Il Palmares del Campione
Pierino Prati è nato a Cinisello Balsamo il 13 dicembre del 1946 ed è
morto, purtroppo, a Montorfano il 22 giugno del 2020. Alto 181 cm pesava 78 kg.
Ha giocato nel Milan dal 1967 al 1973 totalizzando 72 gol in 141 presenze. Vice
Campione del Mondo con la Nazionale italiana nel 1970 con gli azzurri ha vinto
gli europei nel 1968 battendo in finale a Roma la Jugoslavia.Con il Milan
Pierino Prati ha vinto 1 Scudetto nel 1967-1968, 2 Coppe Italia (1971-1972;
1972-1973), 2 Coppe delle Coppe (1967-1968; 1972-1973); 1 Coppa dei Campioni
(1968-1969); 1 Coppa Intercontinentale (1969). In Nazionale ha giocato dal 1968
al 1974 realizzando 7 reti in 14 partite.
Prati è stato uno dei protagonisti
più fulgidi del grande Milan di Nereo Rocco e di Gianni Rivera. Quel Milan,
dalle maglie uniche, affascinanti e indimenticabili, divertiva per l’indiscussa
estemporaneità del suo protagonista in panchina, Nereo Rocco, e per la classe
con cui il suo geniale architetto in campo, Gianni Rivera, disegnava le azioni
e le trame più compassate e inimmaginabili a vantaggio degli avanti rossoneri.
Specie di Prati. Pierino detto “la
peste” per la “verve” che metteva in ogni azione, è stato il “braccio” di
Rivera, la punta capace di concretizzare in gol ciò che il fuoriclasse
rossonero inventava. Lanciato in prima squadra da Nereo rocco, fu uno dei fiori
all'occhiello del fantastico vivaio milanista.
Le tracce indelebili
Con quei calzettoni abbassati e l’aria scanzonata che lo impregnava da
testa a piedi quasi fosse il "Rino Gaetano" di quel Milan e di quei
campionati, Prati seminava il panico nelle difese avversarie che amava prendere
d’infilata spesso e volentieri fiondandosi al centro dell'area di rigore. Fu
per il Milan uno dei migliori attaccanti della sua gloriosa e blasonata Storia.
Imprevedibile e "velenoso", eccelleva tanto di testa quanto di piede.
Non disdegnava il gioco sulle fasce. Il suo tiro, specie di destro, era forte e
preciso. Non amava le "veroniche" e neppure gli "stop" a
seguire ma il suo gioco d'attacco era essenziale e prezioso. Ogni tanto si
concedeva delle "pause" ma in quei casi Rocco non ci pensava due
volte a "bacchettarlo" e a restituirlo, a “modo suo”, alla partita.
Prati divertiva, trasmetteva allegria; non fu mai un Fuoriclasse ma fu certamente
un fior di attaccante seppur chiuso in Nazionale, per sua sfortuna, dal grande
Gigi Riva, l’attaccante per antonomasia del Cagliari e della Nazionale
italiana.
Con quell’aria un po’ furbesca e un po’ naif, con quei piedoni ruvidi
che lo resero inconfondibile, Pierino la “peste” fu per anni il “contrapposto”
al Milan di Mario Corso pur essendo anni luce distante dal Campione interista
sia per il ruolo, sia per la zona di campo gestita, sia per mentalità. Corso e
Prati giocavano coi calzettoni abbassati. Caso, coincidenza o modo di intendere
il calcio? Chissà. Prati aveva solo un compito da assolvere: segnare. Al resto
pensava Rivera che gli pennellava la palla sulla testa o sui piedi quasi
poggiandogliela come a chiedergli solo una cosa: "adesso scuotiti e fai
gol".
L'indisciplina tattica vissuta come punto di forza
Prati era dotato di un buon dribbling, specie in progressione, non aveva
paura del contatto fisico e rimediava alla poca delicatezza del “tocco” con
l’irruenza imperiosa e funambolica dei grandi attaccanti. Era sempre dove
Rivera gli chiedeva di essere. Non c’era Prati senza Rivera. Fu questa la forza
del grande Pierino. Svariava su e giù
per le fasce più per istinto che per adempiere a precisi compiti tattici dai
quali spesso e volentieri rifuggiva. Lui viveva su ciò che Rivera pensava.
Traduceva quei pensieri in gol. Il resto era irrilevante o quasi. Il calcio per
Pierino la "peste", fu sempre "istinto", mai
"schema", mai “tattica”. Rivera lo "beccava" ovunque fosse
e ad occhi chiusi. Nereo Rocco, che anche per lui fu come un padre, non poche
volte dovette richiamarlo all'ordine non solo per dosarne e domarne l'innata
irruenza ma anche per suggerirgli di stare sempre davanti a Rivera o di
posizionarsi in area guardando il Fuoriclasse rossonero. Rocco non le mandava
certo a dire, ma sapeva bene che da Pierino poteva estrarre solo vino buono.
Ecco perchè su talune "sviste" il Paron talvolta sorvolava senza problemi. I compiti
della "peste" in campo furono sempre ben definiti. Rivera e Prati
come un composto alchemico. Il primo inventava, il secondo concretizzava. La
caratteristica principale di Prati fu l’imprevedibilità delle sue giocate dote
non ascrivibile al suo modo di essere ma piuttosto alla consistenza dei
centrocampisti rossoneri che lo
beccavano in ogni zona del campo a prescindere dalla volontà del numero 11
rossonero.
La grandezza di Sormani
Prati fu agevolato anche dal gioco di Angelo Benedicto Sormani, la punta
alla “Hidegkuti” di quel Milan, l’attaccante che apriva spazi importanti in
avanti caricandosi appresso anche i marcatori degli altri oltre al suo. Sormani
fu la ciliegina sulla torta dell’attacco rossonero. Ottimo collaboratore di
reparto creava superiorità numerica senza pensarci su due volte. Aveva
l'argento vivo adddosso. Il suo gioco era un "mix" di classe,
imprevedibilità e forza. Lui e Rivera, a sua volta protetto dal lavoro
"sporco" dell'inesauribile Lodetti, mettevano Prati nelle migliori
condizioni possibili per svariare in area di rigore e catapultare i suoi tiri
verso il portiere. Prati fu insostituibile in quel Milan. Anche Rivera vide
premiato il suo gioco grazie alle prodezze e ai movimenti mai banali di Pierino
la "peste". Il ricordo come giocatore va sempre a quel famoso Milan
Ajax 4 a 1 del 28 maggio del 1969 al Santiago Bernabeu di Madrid, gara che
consegnò al Milan una leggendaria Coppa dei Campioni (la seconda) e vide Prati
segnare una fantastica tripletta. Un record ancora oggi imbattuto in Champions
League. Nessuno come Prati. Nè Cryff,nè Van Basten. Nè Messi, nè Cristiano Ronaldo.
Rivera in quella gara non fu da meno. Il Mondo lo vide “maramaldeggiare”
davanti all’astro nascente olandese Johan Cruyff. Scusate se è poco! In ogni azione
l'inconfondibile marchio "riveriano".
Roba da stropicciarsi gli occhi.
Quando lo stile rende unici
Pierino Prati non sarà mai dimenticato anche perché ha rappresentato per
tanti tifosi, non solo milanisti, la bontà dell'essere uomo prima ancora che
Campione. Prati era il "sale" e il "pepe" di ogni gara.
Rocco lo "spalmava" sulla pietanza (leggasi la partita) per renderla
indigesta agli avversari. Prati fu Prati nè potevi paragonarlo a nessuno. Umile
ma ribelle, generoso e dal gioco "unico" aveva uno stile tutto suo e
non sapevi mai se quella azione la concretizzasse da centravanti puro, da ala o
da attaccante esterno. Di certo divertiva, sprigionava gioia di vivere e di
essere calciatore. Era bravo anche in acrobazia. Quando pensavi si nascondesse
svogliato dietro ai suoi marcatori te lo vedevi spuntare all'improvviso pronto
a scaraventare la palla in rete o di testa o di piede a seconda di quello che
recitava lo spartito del momento. Pierino ci ha insegnato che non è necessario
essere un Fuoriclasse di grido per consegnare le proprie "gesta" alla
Storia pallonara. Basta chiamarsi Pierino Prati, essere allenati da un padre di
famiglia come Nereo Rocco e diretti in
campo da un Maestro unico e irripetibile come Gianni Rivera. Al resto pensano
madre natura e istinto. Ciao Pierino, riposa in pace. Ci mancherai oltre
ogni ragionevole dubbio.
Claudio D'Aleo
Ricordo Pierino Prati con molta simpatia. Anche gli avversari vanno rispettati.
RispondiEliminaCertamente non conoscevo i dettagli di Prati giocatore e uomo.
La descrizione postata esalta la tua competenza.
Ciao Claudio.
Prati è uno dei giocatori preferiti del nostro Claudio, come si evince dalla lettura del suo pezzo :)
EliminaGrazie Gus i tuoi commenti valgono sempre tanto oro quanto pesano e giungono sempre graditi. Ci sono giocatori che non possono non indossare idealmente le maglie di ogni Club e di ogni tifoso proprio per il marchio indelebile lasciato e l'enorme affetto che ruota e sempre ruoterà attorno al loro indelebile ricordo. Mi riferisco a Valentino Mazzola e al Grande Torino; a Gigi Meroni; a Scirea, Facchetti, Anastasi, Corso e adesso anche a Pierino Prati. Il calcio è fatto anche di romanticismo e sentimenti e questi grandissimi calciatori ne esaltano magnificamente il "credo". Ciao Gus!
RispondiEliminaNe approfitto per ringraziarti del tuo bellissimo "ritratto" del nostro Prati
EliminaGrande descrizione di un ottimo calciatore.
RispondiEliminaSereno giorno.
Grazie Cav :), buona giornata a te!
EliminaUn amore meraviglioso..e dici bene: impossibile non pensarlo assieme a Rivera, coppia fantastica...
RispondiEliminap.s. per i calzettoni tirati giù..adoravo Zignoli prima e Maldera poi.. ;)
Grande Franco...ma hai visto Romagnoli all'Atletico Madrid? Se prendiamo Umpamecano al suo posto stappo una bottiglia :D
Elimina..purtroppo PianetaMilan grida così spesso Al lupo! che poi quando anche ci azzeccasse non ci credo più...
EliminaNo, in realtà è don balon a dirlo..
EliminaPianeta Milan non lo considero ahagga
In effetti gli anni '70 sono stati super anche per me..dal punto di vista del cinema :D
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