Un'anima persa: analisi del libro e film (con spoiler)


Lo scorso inverno, spulciando la libreria di mamma, ho trovato alcuni libri interessanti. Quello che mi ha colpito maggiormente è "Un'anima persa" di Giovanni Arpino (1966). Un libro che ho divorato in poco tempo e che mi ha spinto anche a vedere la trasposizione cinematografica, "Anima persa", film del 1977 di Dino Risi.

Il libro è ambientato nella Torino degli anni '60: Tino, un giovane studente orfano impegnato negli esami di maturità, vive con gli zii Serafino e Galla, venendo a conoscenza dell'esistenza di un fratello gemello dello zio, chiamato "Il professore". Quest'ultimo, affetto da follia, vive praticamente da recluso in una stanza del secondo piano. Gli altri "inquilini" di casa, a parte Serafino, si limitano a spiarlo ogni tanto dal buco della serratura. Il lettore, a questo punto, immagina che "l'anima persa" sia quella del professore. Ma non è così.

Sarà Tino a scorprire progressivamente la verità: l'integerrimo Serafino, ingegnere in un'azienda municipale del gas, in realtà si è licenziato da anni e vive sulle spalle della moglie, ricca di famiglia. Inoltre è un ludopate: per il suo vizio ha anche dilapidato i soldi che la madre di Tino aveva destinato per gli studi del figlio.  Ma il segreto più terribile è l'ultimo a essere svelato: "Il professore" è Serafino, è l'alter ego dell'ingegnere, che attraverso una porta nascosta entrava e usciva, vivendo un'esistenza dissoluta, non solo per il gioco. Nella sua stanza, infatti, viene ritrovata legata una prostituta.

L'anima persa è dunque l'austero zio, un uomo quasi inavvicinabile all'apparenza, in realtà una persona abbandonata al vizio e alla perversione. Quando viene scoperto il suo doppio, e l'alter-ego si dissolve, Serafino entra in una sorta di stato catatonico: l'alter-ego si è portato via anche Serafino, che sarebbe costretto a tornare a una vita normale, ma una vita normale non può più averla. Un'anima persa, ma soprattutto un inetto, Serafino, un perdente travestito da vincente.

Nella trasposizione cinematografica la vicenda è ambientata a Venezia. Serafino diventa invece Fabio, intrepretato da Vittorio Gassmann. Il mattatore dell'opera: trasmette, nei panni di Fabio, il senso di austerità e di severità del personaggio, mentre nei panni del professore è autore di una prova veramente fuori dagli schemi. Ammetto di aver avuto un sussulto nella scena in cui, osservato dal buco della serratura da Tino, estrae la lunga lingua rossa. Un volto da trip, oppure da Joker, un'esplosione di follia.


Non mi ha convinto la Deneuve nei panni della moglie di Fabio, Elisa Stolz (la zia Galla me l'ero immaginata diversa, leggendo il libro di Arpino), bene invece Danilo Mattei nei panni di Tino e bellissima Anicée Alvina nei panni di Lucia, personaggio inventato nel film, fidanzatina di Tino che concede anche un breve ma sensuale nudo nella scuola d'arte frequentata dal protagonista (che non è appunto uno studente delle superiori). La sorpresa, nel finale, è doppia per chi non ha letto il romanzo: in primis lo svelamento dell'identità del professore, in secondo luogo un'altra orribile verità. Elisa è più giovane del marito, ma in pratica la loro relazione era iniziata quando la donna era solamente una ragazzina minorenne. Elisa si veste da bambina per soddisfare gli appetiti sessuali del marito. Un mostro, non solo un'anima persa.


Il film è dunque all'altezza del romanzo, anche se in parte è un'occasione...persa.
Perché "Anima persa" aveva un potenziale elevato da thriller, un potenziale sfruttato solo in parte.
Il palazzo veneziano degli Stolz e la stanza proibita del professore (il titolo inglese è infatti "The Forbidden Room"), affidati alla regia di Pupi Avati, avrebbero potuto trasmettere molta più inquietudine e paura. Ci riesce egregiamente l'inquadratura della bambola decapitata, con il colore rosso a simulare il sangue: un'immagine horror, degna dei migliori horror-thriller italiani degli anni '70.

Commenti

  1. Apprezzo la citazione di Giovanni Arpino che ho sempre considerato il mio Nobel privato.
    La storia si svolge tutta a Torino, e il libro - diario, ha una struttura identica a " La suora giovane", il romanzo che diede la notorietà allo scrittore.

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    1. Infatti mi sono annotato il tuo consiglio letterario.
      I due libri che ho letto di Arpino sono eccellenti.

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  2. Un romanzo - e poi un film - davvero insolito. Originale. Forse non guarderei il film ma sicuramente leggerei il libro.
    Buona giornata :)

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    1. E' meglio il libro. Nonostante Gassmann (superlativo).

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  3. Non è il mio genere. Forse come Sara, potrei fare un'eccezione per il libro. Ma il film, credo, non ne sarei mai in grado. Ho paurissima. Per me diventa difficile persino un thriller leggero leggero, mi immedesimo troppo. Rimango sconvolta per giorni.

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    1. Forse non avete letto "Delitto d'onore" che è stato tradotto in tutto il mondo.


      Il film citato da Riky è una "fetecchia".

      Saluti.

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    2. @Irene: non fa paura, inquieta solo Gassmann quando fa quella scena della lingua :D.
      @Gus: di Arpino ho letto solo i due libri della "biblioteca di famiglia": questo e "Una nuovola d'ira", bellissimi entrambi.
      Il film non è male: ho visto di peggio. Non è però entrato nella mia cerchia dei cult.

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    3. Ireeeee, ma davvero sei così fifona?!?!
      Non l'avrei mai detto.
      Io questi film li guardo a colazione. 😅

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    4. Ahahah. .ma dai qui poi non c'è nessuna morte, né morti traumatiche 😁

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    5. Ioooo???? Da morireeee!!!😰😁 Non riesco a leggere o a guardare nessun genere di thriller, e gli horror per me non esistono 😰😰😰potrebbe venirmi un infarto! Ma solo con le finzione, eh... non so cosa mi scatta. Nella vita reale non ho paura di quasi nulla (a parte i pazzi 😅)

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    6. E se Riondino girasse un horror?
      Magari pure nudo? 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

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    7. Michele! Amore mio 😍siamo stati insieme fino alle 2 della scorsa notte. On demand.
      Con lui potrei anche osare avventurarmi nell’oscuro 😍😍
      Basta però che non me lo fanno diventare pazzo, però! Che poi mi passa la poesia 😒😍😒

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    8. ahahah Michele o pazzo (citazione di una grande canzone di Rino Gaetano!)

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  4. Cavolo, potente.
    Peccato davvero che un soggetto così non sia andato nelle mani di un regista esperto di gialli-horror conturbanti...!

    Moz-

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  5. Non ricordo questo film , devo recuperarlo.
    Saluti a presto.

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    1. Un'occhiata la merita..soprattutto per l'interpretazione di Gassmann!

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  6. Pur amando molto Gassmann, preferisco più il libro rispetto al film.
    A proposito di Gassmann, scusami se vado O.T, la settimana scorsa Rai5 ha replicato "Il Mattatore" uno dei primi programmi realizzati dalla Rai negli anni 50s. sarà per Gassmann, sarà per gli attori ospiti tutti dei grandi, ma mi è sembrato ancora superiore rispetto a tante cose che appaiono in Tv oggi.

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    1. Anche io preferisco il libro. O.t. decisamente ben gradito!

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