Smile 2, seguito più ambizioso tra splatter e Jump Scares (di Bonigol)


di Bonigol

Sequel del film horror di due anni fa che ha riscosso un grande successo, Smile 2 (sempre diretto da Parker Finn) affina le tecniche di narrazione e riprende la storia esattamente da dove si era interrotta. Passando da un "infettato" all'altro, la terribile "catena" della morte "sorridente" giunge fino a Skye Riley (Naomi Scott). 

Skye è una popstar che, dopo un drammatico trauma (seguito dalla riabilitazione per abuso di alcol e droghe) cerca di rilanciare la sua carriera. Alla vigilia del suo nuovo tour, la giovane cantante, si trova di fronte a una realtà distorta che minerà la sua sanità mentale scatenando un sanguinolento domino di eventi terrificanti. 

Smile 2, sebbene porti avanti per lo più gli stessi schemi del primo film, si mostra decisamente più ambizioso trasferendo l'azione sotto i riflettori del mondo dello spettacolo, tra talk-show (molto realismo nell'intervista da Drew Barrymore), sala prove, meet & greet e palcoscenico. Scene di truce violenza si alternano a momenti di inquietante calma apparente nei quali lo spettatore si smarrisce (come la protagonista) cercando di distinguere tra quale sia la realtà e quale l'allucinazione.

La grande star dal cupo passato fatto di capricci, alcol e droga, è il profilo perfetto per nutrire lo scetticismo di chi le sta attorno, dalla madre-manager autoritaria e pragmatica, ai collaboratori più devoti che non possono non attribuire il suo improvviso squilibrio a una ricaduta nel tunnel.

È la possibile duplicità di ogni situazione il pezzo forte di questo film, ciò che contribuisce a tirare il filo della costante tensione.  In questo, ha un ruolo determinante anche la performance di Naomi Scott, capace di dar corpo a una ragazza fragile e spaesata, diffidente verso tutti quanti, sola, contro un'entità che non è in grado di comprendere, ma anche combattiva e pronta a mettere a rischio vita e carriera per interrompere la macabra scia letale.

Non sto qua a menarvela sui contenuti sociali però e sebbene (come detto) si affrontino anche temi seri come la dipendenza e le sue varie forme (dai farmaci, dall'alcol, dal successo), è la paura pura e spicciola (quella che causa dipendenza a noi horrorofili) a farla da padrona.

La paura si irradia attraverso molteplici strumenti come i rumori sinistri, schianti d'ossa, presenze soprannaturali, reiterato splatter, un bombardamento di woofer (ben orchestrati) da far impallidire uno spettacolo pirotecnico, nonché il vero protagonista di questa serie, ossia l'agghiacciante sorriso sardonico che non preannuncia nulla di tranquillo. 

Mi sono domandato come mai io abbia preferito questo sequel al primo capitolo ma non sono arrivato a stilare una griglia di valutazione che mi consenta di capire tale scelta. Diciamo che ho colto le migliorie nel ritmo grazie a una valida regia dinamica, ho apprezzato le belle coreografie di danza (la canzone New Brain mi è anche rimasta in testa per un po') e la bravura della Scott, sul resto sono andato un po' a pelle. 

Smile 2, sebbene non privo di imperfezioni, grazie al suo approccio bilanciato tra violenza e  tensione psicologica, è sicuramente un buon horror. Magari serve essere bendisposti verso il genere, verso ciò che è metafisico e non riusciamo a spiegarci però, senza spiegoni o messaggi di un certo peso, a volte quel che ci vuole (e ci basta) è un bello spavento.

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