I soliti accordi: Enzo Jannacci e Paolo Rossi portarono Tangentopoli a Sanremo



La genialità di Enzo Jannacci si è manifestata anche a Sanremo, nel 1994, quando sul palco dell'Ariston, in compagnia di Paolo Rossi e con il brano I soliti accordi, si fece beffe della politica italiana, uscita dal "terremoto" di Tangentopoli. 

Sono passati 30 anni e la canzone descrive perfettamente quello che sono anche oggi la politica e, appunto, i soliti accordi tra deputati, senatori, segretari: che siano quelli di coalizione, oppure per fare un governo, o più semplicemente quelli per far passare le leggi, magari montando un teatrino ad hoc per gettare fumo sugli occhi negli elettori, non importa. La politica è compromesso, accordo siglato tra mani "sporche", ma anche "macchinazioni" dietro le quinte. I soliti accordi è una divertente e intelligente "pernacchia" al potere: quella che i grandi artisti come Jannacci potevano permettersi, così come potevano permettersi di dare dei "bastardi" ai politici disonesti (in anticipo sui vaffa-day di Grillo..) e di superare le maglie della censura.

Proprio così, dopo la prima serata di Sanremo, i dirigenti Rai chiesero a Jannacci e Rossi di togliere il verso "Forza Italia!" che fu sostituito con "Forza Thailandia". Ma l'impertinente Enzo, nello scambio di battute iniziali, a domanda su "Dobbiamo cantare lo stesso brano?", rivelò con un sorriso: "Dobbiamo togliere Forza Italia"). 

Silvio Berlusconi, fresco di fondazione del partito, era uno dei bersagli della canzone: è uno dei tre soggetti armati di forcone, immagine dei personaggi che hanno cavalcato l'epurazione della classe politica di Tangentopoli per salire in sella alla giostra con un ruolo di primo piano. Ma Jannacci e Rossi avevano avvisato: da sempre "i piccoli ladri li impiccano sempre i grandi ladroni". 

A proposito di Tangentopoli, nei primi versi della canzone incontriamo "tre ladroni" e il riferimento al ballo fa pensare immediatamente a Gianni De Michelis, socialista celebre per questa sua passione. Mentre alla fine si parla di "tre caporioni", ma nelle esibizioni  live, Sanremo compresa, Paolo Rossi parla di "tre generali". Un riferimento, non tanto velato, a certi esponenti delle forze armate intrallazzati col potere (e con la massoneria). 

I soliti accordi, il testo del brano di Enzo Jannacci e Paolo Rossi

Sì, vai! (Vado?) Vai, e percuotilo nell'ombra! (E se le prendo io?) No...

E' uguale.

E in fondo alla strada (chi è che c'è?)

Ci son tre ladroni (ah, vabbè)

Sembravano onesti, sembravano buoni

Eran solo furboni.

Il primo contava, (Ma son tutti di mia moglie!)

Il secondo sudava (tra un ballo, una bionda e un panino)

Il terzo spiegava, ma cosa spiegava,

La rava e la fava! (Che storia è?)

E in fondo la storia (dai, spiegamela!)

E' sempre la stessa (cosa ti avevo detto, io?)

C'è uno che grida, che grida e fa i versi

Da quella finestra.

Si cambiano i nomi,

Rimangon bastardi,

Tu guarda alla radio, le solite facce,

I soliti accordi. (Quali accordi?) I soliti.

Do maggiore, la maggiore, la minore,

Re minore, sol settima, re minore..

Do maggiore, la maggiore, re minore,

La minore, sol settima, si minore..

In mezzo alla strada (Cosa c'è?)

Son tre coi forconi (ah, vabbè)

Ma i piccoli ladri li impiccano sempre

I grandi ladroni.

Il primo strillava (tutti in girotondo, Forza Italia!)

Il secondo fa i conti (mi scappa un forcone)

Il tre licenziava, ma dopo spiegava

La rava e la fava.

Do maggiore, la maggiore, la minore,

Re minore, sol settima, re minore..

Do maggiore, la maggiore, re minore,

La minore, sol settima, si minore..

E sotto giù in strada

Sono in tre caporioni

Che cantan stonati, ognuno davanti

Al suo bel karaoke!

Il primo cantava (Come prima, più di prima)

Il secondo ballava (l'avanzo di balera)

Il terzo applaudiva e l'ombra gridava

"Né rava né fava!" (E allora?)

E allora la storia (la storia cambia?)

Non è più la stessa (ma cosa ti avevo detto, io?)

Se un giovane grida, e grida e fa i nomi

Da una finestra.

E rischia la pelle

Perché i nomi son tanti (son tantissimi!)

Guardare giù in fondo alle Pagine Gialle

Alla voce, Bastardi! (E allora?)

Do maggiore, la maggiore, la minore,

Re minore, sol settima, re minore..

Re maggiore, la minore, si minore,

La minore, sol settima, si minore..

I soliti accordi,

Le solite facce, (si minore diminuito..)

I soliti accordi, (si minore maggioritario..)

Le solite palle, (si minore proporzionale..)

I soliti accordi, (si minore referendario..)

Le solite facce (eheheh)

Vai e torna vincitore. (Libero stato in libero show!)

Ma cosa stai dicendo? (è un epilogo)

Domandare è lecito, rispondere è fantasia.

Capito? (Vabbè)

La solita orchestra. I soliti accordi.



Commenti

  1. Un uomo geniale e coraggioso. Ora tutti, compreso gli oppositori alle varie dittature, hanno una caratteristica comune. Sono affetti da *leccaculismo*

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    1. Oggi siamo nell'epoca della polarizzazione. O A o B. Il tifo da bar sport spostato dal calcio a ben altre questioni, ahimé.

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    1. ho letto un articolo molto interessante, dove si segnalava quanto i testi delle musica moderna siano sempre auto-referenziali e mai capace di avere respiro universale

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