É curioso leggere i commenti su Youtube pubblicati sotto al video di "Yuppies", brano cult di Luca Barbarossa. Parole nostalgiche per un'epoca che all'apparenza è stata "una golden age", ma che in realtà ha rappresentato un altro significativo momento di decadimento della nostra società, della nostra Repubblica e della nostra economia.
Certamente Barbarossa non si sarebbe mai immaginato che decenni dopo questa sua canzone potesse provocare ondate di nostalgismo. Al di là del ritmo scanzonato, "Yuppies" è infatti una canzone amarissima, che non risparmia qualche (giusta) bordata alla politica dell'epoca.
"Sempre meno contadini - Sempre più fondi di investimento" è un verso che ha addirittura echi pasoliniani e riassume un interessantissimo saggio del politologo Giorgio Galli, "Il golpe invisibile. Come la borghesia finanziario-speculativa e i ceti burocratico-parassitari hanno saccheggiato l'Italia repubblicana fino a vanificare lo stato di diritto". L'Italia non era più una nazione di laboriosi contadini, ma era preda degli speculatori finanziari, che proliferavano grazie anche all'opera di corruzione della politica. Si moltiplicavano i fondi di investimento, si accumulavano soldi nei paradisi fiscali, mentre i padri e le madri sognavano per i loro figli un futuro da dipendente statale. E si votava non un valido amministratore, ma quelli che garantivano la vittoria di un concorso: d'altra parte erano tempi in cui nepotismo e clientelismo raggiungevano probabilmente l'apice.
Se qualche decennio prima l'italiano medio era un laborioso contadino o artigiano e il risparmio si concretizzava nel mettere da parte qualche soldo, nascondendolo nel materasso, negli anni '80 c'era la corsa all'apertura del libretto o del conto corrente in banca.
Ed ecco appunto gli yuppies, prodotto dell'apparente benessere degli anni '80. Giovani rampanti eleganti, con la brillantina nei capelli, dallo stile di vita dispendioso, fatto di serate notturne in discoteca e di vacanze nelle mite più "in". Giovani però vuoti: sono anni di disimpegno politico, dopo le proteste in piazza degli studenti. Il massimo impegno è il voto alle elezioni, che premia il politico che promette di più.
Hanno la macchina col telefono
Ed un orologio d'oro
La brillantina nei capelli
E parlano di lavoro
La notte puoi trovarli
In discoteca sorridenti
Con la bottiglia nel secchiello
E delle donne appariscenti
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia un po' americana
Sempre meno contadini
Sempre più figli di puttana
Loro vivono alla grande
Tra Cortina e le Maldive
Mangerebbero spaghetti
Fanno più scena le ostriche vive
Hanno la segreteria
E per favore lasciate un messaggio (please leave a message)
Ho bisogno di compagnia
Quando ritorno da questo viaggio
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia che sta crescendo
Sempre meno contadini
Sempre più fondi d'investimento
Giovani rampanti intraprendenti
Fanno passi da giganti
Nei debutti in società
Sempre pronti ad ogni avvenimento
Ho un appartamento in centro
Tanto poi paga papà
E di politica non ne parlano
Evitano il discorso
Loro votano solamente
Chi gli fa vincere un concorso
Si occupano di moda
E di pubbliche relazioni
Tutti giri di parole
Sono i nuovi vitelloni
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia che promette
Che di giorno sembra per bene
E di notte fa le marchette
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia così vincente
E nella testa già l'Europa
E nel sedere il Medio Oriente
Giovani rampanti intraprendenti
Fanno passi da giganti
Nei debutti in società
Sempre pronti ad ogni avvenimento
Ho un appartamento in centro
A pranzo vado da mammà
Hanno la macchina col telefono
Le iniziali sul taschino
Quando sono di buon umore
L'orologio sul polsino
Opportunisti come i gatti
Sempre a caccia di sorprese
Sono yuppies oppure yappies
Per chi mastica l'inglese
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia che va di corsa
Toglie i soldi dal materasso
E li sputtana tutti in borsa
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia antifascista
Se cerchi casa non c'è problema
Basta conoscere un socialista
Sono i figli di quest'Italia
Quest'Italia un po' paesana
Simm' tutte figli 'e mamma
E della canzone napoletana

Grazie Riky,ho riscoperto questo brano con una chiave interpretativa diversa e di certo più matura.
RispondiEliminaMolti testi di canzoni andrebbero riascoltati come andrebbero riletti molti libri,assumono un senso diverso e di certo maggiormente comprensibile.
Una cara persona in un blog faceva un analogia tra rilettura di libri e vino invecchiato ,dal sapere al sapore più deciso con il trascorrere del tempo:)Credo valga davvero anche per la musica stando a questo tuo post.
Grazie cara...sì, è un brano sorprendente, perché rappresenta una bella critica. All'epoca magari passò come un "gioco divertente" invece le parole sono molto pungenti. Bravo Barbarossa. E devo dire che il tuo commento mi sprona a ripescare altre vecchie canzoni, non solo dei miei cantautori preferiti, per fare queste analisi :)
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