Il figlio del vento


Quando appese le scarpe al chiodo per la prima volta, commentò la sua scelta con queste parole: "Non abbandono il calcio, ma il lavoro del calcio".

Miljenko Kovačić, nato a Zagabria il 19 marzo del 1973, era chiamato "Il figlio del vento" per la sua velocità. Fu uno dei tanti calciatori stranieri ad approdare  in Italia grazie a una celebre sentenza della Corte di Giustizia Europea, la sentenza Bosman, che sancì il principio di libera circolazione dei calciatori comunitari: stop dunque alle limitazioni che in Italia imponevano l'impiego di soli tre calciatori non italiani. Nella stagione 1996-97 Kovacic arrivò in Italia a 24 anni, al Brescia, in Serie B.

Rimase in Lombardia per due anni e mezzo, due campionati di Serie B inframezzato da uno di Serie A, giocando pochissimo. Era uno dei pochi calciatori non presenti nello sterminato archivio di Pc Calcio. Curiosa dimenticanza.

Nel novembre 1998 Kovačić lasciò Brescia, dopo la rescissione del contratto. Divenne adepto del culto di Krishna: le sue giornate passavano tra il lavoro nei campi e la preghiera. Si sentiva oramai lontano da quell'agonismo esasperato che caratterizza la vita del calciatore. Tuttavia la nostalgia fece il suo corso. Miljenko Kovačić era veloce, ma anche irrequieto come il vento. Scoprì che il calcio gli mancava. Nel 2000 così tornò a giocare nella Serie B del suo paese. Nel 2004, dopo una buona stagione nel massimo campionato israeliano, appese definitivamente le scarpe al chiodo, a 31 anni. Un'età in cui molti calciatori hanno ancora qualcosa da dire, sul campo. Fu dunque, ancora, una scelta controcorrente.

Nell'agosto 2005, un anno dopo il suo ritiro, Miljenko conobbe la morte a Spalato, in un tragico incidente stradale. Una corsa in moto fu fatale, al figlio del vento.

Commenti

  1. Una volta una persona mi disse che per lui ognuno di noi ha dentro di sé una "condanna" che non è necessariamente un fatto negativo ,ma una sorta di inseguimento e compimento su un qualcosa che è innato.Questo calciatore ne è la conferma e pur fermandosi a meditare ,quella velocità innata internamente lo richiamava sempre.La corsa in moto gli fu fatale ma rappresentava la sua velocità innata .Per qualcuno trattasi di destino ,ma forse in fondo anche contrastando lui stesso quella condanna era essa stessa il motivo della sua esistenza ed in qualche modo lui la amava.Triste...ma molto profonda questa storia.

    Non conoscevo questo calciatore ,ma adesso grazie a te lo conosco ...:)

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    1. Una persona della quale non sapevi l'esistenza fino a quando hai letto della sua morte..o forse come dici tu, è un modo di mantenere viva una persona che sapevamo essere senza vita?
      Mi ha colpito questa sua irrequietezza..
      Non è riuscito a rinunciare al calcio...poi ha detto stop a 31 anni...quando magari poteva giocare ancora 3-4 anni..cercava se stesso..ma non era riuscito a trovarlo?

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    2. Una persona della quale non sapevi l'esistenza fino a quando hai letto della sua morte..o forse come dici tu, è un modo di mantenere viva una persona che sapevamo essere senza vita?

      Si percepisce un senso di infinito se si riesce a cogliere quel lato di bellezza anche in situazioni inaspettate...spetta a noi trovare e donare il senso .E tutto può avere senso anche ciò che ha un limite con la sola ragione.


      "... cercava se stesso .... ma non era riuscito a trovarlo?"

      Sarebbe interessante se potesse risponderci lui stesso... ed è già questo un pezzo di mistero in cui ci addentriamo .Possiamo provare a usare un unica chiave di lettura dal nostro interno aprendo con la fede nell'amore.

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    3. Ecco, forse nella vita ultraterrena è riuscito a ritrovarlo, se stesso? A porre fine alla sua irrequietezza? Chissà..

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  2. Ognuno di noi ha una storia e tanti problemi. A volte si risolvono, altre, no.
    Miljenko Kovačić non ha avuto nemmeno il tempo per affrontarli e la sua vita
    è finita tragicamente.

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    1. Forse scappava anche dai propri problemi...già, non ha avuto il tempo di affrontarli.

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  3. Anonimo, in pratica riporti il pensiero di Kafka.

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    1. Non conosco il pensiero di Kafka,doveva essere qualcuno innamorato dell'amore dando e cercando senso in esso .Ciao Gus

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  4. Le morti premature mi lasciano sempre un nodo in gola, per ovvi motivi.
    Buffo che lui avesse fretta di appendere le scarpe al chiodo. Sembra quasi sapesse di doversene andare così presto.

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  5. onestamente, manco me lo ricordavo. Nemmeno tramite gli album Panini.

    mi dispiace che sia morto così giovane, però.

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    1. Io lo ricordavo, nonostante l'assenza in Pc Calcio..però sì, sul campo si è visto pochissimo.

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