Il Primo Maggio nel cinema: il Grande Schermo testimone di lotte e diritti (di Bonigol)


Quasi in tutto il mondo, il Primo Maggio si celebra la Giornata Internazionale dei Lavoratori per riflettere su quali siano i progressi nella lotta per i diritti raggiunti dall'uomo in un'attività faticosa, indispensabile per la sopravvivenza e per molti gratificante come è, appunto, il lavoro. 

Tra i mezzi più importanti a veicolare messaggi sociali che mettano in luce ogni contraddizione nel grande meccanismo che aziona la "fabbrica del lavoro" c'è sicuramente il cinema. Anni di lotte di piazza, scioperi e proteste sono state sostenute dai messaggi lanciati dal grande schermo in film divenuti poi iconici di questa giornata dal tema sempre caldo. 

Impossibile non pensare, ad esempio, a Lulù, lo stakanovista magistralmente interpretato da Gian Maria Volonté ne LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (diretto dal neorealista Elio Petri), film che mette in evidenza l'ebbrezza data dal lavoro a cottimo e l'assoluta necessità di regolare l'attività umana rapportandone le possibilità psico-fisiche con la prestazione professionale. A fronte delle lamentele ricevute al tempo dal regista riguardo alla storia narrata (poiché sindacalisti, studenti, politici, intellettuali, ognuna di queste fazioni voleva si perorasse la propria causa) Petri rispose di aver realizzato un film sulla classe operaia in generale. 

Non mancano altri titoli italiani come il fresco di sala PALAZZINA LAF (di Michele Riondino), sul mobbing all'ILVA di Taranto o, storie sulle difficoltà dei giovani, ad esempio GENERAZIONE 1000 EURO, TUTTA LA VITA DAVANTI e SCUSATE SE ESISTO! (solo per citarne alcuni tra i più recenti).

Il cinema dunque non si limita a raccontare la dinamica del lavoro dall'interno. Esistono questioni politiche e sociali che portano a scioperi e proteste, come nel caso di SIGNORINA EFFE, di Wilma Labate, film che si focalizza sulla lotta di classe all'interno di una FIAT che, negli anni ottanta si apprestava a ingenti tagli del personale fronteggiando scioperi e rappresaglie.

E a proposito di scioperi, pietra miliare del cinema muto sovietico (la pellicola compirà un secolo nel 2025) è SCIOPERO! di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (proprio il regista de La Corazzata Potêmkin) che narra come in una enorme acciaieria, gli operai si riunirono in uno sciopero colossale per difendere un collega accusato ingiustamente di furto.

Il lavoro non è soltanto un bene e un diritto ma troppo spesso assume i connotati della conquista vera e propria. Maestro nel raccontare il faticoso dialogo tra istituzioni e braccianti, nonché nell'evidenziare le controversie del lavoro in "nero" è sicuramente il britannico Ken Loach, regista che ha dedicato l'intera carriera nel mettere in scena gli effetti della disoccupazione  sulla vita delle persone nei sobborghi. IN QUESTO MONDO LIBERO, BREAD AND ROSES, IO, DANIEL BLAKE e il recentissimo THE OLD OAK, sono lungometraggi da non perdere, se si è interessati alla cinematografia del lavoro. 

Anche in Spagna e Francia sono molto attivi in questa tematica. 

IL CAPO PERFETTO, di Fernando León de Aranoa, racconta in modo raffinato e divertente, sotto forma di commedia, le difficoltà (nella gestione della propria vita e dell'azienda che dirige) di un imprenditore (Javier Bardem) che cerca di ottenere una sovvenzione pubblica. 

Emmanuel Carrère, con il suo TRA DUE MONDI, parla di una scrittrice (Juliette Binoche) intenzionata a scrivere un romanzo sul lavoro precario nella società francese. Per immergersi in questa realtà, inizia a lavorare come addetta alle pulizie sui traghetti che navigano la Manica.

Altri aspetti del lavoro, altri intenti, sempre grande cinema. Il film è stato trasmesso proprio ieri sera (martedì 30 aprile) su RaiTre per celebrare questa giornata.

Il fenomeno però non è prettamente europeo. Il grande cineasta giapponese Ozu ci offriva già nella prima metà del secolo scorso varie trasposizioni del servilismo del padre di famiglia sottomesso al datore di lavoro.

Charlie Chaplin, con TEMPI MODERNI, lasciava presagire il bene e il male portato dalle tecnologie industriali e tutti dovrebbero ricordare Sally Field che si alza sui banchi della fabbrica tessile con il cartello con la scritta Union (Sindacato) nel bellissimo film NORMA RAE, in un paese, gli USA, dove i diritti dei lavoratori sono tutt'oggi carenti. 

Abbiamo parlato di cinema, spolverando gli archivi alla buona (troppi sono i titoli presenti e innumerevoli i non menzionati), tuttavia oggi è la giornata dei lavoratori e vi auguriamo un buon Primo Maggio nella vita reale affinché quello che è uno tra i più grandi diritti costituzionali possa alleviarvi la vita, anziché complicarvela. 

Buon 1° Maggio.

Commenti

  1. Il post termina con un "complicarvela" (la vita lavorativa) che purtroppo è un leit motive mai scandagliato abbastanza. Si continua a morire inutilmente. Assurdamente. Le cifre parlano di contributi per la sicurezza saliti di milioni, ma sappiamo bene che se li succhiano migliaia di nuove azienducole che propagano corsi di sicurezza inutili nelle banche, nelle società impiegatizie, nelle scuole. Poi si muore nei cantieri però, senza scarpe antinfortunistiche, senza imbracature, senza berretti protettivi, perché sono scomodi, si lavora male (certo fanno sopravvivere ma non accade poi troppo spesso di morire sul lavoro). Eppoi si muore di colpi di sole nei campi, ma che gliene frega a Mattarella. Buon Primo Maggio!

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    1. "Sappiamo bene che se li succhiano migliaia di nuove azienducole che propagano corsi di sicurezza inutili nelle banche, nelle società impiegatizie, nelle scuole. Poi si muore nei cantieri però, senza scarpe antinfortunistiche, senza imbracature". Grande verità. Manifesto dell'italietta...ahimé

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  2. Grande e triste verità. Se il cinema racconta i drammi del lavoro è perché continuano a esistere e non sembra esserci soluzione.

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