Welcome to the Torture Museum: il film dove ci si tortura un po'. La recensione


Welcome to the torture museum, film del 2023 di Andrea Bacci disponibile su Prime Video, racconta le vicende di 4 youtuber, impegnati in una live notturna all'interno del museo delle torture di San Gimignano, nel senese.

Escludendo i titoli di testa, promette di essere un horror paranormale, per poi virare, nella parte finale, nel torture porn. 


Regia impeccabile, horror splatter di notevole impatto visivo. La parte finale è interminabile per la crudezza, il vigore e la crudeltà delle immagini. Attori convincenti. Colonna sonora luciferina.


L'estratto di una recensione, che campeggia sulla copertina del dvd, invoglia certamente alla visione. 


Quattro youtuber paranormalisti (e ciarlatani) penetrano in un museo delle torture dopo l'orario di chiusura e se ne pentiranno. Premesse hooperiane per un film indie con evidenti limiti ma di poche pretese, dignitosamente conscio della propria identità di B-movie dal taglio ottantiano. Peccato che si debba aspettare più di un'ora perché il meccanismo supernatural-slasher finalmente si attivi, per altro senza grandi sorprese in materia grandguignolesca. Al netto di qualche sbadiglio, i nostalgici di certi derivativi horror nostrani, fra Reteitalia e Filmirage, potrebbero divertirsi


Tiene invece i toni più bassi un utente del sito Davinotti, unico recensore, anche se tra sbadigli ed evidenti limiti, inizia a mettere "paletti" sulla visione del film.

Io sarò più drastico: Welcome to the torture museum, dal mio punto di vista, è un film brutto. Ma brutto, brutto. Tanto da far sembrare Il bosco 1 un capolavoro, tanto da rivalutare anche i peggiori dei film commissionati da Reteitalia.

La pellicola di Bacci, infatti, a momenti sembra più uno spot promozionale per il museo delle torture di San Gimignano, tanto che il mio amico Bonigol, durante la visione congiunta, ha effettivamente osservato:


Ma le torture le raccontano o ce le fanno vedere? C***o, tutto il museo ci mostrano.


Le torture ce le mostrano, nel finale definito "interminabile per la crudezza". E aggiungerei PURTROPPO. Tra coltelli sfilati di lato, occhi palesemente posticci, lingue gigantesche e spugnose, non c'è affatto disgusto o tensione per lo spettatore. 

A colpire non è il chiodo (non) infilato nel cranio di una delle 4 protagoniste, quanto le craniate usate per suonare i campanelli da un suo sodale, fuggito dal museo, nel tentativo di farla franca dai suoi aguzzini, in una scena di inseguimento non proprio riuscita. Senza contare che il film raggiunge il suo climax dopo 60 minuti di spot promozionali, passeggiate, gelati, pub, intermezzi sessuali mal riusciti (ah, ma perché il triangolo amoroso??) e finte dirette di Youtube, tutto montato con un taglio piuttosto amatoriale e accompagnato da una colonna sonora che più che luciferina, la definirei banale, addirittura in certi passaggi fastidiosa. 




E al climax del film, arriviamo al problema: a un certo punto nel museo sbucano fuori un boia e un torturatore zombie. Il primo, con il volto coperto dal classico cappuccio da boia, viene introdotto con una scena lunghissima in cui cammina alla moviola, lento e goffo. Il secondo si impegna, però (qui non è colpa sua) la sua somiglianza con un noto allenatore italiano mi ha fatto sostituire la paura con il divertimento. 

Di certo i due attori non sono minimamente al livello del re dei torturatori, David Howard Thornton, l'Art il Clown della saga Terrifier (ah, nello spot promozionale del museo viene citata una tortura messa in scena dal primo film della saga). Il film "soffre" anche per la debolezza della sceneggiatura: da dove sbucano fuori questi zombie? Non c'è alcuna evocazione. E perché i due "mostri", nel finale del film, decidono di proseguire la loro opera alla luce del giorno? 

Mi dispiace certamente stroncare gli sforzi e l'entusiasmo di una crew così giovane. Probabilmente c'è un errore concettuale: Welcome to the torture museum poteva forse essere un buon cortometraggio. Manca, a mio parere, la sostanza per 90 minuti di pellicola: anche la scena iniziale sembra quasi riempitiva, o forse è puro depistaggio, suggerendo - come in altri film - l'apparizione di fantasmi o la comparsa di zombie nazi-fascisti.

Magari poteva essere più divertente un zombie nazi-fascisti contro gli zombie torturatori, chissà. 

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