La strage di Bologna raccontata in poesia da Lucio Dalla


Lucio Dalla, nel settembre 1980, pubblicò una canzone che scrisse all'indomani della strage di Bologna, avvenuta nella sua città il 2 agosto 1980: "Balla balla ballerino"

Erano gli anni di Piombo, gli anni della "strategia della tensione", degli attentati, dei gruppi terroristici, della P2, dei servizi segreti deviati, dei depistaggi e dei finti suicidi. L'ultimo attentato prima della grande "normalizzazione": dopo le proteste in piazza, il movimento operaio si era "borghesizzato" e si era pienamente inserito nella società consumistica e capitalistica, frutto delle influenze americane. La televisione diventava mezzo di intrattenimento di massa e la sua diffusione nelle case consentiva al "potere" di svolgere un'efficace e compenetrante propaganda. Non che prima si utilizzassero le bombe, al posto della televisione, sia chiaro;  ma di sicuro, al di là di ogni complottismo, il "potere" aveva tratto i suoi vantaggi da quegli atti di terrorismo che funestarono il nostro Stato e che versarono il sangue di tante, troppe vittime. 

Se De Andrè si accostava alle tematiche politiche usando un linguaggio poetico ed estremamente figurato, Lucio Dalla utilizza una melodia spensierata ed evoca immagini felici, fiabesche, per parlare di fatti tragici. Il cantautore infatti evoca già dai primi versi di "Balla balla ballerino" la fragilità della vita umana, "i giorni stanno finendo tutto in fretta e in fila", e ad accelerare l'inevitabile fine dell'uomo, che non è un essere infinito, c'è la sua violenza. 

Il ballerino del brano non è solo un'immagine figurata, ma è il nome del treno, il treno Palermo-Francoforte, quello che arriverà alla stazione di Bologna nel momento in cui scoppierà l'ordigno.  Come passeggero simbolo di quel treno, Dalla sceglie una ragazza dai bellissimi occhi verdi; appunto la bellezza, distrutta dalla violenza e dalla cattiveria umana. L'uomo in fondo ha l'ingegno per creare arte, ma anche l'ingegno per costruire ordigni e pianificare piani minuziosi per concretizzare gli attenti. 

Il ballerino, cioè il treno, diventa simbolo della vita umana, paragonata a un viaggio, a un ballo. Purtroppo gli anni di Piombo sono anni in cui gli uomini violenti prendono la scena. Dalla li condanna "poeticamente", parlando di "violenti veloci di mano e con i coltelli" che se riuscissero ad apprezzare l'arte e la bellezza, capirebbero di essere "morti da sempre anche se possono respirare". É un uomo debole, quello che percorre il sentiero della morte, incapace di amare e di essere amato.




Commenti

  1. Conosci il mio pensiero riguardo la strage di Bologna. Forse solo scusa crudele e assurda per allontanare il focus dalla allora recentissima Ustica. Una macchinazione che però non vedo distante dalla follia di un sistema e di una politica malati di protagonismo e cinismo assoluti.

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    1. Commento che condivido. Di sicuro dietro c'è la longa manus dei servizi segreti deviati...

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