confermare che Krol, "l'olandese di Napoli" è ancora molto popolare non solo tra i tifosi ma in Città in generale. Un amore ricambiato, del resto, Ruud - a differenza di tanti altri stranieri che una volta tornati in patria hanno cominciato a sparare a zero sull'Italia, gli italiani ed il campionato tricolore, ha sempre espresso parole d'amore per l'italia e, almeno sulla base delle interviste che ho letto, ricorda con molto piacerela sua esperienza al Napoli. Ferlaino lo ricorda con meno piacere, ma quello è un altro discorso....

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    1. A proposito de "L'olandese di Napoli", ci sono diversi servizi fotografici, sul Guerin Sportivo, con Krol a passeggio per Napoli. Suggestivi, oggi è raro vedere questo tipo di foto per i calciatori, che non possono girare indisturbati..

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    2. Ecco appunto, tempi davvero diversi...
      Oggi i calciatori li avvicini solo sui social, che poi è un avvicinare veramente passivo..

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  6. Quell'Olanda fenomenale si dovette accontentare di due secondi posti nel 1974 e nel 1978, pagando scotto alle "padrone" di casa.. ma insegno' calcio eccezionale, grazie anche all'inesauribile Krol..

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    1. C'è solo una cosa che mi dispiace di più della mancata vittoria di quell'Olanda...il pallone d'oro a Baresi e Maldini :D

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  7. Me ne ha sempre parlato mio padre. E quel periodo lo chiama proprio "Il Napoli di Krol", il preludio a quello di Maradona...
    Bell'omaggio per un grande campione!

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    1. Io di Krol ho il ricordo nelle figurine vintage del mio vicino di casa :)

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  8. Peccato per la sconfitta di Perugia...Sarebbe stata davvero una grande impresa, per il tuo Napoli!

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  9. Tra l'altro, nonostante la Roma a fine campionato si ritrovò a essere vicecampione, il 19 ottobre 198o il Napoli la liquidò con un secco 4-0. Poche ore dopo venni alla luce io. È un episodio che mi racconta sempre mio padre. Direi di esser nato in un gran bel giorno per il nostro Napoli :D

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  10. Wow! Insomma tuo padre quel giorno era al settimo cielo :D

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