Opera, l'ultimo grande Dario Argento (recensione di Bonigol)


Opera è un film horror ideato e (ben) diretto da Dario Argento (nel 1987) che, alla luce delle produzioni "partorite" in seguito dal regista romano, viene considerato un po' come il suo "canto del cigno". Non che tutto ciò che è venuto dopo sia da pattumare, s'intende, ma Opera è l'ultima creazione di Dario a contenere i giusti equilibri al suo interno e a esser dotato di quell'estro e dell'ansiogeno tocco in regia capaci di cucirne i vari aspetti (giallo, psicothriller e uno splatter "dosato") per dar forma a una pellicola dallo straordinario livello tecnico e di (tutto sommato) buona credibilità. Il titolo non è per nulla fuorviante e di opera (lirica) si parla fino allo stremo con le musiche di Giuseppe Verdi (pregevoli, dominanti), Claudio Simonetti (inquietanti) e Brian Eno (ossessive) a incorniciare le scene.


Qualche "boccone" di trama: Marco, un eccentrico regista teatrale con precedenti nel cinema horror (interpretato dallo Ian Charleson di Momenti di Gloria) vuole inscenare il "suo" Macbeth innovativo avvalendosi di veri corvi svolazzanti tra platea e palcoscenico  ma a poche ore dal debutto "perde" la soprano, rimasta ferita alle gambe dopo essere stata investita. La scelta di Marco ricade sulla riserva, Betty (Cristina Marsillach), ragazza piena di dubbi e paure riguardo alla sua voce (che ella stessa ritiene troppo "giovane" per quell'opera) e intimorita dalla "maledizione" del Macbeth (si dice porti sfortuna). Convinta infine dalla sua amica-agente (l'onnipresente Nicolodi) e dalle lusinghe dello staff, Betty va in scena ottenendo consensi e acclamazioni da pubblico e stampa. Il momento di gloria della ragazza coincide però con una serie di strani avvenimenti in teatro durante la rappresentazione e con l'avvento nella sua vita di un sadico maniaco assassino che inizia a perseguitarla massacrando chi le sta accanto (dopo averla immobilizzata) e applicandole cerotti con file di aghi sotto le palpebre inferiori per costringerla ad assistere alle violenze. Proiettata in una spirale di sangue, Betty sarà costretta a fare i conti col proprio passato per sopravvivere e capire chi è veramente. In un incubo (o flash-back?) che ricorre dalla sua infanzia vede una ragazza assassinata da una misteriosa figura vestita di nero mentre una donna dall'espressione sadico-estatica osserva la scena. È in qualche modo collegabile a quel che le accade attorno?


Dario Argento centra il bersaglio grazie a una serie di espedienti di alto livello. Alcune pregevoli idee (annotatevi la straordinaria scena di Daniele Soave e del proiettile) rendono inossidabile la struttura di un film che, rivisto dopo oltre trent'anni, mostra appena minimi segni di "vecchiaia". I corvi si prendono scene e prospettive in una sequenza memorabile girata all'interno del Teatro Regio di Parma (tramite una costosa impalcatura costruita appositamente) durante la quale la telecamera riproduce il loro ellittico volo in soggettiva. Ampi spazi teatrali vengono contrapposti alla claustrofobia che può suscitare anche il proprio appartamento quando lo stalking lo rende "gabbia". La vita della protagonista si sviluppa in un conflitto di spazi ambientali interni ed esterni che vanno da splendidi paesaggi di montagna a strettissimi cunicoli d'aerazione. Ed è anche la sua vita a dover affrontare una scomoda e ancestrale "strettoia": il rapporto col genitore. "Io non sono come mia madre, sono molto diversa!" grida Betty più a se stessa che agli altri. Perché è proprio il mondo, spesso (e non un sadico killer) ad appiccicarti queste etichette con banalità del tipo "tutta sua madre" o "tale padre, tale figlio" o "brava come la sua mamma" e altre considerazioni (anche con accezioni negative) che nemmeno l'età riesce efficacemente a scrollarti di dosso.


"Io sono diversa da tutti" che parafrasando sta per "Io sono io e nessun altra"; difficile non vedere un omaggio del padre alle figlie Fiore (Fiorella) e Asia (Aria), la prima impegnata nella moda e la seconda in procinto di una brillante carriera  cinematografica (proprio lo stesso anno di Opera recitò in Zoo della Comencini) tacciate di essere "figlie di papà". Complicato, infatti, "lavare" via meriti genitoriali attribuiti ai loro successi professionali. Il cordone ombelicale come un marchio. Un figlio impara anche dagli errori degli adulti che lo crescono e non soltanto dal loro modo di vivere. Una figlia non è una carta assorbente per pregi e difetti della madre, questo è ciò che emerge dalla fragilità della giovane Betty. Il suo percorso verso l'individuazione è più accidentato di altri e include sangue, lame taglienti, sadismo e morte ma il giusto equilibrio tra gioie e dolori è sempre l'unica strada (compromesso) accettabile per vivere.

Commenti

  1. Sere fa ho visto su Ski "Profondo rosso" e dopo una ventina di minuti dormivo russando.
    Troppi effetti speciali e tutti scontati.
    L'unico vero horror è per me "Shining"
    Mi impressionano, invece, i visi sia di Dario che di Asia😒

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Profondo rosso" è uno dei più thriller-horror italiani più belli. Ma di Argento preferisco - gusto mio - 4 mosche di velluto grigio 😁

      Elimina
  2. Ho visto e apprezzato molti film di Dario Argento, anche se forse tutti recenti.
    Questo non lo conosco, ma se passasse in tv lo guarderei sicuramente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io non l'avevo visto..e lo confondevano con il Fantasma dell'opera che invece è un film "argentiano" non memorabile :D

      Elimina
  3. si, è proprio il canto del cigno di Dario Argento. Tutto quello che vene dopo non è nemmeno una pallida imitazione della grandezza dei suoi primi lavori. Se penso che da "Opera" sono passati più di trent'anni mi sale la tristezza ma, riflettendo, nessun altro regista italiano è mai arrivato a girare qualcosa di decente da allora. Ciò che voglio dire è che per quanto robe come "La terza madre" possano aver deluso, perlomeno Argento ci ha provato...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai che condivido il tuo giudizio? Fa solo eccezione Pupi Avati con Zeder e l'Arcano Incantatore (il Nascondiglio e il Signor Diavolo sono inferiori)..poi sì, ogni tanto c'è qualche titolo undeground carino, ma niente di eccezionale..

      Elimina
  4. Avrebbe fatto meglio a fermarsi qui...

    RispondiElimina
  5. Opera non l'ho visto - ho in generale delle lacune con l'Argento più vecchio.
    Per fortuna, ne ho di più col nuovo: l'ultimo suo lavoro che ho visto è stato La terza madre, un continuo di "maccosa" che non aveva fine. XP

    A ogni modo, Bonigol mi ha messo una certa curiosità: spero di riuscire a vederlo (e di non pentirmene :P ).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io non l'avevo visto, l'ho recuperato su consiglio proprio del mio amico. E' un bel film. Ancora è l'Argento dei tempi d'oro. La Terza Madre è una cosa grottesca :D il clou sono le streghe che sembrano le suicide girls :D

      Elimina

Posta un commento