State a casa: il film italiano che racconta la pandemia Covid e molto altro (NO spoiler)


In questi giorni sono due i film a tema Covid che ho visto su Amazon Prime. 

Il primo è "Songbird" (2020) del britannico Adam Mason, film in cui il dilagare di una variante di Sars-CoV-2 provoca una malattia più severa (tasso di mortalità del 50%), costringendo la popolazione a vivere barricata in casa, in un perenne lockdown, fatta eccezione per gli immuni, liberamente in circolazione con un braccialetto giallo. 

"Songbird" ha una premessa suggestiva, da genere survival, ma ha uno svolgimento banalotto, da b-movie degli anni '80: una storia d'amore poco coinvolgente, tanta azione, cattivi assolutamente non credibili, una sceneggiatura bucherellata e zero colpi di scena. Assolutamente trascurabile, da evitare.

Il secondo film a tema Covid è italiano e si chiama "State a casa" (2021) del talentuoso regista italo-britannico Roan Johnson. Ambientato in due appartamenti, durante il primo lockdown, ha per protagonista un gruppo di quattro ragazzi trentenni (Paolo, Benedetta, Nicola e Sabra), precari alla ricerca del loro posto nel mondo, alle prese con i concreti problemi della vita quotidiana, in primis il pagamento dell'affitto. Una premessa neanche troppo originale (il padrone di casa fa avances a Benedetta e quest'ultima cerca di approfittarne per incastrarlo e strappare un cospicuo sconto sull'affitto) dà il via a un film sorprendente, in cui il Covid ha un ruolo da protagonista, in cui elementi onirici-fantastici irrompono sullo schermo nel clou della pellicola, trasmettendo allo spettatore ansia e inquietudine meglio di tanti horror.

"State a casa"
è grottesco, originale e crudo, che mette a nudo inesorabilmente il male che alberga nel cuore umano: la cupidigia, la violenza pronta a esplodere inaspettatamente, la prevaricazione del prossimo. I quattro protagonisti vivono una situazione di disagio a causa delle loro condizioni economiche e si fanno travolgere dagli eventi. Prima si patteggia per loro, in contrasto con l'abietta figura del padrone di casa, poi inevitabilmente si prende le distanze dalle loro azioni, in attesa dell'inevitabile resa dei conti. Accompagnato dalle note della cover di "Rolls Royce", brano (poco) sanremese di Achille Lauro, il festino dei quattro protagonisti è uno squarcio rumoroso, quasi psichedelico, in un film teatrale per dialoghi e gestualità, dominato da atmosfere cupe, ed è anche il punto di non ritorno per tutti loro: i soldi non sono, per le formiche, i mattoni su cui costruire un solido futuro, ma solamente il mezzo con cui le cicale sfogano le proprie pulsioni (già ben evidenziate dai vigorosi e brevi rapporti sessuali tra Paolo e Benedetta), ubriacate da un repentino riscatto sociale quanto mai illusorio.

Il serpente
- sembra quasi un "non sense" la sua presenza - non è stato scelto dal regista solamente per accentuare il lato grottesco di questa commedia "nera", ma è simbolo del male che "evade" dalla gabbia (il nostro cuore, che lo tiene imprigionato con i buoni sentimenti) e si insinua nelle nostre vite. Non lo vediamo, ma ci accorgiamo di esso, senza riuscire a frenarlo, fino alla catarsi finale. In cui c'è comunque uno spiraglio di salvezza per uno dei personaggi, quello più enigmatico, quello che aveva toccato il punto più basso della sofferenza umana e visto con i propri occhi la morte. Il film lascia diversi interrogativi in sospeso, ma imprigiona lo spettatore in un vortice di ansia e inquietudine, riportando a galla le paure legate al duro lockdown e all'irruzione di un virus maligno e sconosciuto, ma anche paure ataviche verso una società in cui "ogni uomo è lupo per ogni altro uomo", dove il ricco schiaccia il povero e dove talvolta anche il povero si lascia trascinare dalla violenza. 

Commenti

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    1. Mi è piaciuto moltissimo. E mi ha abbastanza inquietato...Non è un film comune, indubbiamente. Secondo me o piace tanto o fa schifo :D

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    1. In realtà mi sono fatto molto trascinare dalla morale del film e dal Covid.
      L'amico Bonigol mi ha fatto notare che nel plot ci sono cose francamente assurde. É vero. Ma effettivamente è un film che piace o fa schifo.

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    2. In effetti, francamente, speravo in qualcosa di meglio ma il valore di un film sta anche nelle emozioni che suscita. Dalla tua recensione si percepisce un discreto coinvolgimento che va comunque riconosciuto a un film girato con budget non certo milionario. Trama "seducente", comunque.

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  3. Me lo sarei evitato alla grande... ma ora mi hai messo curiosità e dovrò vedere come incastrarlo in lista! :D

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    1. Bene bene, poi mi dirai il tuo parere :) (nel caso facessi un post, giramelo su whatsapp!)

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  4. Credo che non guarderei un film sul Covid neppure se mi pagassero per farlo.
    O forse si, solo in quel caso :D
    Perché di Covid siamo ormai saturi e un film, per me, dovrebbe essere essenzialmente svago. Un'ora d'aria.

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