"Il volpone" (1988) è la trasposizione cinematografica di una commedia inglese del 1600: Volpone, da avido e ricco signore veneziano, diventa un ricchissimo armatore ligure, Ugo Maria Volpone, interpretato da Paolo Villaggio. Interessati alla sua eredità sono tre amici, anche loro ricchi e piuttosto avidi: l'armatore Raffaele Voltore (Renzo Montagnani), il concessionario di auto di lusso Ernesto Corbaccio (Alessandro Haber) e Ciro Corvino (Enrico Maria Salerno), marito del sindaco di Santa Margherita Ligure (una bellissima Eleonora Giorgi), la città in cui sono ambientate le vicende.
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Eleonora Giorgi con Enrico Maria Salerno |
Il vero protagonista della vicenda è però il nuovo cameriere di Volpone, Bartolomeo Mosca (Enrico Montesano). La sua è una recitazione mai sopra le righe: sparisce completamente lo spirito "romanesco" di molti suoi personaggi, a dimostrazione che gli attori del passato sapevano adattarsi benissimo ai diversi contesti lessicali, mentre oggi sembra prevalere e imperversare il metodo di recitazione "sussurrato e con accento romanesco". La pettinatura ordinatissima è quasi un segnale di intenti: vedrete un personaggio diversi da quelli solitamente interpretati da Montesano. Un personaggio estremamente acuto, complice del suo datore di lavoro nel tessere trame a sfregio degli insistenti amici, interessati ovviamente all'eredità e non alla salute del Volpone, ma poi, in un finale cinico e sorprendente, a sua volta avido e spietato. Volpone simula infatti la propria morte in un incidente con la costosissima Maserati donatagli da Corbaccio e si chiude nel bunker che si era fatto costruire appositamente per sparire dalla circolazione, nominando come erede universale il suo cameriere, per colpire l'avidità degli amici interessati solo alla sua eredità. Bartolomeo Mosca però non rispetta i patti e lascia l'ex padrone chiuso nella sua prigione dorata.
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Le tre vittime designate |
Era dunque complice non per uno stato di inferiorità, ma per un tornaconto personale. Il Volpone ha gli occhi lucidi, consapevole di dover trascorrere gli ultimi anni della sua vita come prigioniero, ma soprattutto scottato dal tradimento dell'amico al quale dice: "Mi mancherai". E sono parole sincere. Il Volpone infatti è ricco e avido, ma tutto sommato un giocherellone, Mosca invece è spietato.
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Il fumo di un sigaro in un film! Oggi sarebbe proibito |
L'ultima scena vede Mosca impegnato in una partita a carte con i domestici: per un istante pensiamo che sì, in fondo Mosca ha fatto bene a tradire il ricco padrone, che il suo piano è servito come riscatto "per gli ultimi". Ma non è così. Capiamo infatti che i domestici sono pronti a comportarsi come Corbaccio, Voltore e Corvino: adulare e circuire il ricco erede per beneficiare di parte della sua fortuna. I ricchi sono quindi avidi e sciocchi, ma i poveri non sono migliori, anche loro infatti mettono da parte ogni principio a fronte dell'illusione della ricchezza.
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L'ultima partita a carte (sulla sinistra Sabrina Ferilli) |
E questo splendido finale fa respirare il cinismo tipico delle mitiche commedie degli anni '70: se nella commedia originale inglese tutte le parti della vicenda subivano la (giusta) punizione per la propria avidità, nella trasposizione cinematografica c'è un apparente vincitore, Bartolomeo Mosca, che però chissà, potrebbe anche lui fare la stessa fine del suo ex padrone. "Il Volpone" è un film non perfetto (anche qui si registra un'eccessiva lunghezza per un'opera sostanzialmente teatrale, con una sola location), ma dall'importante morale e ricco di geniali trovate (il bunker, le strategie di Mosca per mettere in allarme i tre pretendenti all'eredità) e recitato perfettamente da ogni protagonista (Haber e Montagnani impeccabili spalle). Nel periodo in cui la commedia italiana perdeva la sua "verve", oramai adeguata al modello americano, con intermezzi fantasy, il regista e sceneggiatore Maurizio Ponzi, assieme a Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Ottavio Jemma, regala una pellicola decisamente interessante sotto ogni punto di vista.
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