Perché amo La casa dalle finestre che ridono


Non state per leggere una recensione, ma un elogio a quello che secondo me è una delle pietre miliari del cinema, non solo horror.

"La casa dalla finestre che ridono", film di Pupi Avati che il prossimo agosto compierà 44 anni, ha trasformato le zone rurali dell'Emilia Romagna in un luogo di inquietudine e paura. C'è chi sparge sangue e c'è chi è connivente: un paese intero, gli stessi Carabinieri. C'è un atto di ribellione finale, provocato dal coraggio di quel "forestiero", il restauratore Stefano. E' la ribellione del sindaco Solmi, il diverso, il deforme, che però si dimostra alla fine il più umano di tutti, con quella telefonata alla Polizia di Comacchio determinante non tanto per salvare la vita al malcapitato Stefano, ma per consegnare alla giustizia chi è responsabile di tanti delitti. Solmi, il sindaco che avrebbe voluto aprire le porte della sua comunità, partendo proprio dal restauro da quell'affresco così inquietante e così prezioso allo stesso tempo, convinto di poter attirare visitatori.

Pupi Avati dirige così un film raffinato e angosciante, trasformando una villetta di campagna in un luogo capace di suscitare paura. Non usa jump-scare, ma sfrutta il vento, il vento che soffia placido nel silenzio e nella solitudine della campagna; sfrutta un vecchio registratore, una voce spaventosa, merito della grande abilità di Gianni Cavina, altro mattatore de "La casa dalla finestre che ridono", l'ubriacone che tutto sapeva e che è stato emarginato da tutti i suoi compaesani. Coppola, il personaggio di Cavina, è Virgilio per Dante-Stefano, è colui che gli svela, progressivamente, gli orrori di quel piccolo paese della campagna ferrarese.


Colpevolmente sottovalutata, infine, è la performance del protagonista, Lino Capolicchio, considerato un attore inespressivo. In "Amore e ginnastica", film non memorabile tratto da un racconto di De Amicis, Capolicchio rende alla perfezione la nevrosi del protagonista, accentuandone i goffi comportamenti; ne "La casa dalle finestre che ridono", Capolicchio impersona l'uomo di città che si muove tra i misteri di una piccola comunità chiusa a riccio in se stessa, scoprendo piano piano l'orrore. Non è la vittima designata che si consegna irrazionalmente al carnefice di turno, come nei banali horror americani: è l'uomo che indaga per naturale curiosità, che ricostruisce il mosaico tessera per tessera, che si spinge oltre delle colonne d'Ercole dalle quali è impossibile tornare. L'espressione finale di fronte allo svelamento del mistero, senza urla isteriche, è un rassegnarsi a questa condanna, è un disperato tentativo dell'uomo razionale e preciso, quale è Stefano, di dire: "No, non è possibile". E' il nostro stesso sguardo: siamo quasi calmi, avendo oramai scoperto tutto, e allo stesso tempo rassegnati, impossibilitati a capire come gli assassini abbiano potuto versare tanto sangue, nell'indifferenza degli abitanti, un'indifferenza nata in primis dalla paura, dalle credenze popolari, perché guai a mettere i bastoni tra le ruote a chi, si diceva, "aveva avuto rapporti sessuali con il diavolo".

Commenti

  1. Bravo nel calcio e nel cinema.
    Complimenti Riky.

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  2. Di critiche ne ha sempre prese tante, negative.
    Secondo me più di reazione a quelli che, come me, lo considerano un capolavoro :)

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  3. Non voglio leggere tutta la recensione...per non trovare spoiler.
    È un film che mi sono sempre ripromesso di vedere.
    Addirittura mi sembra sia facile pure trovarlo sul tubo in versione integrale ( credo).
    Devo solo trovare il momento giusto 😀
    Ciao Riky

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    1. ci sono spoiler, anche se non attinenti al "responsabile" o ai "responsabili" dei fatti di sangue.
      Non leggerla comunque, ma recupera il film. Lo merita!

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    2. Si Max, leggendo il post di Riky sono andata a cercare il trailer perché neppure io l'ho mai visto e su YT c'è anche il film completo.
      A meno che a 10 minuti dall'inizio del video non inizi qualcos'altro a caso xD

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    3. Usti il trailer spero non faccia spoiler!!

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  4. Io ne ho sempre sentito parlare bene, ammetto la mia mancanza di non averlo mai visto!

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  5. Questo mi ricorda che appena prima della quarantena anche una villetta vicino casa mia è stata utilizzata 3 giorni per farne le riprese di un film horror/thriller.
    Chissà cosa ne verrà fuori, sarò curiosa di vederlo. Si vedrà anche un pezzo di strana su cui passo sempre per andare al mare.

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    1. Uao! Nel mio paese invece girarono, nel 1987, un film con Ornella Muti e Philippe Noiret, "Il frullo dal passero", sceneggiatura dell'artista romagnolo Tonino Guerra.

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    2. Ma era un porno? Il titolo non promette bene. Ahahaha

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    3. Ma qui di film ne girano parecchi Riccardo, non è una stranezza. Sul mare qualche mese fa ne hanno girato uno con Alessandro Gassman e altri che non ricordo. Lo scorso anno idem. Ne girano anche nel lunapark vicino a dove lavoro. Insomma, siamo un set richiesto :D

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    4. ah vero! Mi ricordo del film di Gassmann..non dico però quale :)

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  6. su canale 34 lo avevano trasmesso, qualche settimana fa, in prima serata!

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  7. Ciao e benvenuto al tuo nuovo blog xD

    Come detto, non ho mai visto questo film, oltre alla tua recensione sono andata a vedere il trailer ed ho letto anche altri commenti sotto: tutti di complimenti e lodi!!
    Devo dire che, in effetti, mi ha dato l'impressione di un film fatto bene, molto riuscito e ricercato, che quindi potrebbe piacermi.
    Però cavolo, io ho sta cosa che se un film è poco recente mi limito da sola e mi scoccia guardarlo xD
    Sono superficiale!! Non mi prende proprio di mettermi davanti allo schermo anche se sento che forse potrebbe piacermi :D

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    1. Non è certo un film dinamico e nella parte centrale si dilata, anche perché deve distendere i nervi dello spettatore per poi colpirli senza pietà, 😁. È un film della vecchia scuola dei thriller italiani. Da amante del genere, non posso che apprezzare!

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  8. Non sapevo che Lino Capolicchio fosse stato criticato. Per come la vedo io questo film non sarebbe stato lo stesso con un altro attore al posto suo...

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    1. Non mi ricordo dove, ma avevo letto delle critiche sulla sua inespressività :D

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  9. Questo mi manca ma a me mancano tanti film di Avati. Dovrei fare un bel recupero!
    Ottima l'assenza di "salti sulla sedia" sostituiti dal vento. L'atmosfera, se ci sai fare, fa più paura di qualsiasi salto per lo spavento, che è una "poraccitudine" che inserisce d'improvviso qualcuno o qualcosa di spaventoso, accompagnato da un suono forte all'improvviso.
    Forte pure l'uso del registratore. Un misto tra quei vecchi super 8 ritrovati in soffitta e la radiolina di Silent Hill?

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    1. Proprio quei vecchi registratori: credo sì, i super 8!
      Di Avati anche io non ho visto tanto, ma ho visto il meglio :), credo.
      I thriller-horror li dovresti recuperare tutti, magari in fila, tranne il Nascondiglio che rispetto agli altri quattro è decisamente sottotono.

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    2. Ma c'erano anche registratori super 8? Conosco solo le cineprese.

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    3. Non so come si chiamassero, ma con le "pizze" sulle quali registrare la voce :)

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  10. Per me imparagonibile membro dell'imprescindibile trittico giallo-horror all'italiana.
    Capolavoro, ed è vero che Capolicchio siamo anche noi spettatori, esterni alla vicenda che non possono che restare stupiti e arresi di fronte al finale.
    Sarà un finale senza speranza?

    Moz-

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    1. Il finale è senza speranza per Stefano, per lo spettatore sì: l'arrivo della Polizia che riesce a mettere fine agli omicidi in quel paesello.
      Pupi disse che il finale era volutamente aperto, in quel senso.
      Mentre il destino di Stefano è segnato: morte.

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  11. L'ho visto pochi mesi fa e mi hai fatto tornare voglia di vederlo. È come il cioccolato. Sempre allettante. Bellissimo attestato di stima a questo capolavoro.

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    1. Cioccolato fondente o amaro, ovviamente :) . Prima però dobbiamo rivedere Zeder. Con tanto di recensione incrociata :D

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