Avere vent'anni: il film nichilista sul '68


Ho visto "Avere vent'anni" proprio a vent'anni. Sapevo di non trovarmi di fronte a una delle commedie 'scollacciate' degli anni '70, ma non capivo cosa potesse avere di scandaloso. Il linguaggio 'boccaccesco' e le scene di nudo, peraltro non così abbondanti, non giustificavano la nomea di film scandalo di questo regista, Di Leo, un nome per me sconosciuto, a quell'epoca. Poi è arrivato il finale. Una botta nei denti, proprio dopo quella scena alla trattoria, l'unica che trovavo noiosa. Le due ragazze vengono spogliate, aggredite da un branco di uomini e uccise. I loro corpi rimangono privi di vita, abbandonati, mentre risuona il motivetto dei titoli di testa; lo strano motivetto, allegro e triste allo stesso modo.

A distanza di qualche giorno dalla morte di Ray Lovelock, che nella pellicola interpretava il giovane Rico, Cielo ha trasmesso il film in prima serata, nella sua versione alternativa. Il finale diventa introduzione, mentre le ragazze sono circondate dal branco però è stata aggiunto "posticcio" il suono della sirena della Polizia. Nella versione alternativa la pellicola si conclude con il foglio di via per le due ragazze e la scena delle sigarette - quella in cui Tina offre un pompino per un pacchetto - che nell'originale è una delle scene iniziali. In sostanza le ragazze sono cacciate da Roma, ma riprendono la loro vita di 'vagabondaggio'.



La splendida citazione del cantautore Stefano Rosso




La versione alternativa mutila il film e il suo messaggio. Le due sensuali ragazze interpretate da Lilli Carati e Gloria Guida (Tina e Lia) sono 'giovani, belle e incazzate'. Ragazze che dopo il '68 sono emancipate, padrone del proprio corpo che concedono in modo disinibito, ma solo ai prescelti da loro. Ragazze che non vogliono seguire le convinzioni della vita borghese. La loro scelta le porta però alla rovina. Di Leo certo non penso volesse passare un messaggio conservatore, quanto piuttosto condannare l'estremismo di un atteggiamento troppo femminista, assunto più dal personaggio della Carati, piuttosto che da quello della Guida. D'altro canto, guardando la scena dello stupro e della brutale esecuzione, non si può non condannare e odiare i violentatori, nonché il loro capo, probabilmente un boss criminale, che non partecipa allo stupro, ma lo condivide, lo considera una punizione per quelle ragazze che li avevano respinti e che li avevano umiliati.

Un altro passaggio chiave è il discorso delle tre attrici femministe, parole di disprezzo e odio verso l'uomo, lo stesso uomo che però soddisfa i piaceri della donna; non a caso le immagini del rapporto sessuale tra Tina e Rico si alternano alle parole delle attrici.



"L'uomo un aborto da eliminare", dicono le femministe


Avere vent'anni è un film ricco, ricchissimo: tanti personaggi degni di nota, su tutti il cattivissimo maresciallo Zamboni interpretato da un grande Giorgio Bracardi, che si scopre però essere forte con i deboli e debole con i forti (i suoi superiori nella fattispecie): se il movimento 'hippy' non esce bene, dal ritratto fatto di Di Leo, neppure la figura del conservatore di destra, rappresentato dalle istituzioni e dal suddetto maresciallo, si salva: inventa un reato per incastrare il 'nemico'. In pratica il film demolisce ogni ideologia di quegli anni.

Per non parlare del mondo culturale, il marito che divora libri, ma è represso sessualmente; il professore interpretato dal caratterista Daniele Vargas, esilarante nel duetto con una Carati che si spoglia per farlo compiacere e indurlo ad acquistare la costosa enciclopedia. In sostanza anche chi appartiene all'elitè culturale è 'schiavo' del sesso, un po' come il professore de 'La città vecchia' di De Andrè che dilapida i soldi nelle puttane.


Daniele Vargas


Concludiamo con le due protagoniste, molto diverse. Il personaggio di Gloria Guida, in fondo, sembra trascinata a forza dall'amica in questo vortice che le porterà alla fine. Nel tragico epilogo, Tina sfida infatti i suoi carnefici, mentre Lia le grida di non farlo. Caratteri che rispettano la tipologia di bellezza: la Guida è bionda, una bellezza nordica, una perla delicata, fragile; la Carati è una mora mediterranea, aggressiva, prorompente. 

Nota: ripubblicazione di un mio vecchio post

Commenti

  1. Non comprendo la ragione di mutilare un film e proporre un finale alternativo a quello originale. Comunque è davvero cruento, io ci sarei rimasta secca.

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    1. Sconvolse anche me quella scena. Decisamente una doccia gelatissima. Inaspettato finale! Grazie per essere stata la commentatrice numero 1 :)

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    2. Caspita :D meriterei una targhetta, una sorta di onorificenza.

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    3. Segno del destino, visto che nel mio nuovo spazio ci sarà molto del primo Bazar :)
      Contenuti che sicuramente ti piaceranno :)

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  2. E allora io sarò il secondo!
    Credo.
    Ma sai che ho capito dal commento di Sara che eri te !
    Che questo è il tuo nuovo sito.
    Quello nato per sbaglio 😀
    CIAO RICKY.
    Già il titolo mi piace di più rispetto al Bazar “del calcio”.
    Quindi questo è un post “replica” ...come sarà la linea di questo tuo nuovo sito...più che altro quanto spazio prenderà il calcio?
    Sul film che dirti, forse ci avevo già commentato.
    È come leggere un fumetto quelli con lo squalo come logo tipico degli anni 70/80 filone cronaca nera .
    Conoscere il finale del film , la sua metafora come scrivi te , disturba più delle immagini che mostra il film alla fine.
    Ecco perché non ho mai amato quei fumetti erotici /porno violenti e sadici.
    Sesso e violenza estrema non sono i miei preferiti.
    Anche se Avere Vent’anni non è poi A Serbian film.
    😀

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    1. Grazie Max!
      Nato per sbaglio, ma è l'ultimo (vi garantisco). La prima svolta è proprio questa: addio al termine "bazar". In realtà ho voluto adottare l'abcb come sigla distintiva, citazione del manga Orange Road (ma l'abcb di Riky necessitava un ulteriore termine per facilitarne la ricerca..ero indeciso tra caffè e pub!).
      Il calcio avrà di sicuro uno spazio a settimana con i disegni dei gol. Ma sarà soprattutto un "remember". Di sicuro non ci saranno top 3 o pagelloni.
      Questo sito sarà una somma dei precedenti due e spero sia quello più gradevole per tutti, da leggere. Mantengo l'amico Claudio al mio fianco, una volta a settimana, con l'altra sua passione, il cinema. Comunque i macrotemi li puoi già vedere nei banner a lato.
      Sul film: ovviamente il finale è shock perché non te lo aspetti in un film del genere.
      Chiaro che la scena finale rimane nei limiti della cinematografia di genere.
      Come dici tu, A Serbian Film è ben altra cosa (terribile).

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  3. Nessuna obiezione al film. L'importante è l'apertura. Quella mentale.

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    1. Infatti quando si guarda un film bisogna sempre contestualizzarlo al periodo e soprattutto capire il messaggio del film, espresso dalle immagini e dai dialoghi.
      La violenza rappresentata nei film è giustificata se serve per rendere questo messaggio.

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  4. Film dal finale veramente inaspettato. Da riscoprire.

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    1. Esattamente. Un gioiello del cinema italiano anni '70 controverso e dimenticato.

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