Io se fossi Dio: il Gaber più duro, contro la società borghese e la politica


Io se fossi Dio (1980) è un lungo, potente e incisivo monologo con cui Giorgio Gaber, mettendosi nei panni di Dio, critica in modo spietato la politica e la società italiana degli anni '70 (e di inizio anni '80), non mancando di esternare riflessioni sulla natura umana.

È un Gaber amaro e disilluso, duro e nichilista, che arriva a definire la democrazia una superstizione: un paradosso, certamente, che rappresenta la sua (scarsissima) fiducia nel popolo e in quelli che sono i rappresentanti politici eletti dal popolo. 

Nella produzione artistica di Gaber la borghesia occupa un ruolo centrale. Il borghese è il centro della società consumistica e capitalistica: è un uomo senza aspirazioni che lavora e produce, poi spende e consuma. "Il piccolo borghese" è individuo comune, che certamente non commette peccati grossi, ma nel contempo "è misero e meschino": si assolve sempre perché c'è sempre chi farà qualcosa di peggiore. Come quando si evade le tasse: "Lo fanno tutti e c'è chi evade di più". La società italiana dell'epoca e anche quella attuale è spesso caratterizzata da una forte ipocrisia, tanto da far rimpiangere "il secolo passato" dove "si odiava, poi si amava e si ammazzava il nemico".

Io se fossi Dio, come detto, tocca anche riflessioni sull'uomo, sul dualismo tra cuore e ragione (c'è anche l'istinto). Un uomo che certamente non può essere un essere perfetto, ma tutto sommato non è che sia riuscito tanto bene, come creatura di Dio. Vani i tentativi di Gesù Cristo di spiegare all'uomo l'amore, quel sentimento che permette all'essere umano, imperfetto e finito, di ricongiungersi al trascendente, all'infinito. Si torna all'ipocrisia del piccolo borghese, incapace di amare: si commuove per le immagini del telegiornale che mostra i volti di bambini poveri, poi disprezza il mendicante all'angolo. 

L'ipocrisia dell'uomo si riflette anche nell'atteggiamento che si assume di fronte alla morte di personaggi che in vita si sono macchiati di pesanti reati: non si nega la pietas verso il defunto, ma si attacca un certo tipo di ritratto assolutorio che emerge, in queste circostanze, dai mass-media. E Gaber non risparmia nulla alla mia categoria, quella dei giornalisti, accusati di non essere liberi e onesti intellettualmente: avremmo la libertà di pensare, ma l'abbiamo barattata con la libertà di scrivere (nel senso che si scrive quello che si "deve" scrivere) e di fotografare. 

I giornalisti sono "cannibali e necrofili"(inseguono il "morto"), ma anche "de amicisiani", nell'enfatizzare il racconto del dolore, inseguendo la mamma di una vittima per ritrarla in fotografia o raccontarne le parole soffocate dal pianto. E non erano ancora i tempi di quella che poi è stata battezzata come "La tv del dolore". 

Io se fossi Dio: l'attacco alla politica

Il cuore della canzone "Io se fossi Dio" è l'attacco alla politica. Non si può certo definire Gaber populista, quanto nichilista. Nel suo paradiso non vorrebbe Ministri e gente di partito. Non salva davvero nessuno: democristiani, comunisti, i socialisti sempre pronti ad alleanze di convenienza. E i radicali, presi in giro per i loro referendum.

Siamo negli anni di piombo, anni di attentati e stragi che Gaber naturalmente condanna. Chi spara (i terroristi) provoca rabbia e sgomento. Tuttavia l'azione del terrorismo non può avere come effetto l'assoluzione di una politica incapace, collusa e corrotta: ecco perché l'invettiva finale verso Aldo Moro, rappresentante di una classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo (la cancrena). "Aldo Moro resta ancora quella faccia che era" non è ovviamente lo sfregio sul cadavere (fresco) di un morto, quanto un invito a non santificare un politico solamente perché vittima di un atto di sangue. 

Non dimentichiamo, inoltre, che dietro alla morte di Aldo Moro, dietro alle stragi e agli attentati, ci sono state tante mani occulte che sono riuscite a rimanere nell'ombra. È impossibile avere giustizia: un'impotenza che crea una forte disillusione nell'artista. Nel finale di Io se fossi Dio c'è tutto il distacco da quello che è il mondo in cui vive. Dio, in fondo, rimane lontano dagli uomini: e ha lasciato loro il libero arbitrio. 

Gaber, affermando con questa invettiva il suo ruolo di libero pensatore, si tira fuori da una società in cui non si riconosce. Anche se questa lontananza, ammette, sarà il mezzo attraverso cui perdonare e riconciliarsi.




Commenti

  1. Certamente il cantante non ha scritto sciocchezze.
    Il problema è che lui non è Dio o Cristo e forse è molto lontano della politica.
    A me dà l'idea di uno che sputa sul piatto dove ha mangiato cibo succulento.

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    1. Sì, capisco il tuo pensiero: Gaber ha comunque venduto dischi e fatto spettacoli in teatro a pagamento, quindi è parte della società consumistica. Difficile comunque rovesciare tutto, l'importante è trovare una via di equilibrio. Gaber ha fatto delle considerazioni calzanti. Il fatto di "farsi Dio" è stato ovviamente un gioco per criticare l'uomo.

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  2. Io penso che Gaber sia stato e tuttora sia una delle massime figure di intellettualismo puro che l'Italia abbia mai avuto. Il suo pensare denso di vita, di politica e di cultura sciorinato magistralmente attraverso i suoi versi e le sue canzoni, ha inciso notevolmente sul tessuto socio politico e culturale del nostro bel Paese e nella formazione di tanti giovani che in lui hanno sempre creduto e oggi invece rimpiangono. Un contestatore elegante, colto e raffinato, un cantore geniale, poetico e attento dei bisogni della gente e delle storture di un Paese che anche allora, come oggi, seppur su canoni differenti, dava corpo e sostanza a riflessioni politiche e culturali importanti perchè richiesti dalle frange meno fortunate della popolazione che in lui e nelle sue canzoni si rispecchiavano e amavano sostare. Gaber era per il pensiero libero e non certo per il "non" pensiero. Gaber oggi ci manca moltissimo ma le sue canzoni non potrebbero essere più contemporanee e illuminanti. Ci manca come Rino Gaetano ed Enzo Jannacci, perchè ha reso la canzone italiana garbata e intellettualmente attenta, strumento di riflessione accurata appannaggio delle categorie più deboli, meno fortunate e più bisognose d'uno Stato che allora come oggi si desiderava fosse più attento, solidale e premuroso verso tutti.

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    1. Questo tuo commento è quadro e poesia allo stesso tempo. Quadro perfetto di ciò che era Gaber, poesia per come hai scritto il tutto

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  3. I testi delle canzoni di Gaber erano scritti da Sandro Luporini.

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    1. Io se fossi Dio credo sia solamente di GG, con Luporini Gaber ha comunque scritto tutto il suo teatro canzone. Giusto ricordare anche Luporini!

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  4. Vengo dalla fresca visione di Io, noi e Gaber.. dove quel Gaber è ben inquadrato nella sua parabola da chansonnier festaiolo a "duro e nichilista", un film che ha riportato tutti noi cresciuti con la sua epoca, le illusioni e le disillusioni, a ritrovarci ancora una volta sulle note delle sue canzoni e dei suoi taglienti monologhi.. tecnicamente il film forse emotivamente troppo ridondante, lui non credo avrebbe usato questo taglio, ma rimane sempre un piacevole ritorno, un ricordare pezzi fondamentali della nostra crescita e del nostro pensare attuale.. insomma la moglie meglio del marito visti gli utimi due film cui ho assistito in ordine di tempo (Cortellesi - Milani) ;)

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    1. Grande! Hai visto il documentario sul signor GG...mi incuriosisce molto. Anche se alla fine il meglio rimane guardare il suo piu' famoso spettacolo, che ogni tanto replicavano in Rai, se non sbaglio..

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  5. Alcuni giorni fa in un blog ,l'autore mi ha portata a fare delle belle e profonde riflessioni cadute in un secondo momento sul senso (non senso per qualcuno)della nostra vita , quell'intendersi sulla vita.

    Chiaro che se guardiamo il tutto come casualità di eventi e non come causalità e quindi soprattutto responsabilità,ci priviamo di cogliere le tante sfumature che stanno nel mezzo ,nel durante il nostro percorso esistenziale ,e ci priviamo della bellissima possibilità di cogliere la bellezza che caratterizza la vita stessa,le emozioni ed i sentimenti che vanno nutriti , coltivati quotidianamente e che fanno parte di processi evolutivi che non ci /si riducono ad un agglomerato di cellule che nasce e muore per caso.

    Ho scritto questo perché entrando in questo tuo spazio Riky,vedo sempre e soprattutto in modo brillante il tuo di senso ,integrato in tutte le componenti che danno il senso reale e oggettivo alla vita di tutti noi.Vedo poeti ,scrittori ,attori, cantautori che attraverso le loro virtù ne hanno fatto strumento di lotte politiche e sociali, di condivisione lasciateci in eredità ....Come si fa a rimanere indifferenti su testi che valgono come testimonianze di un vissuto ancora tanto attuale, di non facile indulgenza verso tutte le varie forme di ipocrisia ,additando magari il politico che dovrebbe rappresentarci e che truffa in grande ,quando il popolo stesso lo imita seppur in piccolo.Una lontananza dal Dio Amore,che solo chi riesce ad elevarsi nel senso più alto del termine, può scorgere dal basso le miserie interiori ,che non risparmiano nessuno.Dovremmo limitarci a valorizzare questi grandi artisti e a farne tesoro,impegnandoci almeno fin dove possibile, dimostrando a noi stessi e anche a loro che possiamo e dobbiamo migliorarci per poter elevarci .

    Ciao....L.

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    1. "Additando magari il politico che dovrebbe rappresentarci e che truffa in grande ,quando il popolo stesso lo imita seppur in piccolo".

      È proprio il senso della canzone di Gaber, che è un'invettiva verso la politica, ma anche verso la società italiana, verso l'uomo, creatura si per natura imperfetta, ma troppo imperfetta in quella che è l'imperfezione di base.

      Io dico sempre che la classe politica rappresenta perfettamente i propri elettori. Il
      clientelismo non è solo quello delle sfere alte, tutt'altro.

      Per ciò che concerne questi grandi autori, non erano uomini presuntuosi che si credevano al di sopra, erano uomini imperfetti, ma certamente avevano grandi doti, di scrittura e non solo, erano persone di cultura, profonde, intellettualmente oneste e "forti". Il loro modus pensandi mi ha influenzato e ispirato. E credo che, essendo la storia ciclica, il loro modo di ragionare sia ancora applicabile con forza oggi.

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  6. "Io dico sempre che la classe politica rappresenta perfettamente i propri elettori"... già, solo che poi c'è da tenere a bada la classe politica eletta e quelli della corrente opposta che non li hanno eletti , un palcoscenico inquietante oserei dire ,(e non parlo solo dei dibattiti da social)fermo restando che il tuo pensiero può non riconoscersi né nell'uno e né nell'altro , eleggendo i tuoi principi che non si riconoscono in questi campi di battaglia altamente faziosi.Ma ahimè anche qui qualcuno la mena di brutto verso "chi" non elegge una politica che da anni occupa a rotazione divani e poltrone,facendo parte di un gioco di comodo verso la stessa classe politica pure a loro insaputa.

    Faber come tanti del passato ,erano dei grandi rivoluzionari ,denunciavano delle verità attraverso la loro vocazione e purtroppo sappiamo che qualcuno è stato anche ammutolito.Erano uomini imperfetti? Certamente come tutti noi,ma come giustamente scrivi che hanno ispirato te ,loro stessi erano ispirati da un senso di amore contenente verità e libertà.

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    1. Esattamente. Un grande rivoluzionario, Pasolini, fu letteralmente ammutolito. E non solo lui. Io seguo il filo comune delle loro opere e cerco di tramandare quel che posso, affinché memoria non si perda. Per quel che riguarda la politica, io mi sento totalmente estraneo alla polarizzazione, compresa la polarizzazione che c'è ora in politica. Politicamente forse i miei principi si contano sulle dita di una mano, di sicuro credo nella Costituzione in maniera credo "sana", non come fanno appunto gli ultras politici che la usano come "bandiera" per convenienza. E quando mi astengo dal voto, mi sento di aver fatto pienamente il mio dovere. Ho espresso dissenso. Rispetto chi vota per e rispetto chi vota contro. Ma chiedo di essere rispettato anche se non voto :)

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    2. — Io seguo il filo comune delle loro opere e cerco di tramandare quel che posso, affinché memoria non si perda.

      che non è poco,credici.

      — Ma chiedo di essere rispettato anche se non voto.

      Purtroppo questo spesso non avviene,ma dal momento che altri non lo rispettano ,diventa una prova di natura interiore e soggettiva ,per non lasciarsi "corrompere", snaturando o forzando quei principi naturali...a volte un pizzico di ironia quieta gli animi:)

      Grazie Riky

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    3. Sì, ci crederò sempre..altrimenti avrei chiuso già questo blog da tempo.
      Sul fatto di essere rispettato anche se non voto, in realtà devo precisare: mi interessa poco chi non mi dà rispetto, perché so che non siamo in tanti a coltivare questo principio..grazie a te, cara

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  7. "Gaber"...scusami ,ma il senso vale uguale:)

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    1. Un "refuso" che non è un refuso. Gaber e Faber avevano un sacco di cose in comune

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