Death Note: non la lotta tra bene o male, ma tra ciò che è moralmente giusto o sbagliato (di Bonigol)


Immagino sia capitato almeno una volta a tutti noi di trovarci "fagocitati" in una di quelle discussioni (solitamente conseguenti a un fatto violento di cronaca nera) che vedono schierati da una parte i sostenitori della pena di morte e dall'altra i paladini dei diritti umani e della certezza di una pena detentiva. La querelle sarà sicuramente ricca di argomentazioni e sfumature (impossibili da non considerare) che, solitamente, vengono murate da parti irremovibili, ferme sulle proprie posizioni. È proprio da profonde riflessioni sul concetto di giustizia (e dalle varie applicazioni della legge) che nasce Death Note, un anime del 2006 (diviso in 37 episodi di venti minuti ciascuno) tratto dall'omonimo manga (del quale, ammetto, non so assolutamente nulla).

Ryuk e Light Yagami

Death Note è la storia di Light Yagami, liceale modello dal carattere serio e introverso, che entra in possesso di un quaderno della morte, di proprietà dello shinigami Ryuk (un enorme Dio della morte alato con sembianze demoniache), che lo ha volontariamente "smarrito" (lasciandolo cadere sulla terra) semplicemente per noia. Light scopre che il quaderno ha la proprietà di uccidere colui il cui nome verrà scritto sopra le sue pagine (a patto che chi scrive ne abbia impresso in mente anche il volto). Il ragazzo, figlio di un poliziotto, decide di attuare un proprio sistema di giustizia col progetto di creare un mondo privo di guerre e criminali. Spinto dal suo marcato narcisismo ed ebbro da un distorto senso di onnipotenza lo porteranno a scrivere un nome dopo l'altro sui fogli del quaderno (dapprima vari criminali e in seguito anche gli innocenti che si metteranno sulle sue tracce), portando inesorabilmente avanti il suo folle progetto di "purificazione" e firmando ogni esecuzione col nome di Kira (il suono della parola "killer" pronunciata in Giappone). Light deve però scontrarsi con la sua nemesi, rappresentata dal bizzarro e geniale "Elle" (misterioso appellativo), un collaboratore della polizia "freak" nell'aspetto e dai comportamenti compulsivi e non convenzionali. 

I due grandi rivali a confronto

Light ed Elle sono moralmente diversi, in quanto a giustizia, ma simili perché entrambi geniali, ostinati e determinati. I due danno il via ad una "partita a scacchi" nella quale i pedoni vengono sacrificati per il disegno finale. L'anime trova la sua principale "colonna portante" nell'astuto gioco di mosse e contromosse attuato dai due rivali. Light, sicuro di se, idolo delle liceali, spavaldo ma grande dissimulatore deve fare i conti con le "cellule grigie" (alimentate da abbondanti zuccheri) di un Elle che si inerpica lungo i sentieri delle indagini con insospettabile agilità. Il collaboratore misterioso (di cui tutti ignorano il vero nome) ricorda a tratti lo storico Tenente Colombo, grande osservatore, dotato di straordinaria perspicacia e spesso in possesso della verità molto prima di possederne le prove, ma sempre comunque pronto a ostentare goffaggine, cafoneria e ingenuità, quasi fosse un meccanismo di difesa per spingere gli altri a sottovalutarlo. 

"Elle", un personaggio purtroppo non utilizzato bene fino in fondo

Il dilemma non riguarda più la lotta fra il bene e il male ma su cosa sia moralmente giusto o sbagliato in una società civile. È questo il tema filosofico dell'opera che viene tritato e sminuzzato, cotto, condito e servito in varie salse; attraverso le svariate riflessioni degli agenti di polizia (chi metterebbe la propria vita, davvero, al servizio della giustizia?) e delle persone comuni come l'irritante personaggio di Misa (splendida fotomodella viziata e un tantino oca) che, avendo subito una perdita per mano criminale, appoggia l'operato di Kira fino a venerarlo. La contesa morale ha anche i suoi "affluenti" nelle domande "chi uccide molte persone senza processarle non è forse a sua volta un assassino?" e anche "può definirsi giusto un mondo dove si uccide un innocente solo per non essere arrestato?".

Per me (Riky) i due peggiori personaggi di qualsiasi manga della storia

L'intera vicenda, narrata tramite disegni a tinte fredde e spruzzata di gotiche atmosfere, vive il suo momento migliore nella prima parte, quando l'indagine di polizia supervisionata da Elle e gli stratagemmi difensivi ideati da Light (Kira) regalano le emozioni e i colpi di genio più grandi. Alcune sequenze sono da applausi, confezionate bene e musicate degnamente. Lo shinigami "tentatore", visibile solo a chi tocca il Death Note, regala un piacevole macabro sarcasmo mentre commenta le vicende degli umani ridendo sardonico e divorando mele rosse, proprio come quella biblica che indusse in tentazione Adamo (sarà un caso?). Proseguendo con la visione mi confrontavo con l'amico Riky (che mi ospita in questo blog) ed era evidente la congruenza dei nostri giudizi riguardo allo svolgimento. Entrambi ci siamo trovati d'accordo sul fatto che esista un prima e un dopo (non posso e non voglio spoilerare quale sia l'accadimento che li separa) e che, mentre il prima è un "piatto" raffinato e appetitoso, il "dopo" non è altro che un brodaccio di dado accompagnato con sorsi di dozzinale Tavernello, che butti giù solo per aver superato il "punto di non ritorno" e ormai vuoi (devi!) sapere come va a finire (eccheccavolo!). Cambiano le scene, "cambiano battute e battuti". Ci vengono offerti nuovi personaggi che, pur cercando disperatamente di sprigionare lo stesso fascino di coloro che andranno a rimpiazzare, falliscono miseramente annegando in uno scialbo dejà vu, quasi come quei sequel che annaspano senza originalità cercando di "ricalcare" il predecessore. 

Per me (Riky) i peggiori poliziotti di tutte le opere di fantasia


Insomma un "giro di boa" che non riesce a rimescolare le carte abbastanza da incantare lo spettatore (come all'inizio) o costringere il "gioco" a cambiare e che si trascina (in calando) verso il suggestivo finale (degno seppur forzato). Lo ammetto, non sono un fan della pena capitale, e confesso che (tra alti e bassi) Death Note in fondo mi è piaciuto (lo avrei accorciato un po') proprio perché offre una visione eterogenea della questione. La serie fa riflettere sull'uso della violenza come antidoto per la violenza anche se (come dicevo) probabilmente lascerà ognuno di noi saldo in sella alle proprie convinzioni, ma è comunque un buon anime capace di innescare riflessioni (anche) profonde sull'importanza della vita (nel bene e nel male), sulla giustizia, sugli accentramenti di potere (vivere in un mondo nel quale son salve solo le apparenze) e su quanto saremmo disposti ad accettare o a fare per sognare un mondo migliore.

Bonigol

Commenti

  1. Un post che arriva al momento giusto. Proprio in questi giorni si discute confrontando i due estremi: garantismo e giustizialismo. E' sempre curioso notare che per quanto attuali sembrino alcuni argomenti, in realtà se n'è parlato eccome in passato.
    Pistolotto a parte, a me di Death Note è sempre piaciuta la prima parte (non posso dire fino a dove per non fare spoiler) e condivido il tuo concetto di punto-di-non-ritorno oltre il quale è vero che la narrazione prende una piega molto particolare ma sacrifica tanto sull'altare della velocità narrativa.
    Ho sempre avuto la sensazione che da un certo punto in poi gli autori stessi si siano lasciati prendere la mano perdendo il controllo dell'opera e delle sue dinamiche.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alla fine su Death Note la vediamo uguale, io, te e l'amico Bonigol.
      Death Note doveva durare una ventina di episodi, si doveva concludere come si è concluso, ma arrivandoci prima..non so se intendi ciò che voglio dire :).
      Light è fantastico nei primi episodi, poi la pazzia viene fuori e diventa un personaggio assolutamente deprecabile per il quale è impossibile provare empatia. Anzi..

      Elimina
    2. Diciamo che da un certo punto non c'è più sostegno narrativo a quello che succede ma sembra un brodino allungato

      Elimina
  2. Non conosco Death Note. Non discuto sulla pena di morte considerandola una barbarie vendicativa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io sono contrario. E in questo momento della mia vita, sono estremamente garantista.

      Elimina
  3. Mi sembra una storiaccia ma credo che, in questo mondo, se qualcuno potesse decidere arbitrariamente della vita e della morte altrui, lo farebbe senza troppi ripensamenti. Purtroppo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è da dire che la maggioranza userebbe il quaderno per i propri barbari interessi...come peraltro avviene con altri personaggi secondari in quest'anime..

      Elimina
    2. Nel senso che invece il protagonista all'inizio ha la mission di fare giustizia. Non usa il quaderno con l'intento magari di arricchirsi...

      Elimina
  4. Io sono per pene certe e toste. Pena di morte no, ma giustizia si, reale.
    Senza sconti. Certo mi sa che abbiamo sviato un attimo il discorso..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, nessun fuori tema..è il tema dell'anime\manga :). Come già detto, in questo momento della mia vita sono garantista, anche se, effettivamente, concordo sul discorso delle pene certe. Anche io vorrei una giustizia più efficiente, anche se gli stessi magistrati sbagliano, come sbagliamo noi tutti..

      Elimina
  5. Caspita, che storia!
    Purtroppo penso anch'io, come Dama, che con un'arma come quel quaderno tra le mani, in tanti farebbero carne da macello.
    Forse anche i più insospettabili. O, addirittura, tutti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, la storia è molto affascinante nelle prime puntate..poi diciamo che l'autore finisce per esagerare :D

      Elimina
  6. Bella recensione. Anche io mi accodo senza fare spoiler: in questo Anime esiste davvero un prima e un dopo. Un vero peccato...

    RispondiElimina
  7. Il finale è bello, anche perché SPOILER il "villain" viene giustamente sconfitto e ucciso...
    Però è come ci si arriva, secondo me...
    Bastava concludere l'opera a metà, con lo stesso finale, senza magari quel colpo di scena nel mezzo..

    RispondiElimina
  8. A suo tempo ho letto diversi episodi del manga e rimasi sorpreso dal tono che prese la serie dopo alcuni episodi, volendo tracciare una sorta di morale sia del manga che dell'anime potremmo dire che :"la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me affascinava molto soprattutto quando Light era un personaggio "grigio", non quando diventa "nero", che uccide chiunque respiri in sua direzione..

      Elimina
  9. Il tema della "giusta" punizione per i criminali è sempre attuale e in questo anime viene argomentato da ogni punto di vista (il buono, il brutto e il cattivo). Anche se è un'opera in calando contiene un valore filosofico grande sotto questo aspetto. Colgo l'occasione per ringraziare il grande Ricky (che mi ospita) e chi legge ciò che (di tanto in tanto) scrivo. Il mio pensiero iniziale è comunque quello più vero e cioè che in un argomento così "morale" vale la soggettività e sono pochi coloro che cambiano idea sulla pena di morte. Riguardo a Light, la penso come Ricky, prima bello e tenebroso ma anche assennato, poi però molto "oscuro" ed ebbro di onnipotenza perde gran parte del suo fascino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, amico mio, per questi splendidi contenuti!
      Scrivere una recensione di Death Note è piuttosto complicato, l'avrei voluto fare, ma come minimo avrei dovuto rivedere tutta la serie e "suppliziarmi" con l'ultima parte della storia...ahahah!
      E poi non potrei sopportare i poliziotti peggiori della storia dell'immaginario collettivo :D

      Elimina

Posta un commento