Il bestione, film del 1974 di
Sergio Corbucci, racconta le peripezie, lavorative e non, di due camionisti di età e di estradizione differente: il siciliano
Nino Patrovita, a cui dà volto e voce
Giancarlo Giannini, il lombardo
Sandro Colautti, interpretato dal francese
Michel Constantin e doppiato da Renato Mori. Come prevedibile, inizialmente il rapporto tra i due è conflittuale: Colautti rimpiange il suo vecchio "secondo", Matteo Sacchi, fermato alla visita di idoneità per sopraggiunti limiti di età, e nel contempo soffre la vivacità del collega più giovane, con un sottile filo di invidia, che quest'ultimo avrà modo di fargli notare in un veloce e decisivo chiarimento.
I due personaggi sono diversi per carattere, schivo il Colautti ed espansivo il Patrovita, ma un rapporto di amicizia si crea e consolida - i due diventano anche soci in proprio - facendo leva sugli aspetti comuni del loro carattere. Entrambi infatti sono donnaioli impenitenti, complice anche la vita costantemente "on the road", ma soprattutto orgogliosi della loro "missione", tenaci e determinati davanti alle difficoltà, non poche, del proprio lavoro.
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Non tanto schivo forse, vista la scureggia alla dogana |
Costantin e Giannini creano un'ottima amalgama tra i loro personaggi (anche se Giannini esagera nell'accentuare l'accento siciliano) e riescono a trasmettere l'essenza del camionista, della vita passata in una cabina di un camion, i pochi momenti trascorsi a terra, "tra un bicchiere e una baldracca" (citando un celebre aforisma di un personaggio interpretato "altrove" da Bud Spencer). Ed è la parte più convincente quella in cui i due protagonisti arrivano in Polonia e si fermano a dormire, una notte, in hotel: Colautti "abbandona" Patrovita per trascorrere la serata dall'amante, la polacca Magda, interpretata da una bellissima e seducente Dalila Di Lazzaro, e il povero Patrovita, dopo aver pedinato il compagno, si separa da lui e vaga per le vie di una cittadina polacca, corpo estraneo in mezzo ai residenti, trasmettendo un forte senso di solitudine e di disorientamento anche allo spettatore, che raggiungono il climax nella scena del ristorante. E' buono anche l'apporto delle "spalle", un variegato mondo femminile che spazia da una seducente titolare di trattoria ad Elena, personaggio interpretato da Anna Mazzamauro (la signorina Silvani di Fantozzi), fino alla figlia di Colautti, che all'insaputa del padre si intrattiene con uomini ricchi, sposati e più grandi di lei. A proposito di trattoria, in una scena a inizio film si alternano immagini di camionisti intenti a divorare piatti giganteschi: mi viene il dubbio che "Camionisti in trattoria" si sia ispirato esplicitamente a "Il bestione". E' un'auto-citazione certificata, invece, quella degli Oliver Onions, gli autori della colonna sonora, che a un certo punto sul camion alla radio fanno suonare Dune Buggy, la canzone del film "Altrimenti ci arrabbiamo", "una famosa canzone americana", dice Nino Patrovita all'amico Colautti.
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Camionisti in trattoria |
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La solitudine al ristorante |
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Dalila Di Lazzaro |
Nel complesso, il film sa alternare toni da commedia a momenti più drammatici, e spicca per brillantezza nei dialoghi, che assecondano una sceneggiatura praticamente perfetta e molto ricca. Sullo sfondo delle vicende di Nino e Sandro ci sono anche importanti questioni sindacali: autotrasportatori sfruttati e malpagati e sindacalisti che non fanno il loro dovere. Ma l'essenza rimane lo spirito del camionista. C'è chi perdendo il ruolo, ha perso ogni motivazione e slancio per la propria esistenza; e c'è chi ha contestato la scelta dei protagonisti di mettersi in proprio, di diventare "padroni", ma al momento del bisogno interviene. Perché quella del camionista è una missione e di fronte a un compagno in difficoltà è inevitabile fermarsi e intervenire.
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Le proteste sindacali |
Una storia normale che grazie alla capacità recitativa dei protagonisti che si muovono alla perfezione, guidati dalla regia sapiente di Sergio Corbucci, si trasforma in qualcosa di bello
RispondiEliminache tu percepisci e racconti con dolcezza facendoci partecipi della tua emozione.
Sai,più che una storia normale, direi che è una storia che poteva essere divisa in cinque sei puntate di una serie televisiva. Infatti "Due assi per un turbo", serie tv degli anni '80 che adoravo, prende ispirazione dal film di Corbucci.
EliminaGrazie per le belle parole :), mi fa piacere che in questo scritto emergano le mie sensazioni della visione.
Io ricordo "Strangers in the night" di Sinatra cantata da Giannini :D All'epoca ero bambino ma mi cappottai dal ridere
RispondiEliminaA perenne memoria :) https://www.youtube.com/watch?v=OhECPDXOTv0
EliminaScena cult! E' appunto della parte più bella del film :)
EliminaQuella del camionista è una vita dura, o quantomeno lo sarebbe per me se dovessi intraprenderla. Però ci sono tanti camionisti che non la scambierebbero con nessun'altra. Interessante questo film perché entra proprio nel vivo di quella vita lì.
RispondiEliminaEsattamente, la vita del camionista è terribile, dal punto di vista fisico.
RispondiEliminaEcco perché poi si ingozzano di cibo e di vino, per resistere a una vita così logorante...
Un film con tuo zio 😅
RispondiEliminaLa scureggia alla dogana 😆 tra l'altro lo hai scritto alla romana, con la U, una R e due G 😁
Non so se il reality con quel coglione di lavapiatti Rubio sia ispirato al film, di sicuro prende spunto dal detto che i migliori posti per mangiare in viaggio, li conoscono loro. Poi magari 'sto detto ha preso popolarità grazie a questo film... boh?
Un film con tuo zio 😅
EliminaRicordi quello che ti dicevo di mio padre che davanti a ogni Giannini diceva: "E' nostro parente, anche se alla lontana" (e segue descrizione del ramo della famiglia che "sfocia" nella città del Giannini).
Io ho sempre detto scureggia, ma è più corretto scoreggia :D.
Comunque la scena dei camionisti in trattoria è uguale a quelle del reality, indi per cui..
Ahahah grande il signor Giannini! Sembrano le parentele di Pippo 😝
EliminaL'ultimo anno di superiori ho avuto un Di Giuseppe in classe e dicevo ai professori che eravamo parenti 😅
In italiano è scoreggia, sì ma la maggior parte, soprattutto al nord, dicono scorreggia (lo uso anche io perché mi ridere).
Esattamente, ahahah, mai paragone fu così azzeccato! La lunga lista di parenti del sig. Giannini!
EliminaDa bambino io ho sempre usato il termina scureggia :D (Il famoso detto: la scure scureggia)
Questo non credo di averlo mai visto.
RispondiEliminaDune Buggy è la canzone più usata nei film allora... ahaha :D
Comunque, bellissimo, me lo immagino commedia ma con quella triste vena seria di fondo.
Moz-
Commedia con triste vena seria di fondo è la perfetta definizione. Proprio così!
EliminaUna commedia molto significativa.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
Molto significativa. Tanti gli spunti di riflessione!
EliminaMio padre adorava Dalila Di Lazzaro e faceva il camionista.
RispondiEliminaSarà un caso? Ahahah
Sulla sua fedeltà coniugale scommetterei tutto quello che ho. ;)
Vedi, io e tuo padre avevamo due cose in comune: la passione per il Milan e per Dalida Di Lazzaro (che come sai, mi ricorda peraltro una cara persona :D).
EliminaIn realtà ben più di due.
EliminaMa lui oggi avrebbe 60 anni................. 😜
Io amo il cinema anni '70 ^_^ italiano, in quasi tutte le sue forme!
EliminaGrande! Mi fa piacere quando un esperto e un cinefilo amante del cinema internazionale converga con i miei gusti da italianista anni '70 :D
RispondiEliminaW gli anni 70 w la vera e pura natura umana.odio questa era di cellulari e social.stavamo meglio prima.era tutto piu a misurad'uomo.la tecnologia a mio avviso deve essere usata come lo zucchero.quanto basta.non deve sostituire l'essere umano.w i sentimenti piu veri la famiglia le vere amicizie di quando ci si aiuta l'uno con l'altro.
RispondiEliminaCiao Nando, grazie del commento e benvenuto.
EliminaErano tempi molto diversi, troppo da oggi: sicuramente avevano aspetti positivi e altri peggiori.
Io sono un appassionato di quel periodo storico, guardo film, ascolto canzoni e leggo libri di quel periodo.
Ma non penso "ah vorrei aver vissuto in quel periodo lì".