L'esorcismo ultimo anno: Russell Crowe sacerdote esorcista, questa volta è un no (di Bonigol)



di Bonigol

"Esorcismo: Ultimo Atto" è un horror il cui tema centrale (la possessione demoniaca) viene rivelato dal titolo e ostentato fin dalle prime battute. 

Diversamente da quanto si potrebbe pensare (interprete principale, titolo e la didascalia "ultimo atto", nel loro insieme, potrebbero risultare fuorvianti a chi non ha approfondito) non si tratta del sequel di L'Esorcista del Papa. Non fatevi trarre in inganno da esorcismi o dalla presenza di Russell Crowe, il film ha un suo percorso distinto. 

La storia, è quella di Anthony, attore in declino, dal passato pieno di ferite mai cicatrizzate e spossato da una continua, quasi ossessiva, ricerca di redenzione. 

La sua vita sembra prendere una svolta grazie al riavvicinamento con la figlia, giovane studentessa ribelle, oltre all'arrivo (dopo molto tempo) di una scrittura per il ruolo di prete esorcista in un film dell'orrore. 

Dal primo giorno di riprese, però, strani spaventosi avvenimenti iniziano a susseguirsi.

La storia cerca di prendere forma in un degenerare di eventi che diventano via via sempre più drammatici e inquietanti, tuttavia ben presto la narrazione si stabilisce su ritmi molto lenti. 

Le atmosfere cupe, la quasi totale assenza di sequenze luminose e la pervasiva tristezza del personaggio principale appesantiscono la visione e le troppe approssimazioni e dubbi sospesi non sono sufficienti a mantenere accesa la lampadina della curiosità.

Ho trovato la regia di John Doe un tantino piatta e priva di guizzi creativi. Tutto sfocia, dopo un inizio promettente, nei soliti cliché.

Russell Crowe, che aveva conquistato la platea horror col ruolo del prete (realmente esistito) ironico e coraggioso, frana miseramente nelle vesti del "finto" sacerdote. La complessità dei conflitti interiori che gravano sul suo personaggio è una stanza angusta le cui pareti si restringono portando alla fastidiosa claustrofobia, così come la fotografia del film, un continuo gioco di buio ed ombre (che ha l'intento di accentuare il mistero e l’orrore annidati in ogni angolo), finisce per esasperare e fa desiderare di uscirne. 

Un piccolo pregio del film, tuttavia, risiede nella sua capacità di portare alla riflessione sul potere salvifico dell’amore e della speranza ma nel complesso è un'opera banalotta e deludente.


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