Speak no Evil (2024): addio atmosfere cupe, ma la natura horror si scatena (di Bonigol)

di Bonigol

Sono bastati pochi mesi alla Blumhouse Production per impadronirsi di un gioiellino come Speak No Evil (inquietante noir danese del 2022 diretto da Christian Tafdrup) e realizzarne un remake omonimo a "stelle e strisce". Non nascondo tutto il mio scetticismo iniziale verso un qualcosa che, sulla carta, percepivo come il ricalco (non necessario) di un buon film, nonché una mera operazione commerciale, ma ora sono qui a ricredermi poiché lo Speak No Evil diretto da James Watkins ha avuto su di me un buon impatto. 

Il film avanza a piccoli passi, senza premura, ma la tensione cresce inesorabilmente per non abbandonarci fino ai titoli di coda.

La storia prende vita da due famiglie che si conoscono durante una vacanza in Toscana e passano del buon tempo assieme. Dopo qualche mese, tornati alla quotidianità, i Dalton (americani emigrati a Londra che attraversano una fase di crisi di coppia) accettano l'invito dei Fields a trascorrere una settimana nella loro fattoria nei pressi della costa britannica, per rivedersi e dare occasione ai rispettivi figli di giocare e divertirsi all'aria aperta. Quella che inizia come un'amichevole reunion, attraverso piccole situazioni di disagio che si fanno via via più intollerabili, diviene un percorso che porta i Dalton dritti verso un incubo inimmaginabile.

A differenza della cupa e opprimente atmosfera che caratterizzava il film nordico, la versione di Watkins è colorata, vivace e si svolge quasi interamente alla luce del sole. In principio pare di assistere a una commedia gioviale che solo attraverso stretti e raffinati passaggi psicologici sfuma verso dramma, thriller e (quasi senza che ci se ne renda conto) scatena la sua natura horror.

In Speak No Evil la cortesia di facciata diventa un cappio che si stringe alla gola degli ospiti. La paura di essere scortesi supera la sfiducia e si chiude un occhio (anche entrambi) nel nome del riguardo e del politicamente corretto. Tuttavia i protagonisti di questo remake, paiono meno caricaturali e più autentici rispetto ai personaggi della versione precedente (questi ultimi totalmente incapaci di cogliere innumerevoli opportunità), imprigionati in una situazione che non sembra offrire molte scappatoie, sebbene qualche loro scelta sia palesemente sciagurata.

Il cambio geografico scelto dal remake (si passa dalla piana olandese alla campagna inglese) serve a variare culturalmente il significato dell'ospitalità e influenzare numerose dinamiche di relazione tra i personaggi adulti. 

Inevitabile accostare questo Speak No Evil al suo predecessore e notarne le differenze (che sono numerose e importanti) sebbene nella prima ora i due film vadano praticamente a braccetto. 

Come gli interpreti europei, il cast statunitense, riesce a mantenere gli alti livelli di espressività che una storia di questo tipo richiede.

James McAvoy ha già dimostrato in passato di saper gestire personaggi dalle molteplici sfaccettature (Split, Glass) e non delude le attese.

Mackenzie Davis e Aisling Franciosi sono state, ai miei occhi, due piacevoli rivelazioni, a differenza dello spaesato e fiacco Scoot McNairy.

Quando ho saputo dell'acquisizione dei diritti del film da parte di Blumhouse, immaginavo venisse realizzata un'americanata carica di sonorità ed effetti visivi e invece sono qui a consigliarne la visione agli appassionati, vuoi perché l'essenza dell'originale non viene intaccata, vuoi perché il simbolismo un tantino "criptato" del film nordico, sembra quasi venire integrato dal finale avvincente e sorprendente scelto per la versione made in USA.

In definitiva, giocando abilmente con paure e ansie dello spettatore, Speak No Evil (titolo che in Italia viene integrato dall'avvertimento "Non parlate con gli sconosciuti!") ci infonde questo strano senso di vulnerabilità, all'interno di una calma piatta che dovrebbe invece confortare, quasi come per avvertirci che anche l'ovvio può trasformarsi, in un attimo, nel peggiore inferno possibile e la tempesta è sempre in agguato.


Voto: 7

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