Ho sorriso

Nelle ultime settimane mi sono reso conto di essere da tempo deluso. Deluso dal comportamento delle persone.

Ho osservato silenziosamente tante cose e tante cose non mi sono affatto piaciute.
Ma sono stato in silenzio, perché è giusto così. 

Sono stanco di come le persone banalizzino ogni cosa, di giudizi basati sulle solite stereotipate tesi, di parole buttate al vento. 

Ed è forse quest'ultima cosa a farmi più rabbia: io cerco di coltivare con cura le parole in ogni sfumatura. È un mio dovere sul lavoro, ma ho trasferito questa cura a ogni mio singolo atto. E rimango deluso invece vedere il mondo andare nell'opposta direzione: un continuo spreco di parole. È come assistere alla continua esibizione di un'immensa compagnia teatrale narcisistica, falsamente empatica e sensibile. Il paradosso è che anche sul lavoro i miei sforzi sono resi inutili da un intelligenza artificiale che basta e avanza per sostituirmi, tanto io sono l'unico povero coglione che cerca di cogliere le sfumature, nelle parole. 

Mi sento tradito, un po' confuso, ma non sono triste: sono solo incazzato. E c'è una cosa che mi fa incazzare a bestia, tremendamente, ma forse qui devo prenderla più con me stesso. 

Ieri sera però ho sorriso perché ho preso i foglietti staccati del calendario geniale e alcuni di essi erano legati da un filo conduttore. 

Ho sorriso perché mi rendo conto di non avere più rimpianti per il passato.

Ho sorriso perché sono consapevole di aver fatto bene a non svendere i miei sentimenti e perché ho capito che è giusto tenerli per me, perché tanto non ne vale la pena. 

Ho sorriso perché ho passato una vita a colpevolizzarmi, ma adesso mi assolvo.

Sorrido e faccio i cazzi miei.