La casa del sortilegio: il 'low cost' delle teste nel paiolo


Oltre a "La casa delle anime erranti", Umberto Lenzi realizzò un secondo film per il ciclo delle case horror all'italiana commissionato da Mediaset a Reteitalia a fine anni '80. Si tratta de "La casa del sortilegio" e tra le due pellicole è quella meglio riuscita. Parliamo naturalmente di un film a basso costo, come attestano le teste decapitate molto artigianali, prelevate probabilmente dal magazzino della Standa. 

Tuttavia, mentre "La casa delle anime erranti" scimmiottava in modo un po' goffo Shining, per poi infilare una serie di omicidi in un plot noioso e privo di tensione, rischiando quindi di finire nel trash, "La casa del sortilegio" ha una sceneggiatura un po' più robusta, benché non particolarmente innovativa, che permette quantomeno di arrivare alla fine del film con gli occhi ben aperti. 


Paul Muller


"La casa del sortilegio" si apre poi con una scena di impatto: il protagonista, il giornalista Luca Palmas (Andy J. Forest) è in una vecchia cucina e vede una strega ripugnante (interessante il make up) infilare nel paiolo la testa del giovane. Si tratta di un incubo ricorrente. Ed ecco l'espediente narrativo iper-forzato che serve per dare il là alla storia: Luca, accompagnato dalla moglie Marta (Sonia Petrovna), si ritrova a fare un weekend in una casa di campagna molto simile a quella del suo sogno e nella quale abita un vecchio pianista cieco, interpretato dal mitico Paul Muller, un habitué di questo tipo di film. 

Ed è bello vedere l'impegno e l'espressività dell'ex mega direttore fantozziano, nel rendere al meglio anche la cecità del suo personaggio, mentre gli altri attori non brillano certo, fatta eccezione la Petrovna, che tutto sommato riesce a calarsi bene nei panni della donna "disturbata", attratta dall'occultismo. Il protagonista invece si nota solo per la rassomiglianza vaga con Jim Carrey e per una recitazione piatta, non certo aiutata dai dialoghi. 

Andy J. Forest e Marina Giulia Cavalli


Tornando al "plot", nella casa si ritrovano anche la nipote del pianista (Marina Giulia Cavalli, protagonista di "Un posto al sole"), la cognata e la nipote del protagonista. Altri personaggi graviteranno attorno alla casa: carne da macello perfetta per mettere in scena una serie di omicidi ascrivibili a questa strega misteriosa. Senza indugiare eccessivamente sullo splatter, a parte il dettaglio delle teste decapitate. 

La nevicata


Uno dei pregi del film, rispetto a "La casa delle anime erranti", è un finale più credibile: non si parla di caso insabbiato per nascondere la verità (sigh, komplotto), ma semplicemente c'è un colpevole che non è ritenuto tale dalle autorità. Lenzi inserisce la consueta scena dell'improvvisa raffica di vento che apre la finestra e provoca caos nella stanza, ma anche una bella nevicata in cantina. Mezzi poveri, ma questa volta c'è stato un maggior impegno, a mio modo di vedere. In fondo è divertente, l'idea delle teste mozzate messe a bollire nel paiolo. O no?




Commenti

  1. Le teste della Standa nel paiolo.. ma peffavore.. ahah

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    1. Comunque non è splatter questo film..ma rientra in quella definizione di film "divertenti" ahahah

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  2. " In fondo è divertente, l'idea delle teste mozzate messe a bollire nel paiolo. O no?"

    No, decisamente non divertente,forse adesso un po più horror;)

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