Tra i ricordi che si proiettano nella mia mente come un vecchio nastro Vhs, ce n’è uno in particolare: un passaggio in auto, in una mattina d’estate, lungo la Marecchiese, davanti a piazzale Kennedy, nella mia Novafeltria.
A destra, il piazzale. A sinistra, il mitico cinema Metropol.
Sulla plancia principale, la locandina del film in proiezione quella settimana. Le altre, vuote, con il cartello “Chiuso per ferie dal… al…”. Nei mesi non estivi, invece, quelle plance si riempivano di manifesti che annunciavano le prossime uscite. Ricordo nitidamente quelli del 1991-1992, compreso quel titolo strano, per il bambino che ero: Pensavo fosse amore e invece era un calesse.
Il cinema mi ha sempre affascinato, anche da piccolo. Divoravo i film di Bud Spencer e Terence Hill, le commedie italiane – soprattutto il Fantozzi di Villaggio – e le pellicole Disney trasmesse sulla Rai. Ma mi incuriosiva anche il “cinema dei grandi”: leggevo il cineracconto su Tv Sorrisi e Canzoni, guardavo le locandine sui giornali e i trailer in televisione. Ricordo ancora quanto mi inquietassero i trailer de "L'Arcano Incantatore" di Avati, de "Il tagliaerbe", di "Luna di fiele" o di "Bad Boy Buddy" (che effettivamente tratta tematiche molto adulte), oppure la sorpresa (all'epoca ancora non c'erano gli impulsi legati alla sessualità) nello scoprire il corpo femminile, nella fattispecie quello di una attrice italiana, all'epoca giovane e agli esordi, ritratta in un sorprendente nudo integrale nel filmato di presentazione di "Maniaci Sentimentali" (le scene del trailer non erano presenti nel film).
Frequentavo spesso il Metropol, godendomi film cult come Hook – Capitan Uncino, Mrs. Doubtfire, Mamma ho perso l’aereo 2, Eroe per caso, i primi due Beethoven, almeno un Senti chi parla (forse anche il primo) e tanti classici Disney, come Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta. Quando ero un bimbo un po' più grandicello, qualche volta andavo da solo, la domenica pomeriggio, tanto poi incontravo sempre qualche conoscente a cui aggregarmi. Ricordo benissimo Jurassic Park, proiettato in anteprima solo in alcuni cinema, tra cui il Metropol, e di Tom&Jerry: la mia compagnia fu esclusivamente femminile, cioè alcune mie compagne di classe. Sorrido al ricordo pensando che fossi un bambino molto socievole e chiacchierone, ma in fondo piuttosto timido con le mie coetanee.
Quando non ero solo, ad accompagnarmi erano mia sorella e mia madre, quest'ultima fu costretta a sorbirsi Tartarughe Ninja II – Il segreto di Ooze, un film effettivamente bruttino, come ho appurato riguardandolo con occhi adulti. La mia prima volta al Metropol, insieme a mamma e sorella, fu invece con un film decisamente da adulti: Rain Man. Due ore di proiezione che per me, bambino, si tradussero in una lunga dormita sulla comodissima poltroncina del cinema. L’ultima proiezione, invece, non la ricordo. Se ben ricordo, il Metropol chiuse nell’estate del 1994.
Continuai comunque a frequentare le sale cinematografiche: quella del cinema parrocchiale e il Gambrinus di Pennabilli. Ero anche un cliente assiduo della videoteca locale: guardare film in compagnia degli amici è sempre stato uno dei miei piaceri. Per molte estati, con il mio amico Filo, organizzavamo la “serata horror”: due titoli a tema, con il secondo sempre una scalcinata pellicola italiana che finiva per regalarci più risate che brividi.
Oggi non vado più al cinema, oramai lo streaming è entrato a far parte della mia vita. Però se ci fosse ancora, il mitico Metropol, probabilmente sarei ancora frequentatore di quella sala. Mi manca, il Metropol. O forse è un sentimento "contaminato" da quella nostalgia che si affaccia ogni tanto nel cuore e nella mente. Perché in fondo il Metropol era un "pezzo" del mio regno di bambino. E appunto, mi manca.
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