"Cattiva" di Samuele Bersani (2003) è un brano denuncia del sistema di informazione televisiva: fatti di cronaca spettacolarizzati, "mostri" e vittime sbattuti davanti alle telecamere. Tutto questo è quanto raccontato dal cantautore riminese, che ha spiegato di essersi ispirato a quello che riteneva "Il peggior telegiornale italiano": Studio Aperto.
Ma a essere condannati sono anche gli spettatori, borghesi dai passatempi inutili e intristiti da una vita grigia, in cui si esce, per abitudine, solo il sabato sera. Borghesi ipnotizzati dalla televisione, desiderosi di conoscere i dettagli più morbosi delle vicende di cronaca nera, affetti da una curiosità malsana che la "pioggia" di telegiornali e di programmi di attualità vuole soddisfare. E davanti alla televisione spietati giudici sempre pronti a condannare, che non credono mai "alla campana degli innocentisti". O quando credono all'innocenza, aggiungo, finisco per sfociare nel puro complottismo.
Il paradosso è che i personaggi protagonisti della cronaca diventano incolpevolmente star televisive: "chiedigli l'autografo", dice provocatoriamente il cantautore rivolgendosi agli spettatori voyeur. E ogni vicenda, anche quella di cronaca, finisce per creare fazioni e tifo, come una partita di calcio. "Cattiva" a distanza di 22 anni descrive un realtà che nell'epoca dei social è diventata ancora più incisiva e "polarizzante".
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