Cattiva, il brano di Samuele Bersani dedicato al "peggior telegiornale italiano"


"Cattiva" di Samuele Bersani (2003) è un brano denuncia del sistema di informazione televisiva: fatti di cronaca spettacolarizzati, "mostri" e vittime sbattuti davanti alle telecamere. Tutto questo è quanto raccontato dal cantautore riminese, che ha spiegato di essersi ispirato a quello che riteneva "Il peggior telegiornale italiano": Studio Aperto. 

Ma a essere condannati sono anche gli spettatori, borghesi dai passatempi inutili e intristiti da una vita grigia, in cui si esce, per abitudine, solo il sabato sera. Borghesi ipnotizzati dalla televisione, desiderosi di conoscere i dettagli più morbosi delle vicende di cronaca nera, affetti da una curiosità malsana che la "pioggia" di telegiornali e di programmi di attualità vuole soddisfare. E davanti alla televisione spietati giudici sempre pronti a condannare, che non credono mai "alla campana degli innocentisti". O quando credono all'innocenza, aggiungo, finisco per sfociare nel puro complottismo. 

Il paradosso è che i personaggi protagonisti della cronaca diventano incolpevolmente star televisive: "chiedigli l'autografo", dice provocatoriamente il cantautore rivolgendosi agli spettatori voyeur. E ogni vicenda, anche quella di cronaca, finisce per creare fazioni e tifo, come una partita di calcio. "Cattiva" a distanza di 22 anni descrive un realtà che nell'epoca dei social è diventata ancora più incisiva e "polarizzante". 

Cattiva: il testo della canzone di Samuele Bersani

Ultimamente sei tu a de-decidere la strada
Io resto dietro di te
Raccolgo i sassi rotondi in una scatola quadrata
Ho un passatempo inutile
Sinceramente da un po' si-si-si vive alla giornata
Non posso dire di no
Usciamo fuori dal quartiere una volta al mese, solo di sabato
Ma pensa che coincidenza
Chiedi un autografo all'assassino
Guarda il colpevole da vicino
E approfitta finché resta dov'è
Toccagli la gamba, fagli una domanda
Cattiva, spietata
Con il foro d'entrata, senza visto di uscita
È stato lui, io lo so, no, no, non credo alla campana
Degli innocentisti perché
Anticamente ero io un centurione con la spada
E non lo posso difendere
Mi ricordo quando ci fu Galileo e Giovanna d'Drco
Ero presente in piazza
Provavo immenso piacere, mi sentivo bene
A vedere come si muore
Sono di un'altra razza
Chiedi un autografo all'assassino
Guarda il colpevole da vicino
E approfitta finché resta dov'è
Toccagli la gamba, fagli una domanda, ancora
Chiedi un autografo all'assassino
Chiedigli il poster e l'adesivo
E approfitta finché resta dov'è
Toccagli la gamba, fagli una domanda cattiva
Spietata è la mia curiosità impregnata
Di pioggia televisiva
Comincia un'altra partita



Commenti

  1. — "Cattiva" a distanza di 22 anni descrive un realtà che nell'epoca dei social è diventata ancora più incisiva e "polarizzante".

    Di certo sui social è maggiormente amplificata questa realtà,ma temo ci sia anche un maggior allontanamento da se stessi anche solo nel prenderne atto.

    Grazie Riky :)

    L.

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    1. Ciao cara, non so se ti riferissi direttamente a me (sarei sorpreso perché avresti letto ancora una volta non tra le righe: ma ancora più a fondo :D). Allontanarsi (un po') dai social significa allontanarsi da se stessi? Forse dalla nostra parte più conflittuale? Il dubbio è...ciò è frutto dell'inseguire la stella polare dell'affettività, o è mero calcolo di concretezza?

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    2. No Riky,mi riferivo ad una realtà che a distanza di 22 anni è sempre attuale,una realtà in cui i "protagonisti della cronaca diventano incolpevolmente star televisive "con il contributo di noi spettatori, finendo per "creare fazioni e tifo, come una partita di calcio" ,in un grande stadio chiamato oggi "web" ,dove tutto viaggia tra velocizzazione e rumore,allontanandoci dall'essenza del nostro essere.Ci si convince di essere vivi nel dire la propria ma solo uniformandosi ad un coro distante e non allineato al proprio cuore però.Sembra che siamo sempre meno inclini agli spiragli di luce ,quando è questa fiammella che guida il nostro cammino terreno.Vedi post attinente di Franco.
      Quindi allontanarsi dai social ,includendo anche qualche blog, è un atto di ribellione o se vuoi anche di "conflittualità ",solo valido ad una forma di riconciliazione alla propria essenza,una forma di elevazione spirituale.Ci vuole un certo lavoro su noi stessi nel prenderne atto, (questo intendevo in via generale )ma paradossalmente è proprio nell' allontanarsi dalla prigionia in cui versa il nostro spirito il vero conflitto . Sarà per questo che siamo anche così attratti dai conflitti esterni.
      L'affettività è o non è concretezza?
      Buon fine settimana:)

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    3. "Ci si convince di essere vivi nel dire la propria ma solo uniformandosi ad un coro distante e non allineato al proprio cuore però".

      Esattamente. Ci si uniforma a "uno dei due poli" protagonisti di questa polarizzazione, allontanandosi da se stessi, dalla propria essenza, dal proprio pensiero veramente critico, dall'interrogarsi e dal mettersi in discussione; ci si allontana da quella volontà di crescere attraverso la vera conoscenza, che non è imparare un libro a memoria, ma leggere, pensare, metabolizzare e sviluppare un proprio pensiero. E su questo non ho mai avuto dubbi.

      L'ultima domanda è invece piuttosto difficile.
      Forse serve un'affettività concreta? O una concreta affettività?

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    4. Forse serve semplicemente un affettività genuina e autentica , che anche qui non si conformi ad un certo stile di vita consumistico edonistico .
      Si è un po persa l'educazione all'affettività perché manca la "concretezza" degli esempi che si traduce in consapevolezza.
      Ama il tuo prossimo come te stesso ,non è solo un comandamento biblico ma base solida dove l'affettività nutre e si nutre di armonia.
      I genitori sono tenuti ad educare in affettività ,in amore,altra base solida da cui partire per fare acquisire consapevolezza.

      Per come la vedo io essendo l'affettività un insieme di emozioni e sentimenti,non sempre si riesce a gestirla con consapevolezza ed empatia ,distratti anche dal troppo e gli stimoli esterni lo sono.

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    5. Ama il tuo prossimo come te stesso è una grande verità: anche se "ribalto" il concetto, quando abbiamo rabbia e conflittualità verso di noi, poi la riversiamo "in risposta" a chi a sua volta esprime conflittualità. È un circolo da interrompere :). Non è facile però: così come l'educazione all'affettività che compete al genitore. E che non può essere sostituita da nessun'altra autorità...

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    6. Credo che ognuno di noi abbia sperimentato nella sua vita e sotto qualche forma la conflittualità,e penso che sia stato ed è soprattutto un modo per conoscersi e per conoscere di conseguenza.Il punto è cosa e come siamo disposti ad accoglierla per quanto alcune volte la respingiamo .Poter riuscire a interrompere questo circolo sarà mai possibile?La conflittualità può essere una benedizione o può essere una perdizione,citando non a caso quel comandamento,ma credo che tutti noi ,ma davvero tutti possiamo farne libera scelta,dipende da cosa siamo disposti a rischiare o a guadagnare ,non inteso come "conflittualità di interesse", si capisce no che parliamo di altri valori:)).
      Grazie perché il tuo commento mi ha ispirato ad una mia anche personale auto-osservazione.

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    7. La conflittualità non la elimineremo mai perché siamo...imperfetti. Può essere occasione di crescita solo se capiamo la nostra conflittualità. Prima però dobbiamo sempre cercare di capire la conflittualità degli altri. Sono passaggi necessari!

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  2. Hai visto mai ore 14 su RaiDue? L'esaltazione della prurigine del dolore che diventa spettacolo. Ascolti pazzeschi. La delinquenza e il crimine protagonisti dello star system.
    Quando non accade nulla in redazione sono tristi. Davvero.

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    1. Non conoscevo neanche l'esistenza di un programma chiamato "ore 14"...per fortuna, a quanto pare, ahha!

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