Quando ero piccolo, ancora non frequentavo la scuola elementare, la mia fiaba preferita era “La barba del conte”. E’ attribuita a un autore che apprezzo molto, Italo Calvino, ma in realtà è una fiaba della tradizione contadina piemontese, raccolta da Giovanni Arpino, uno scrittore che peraltro ho scoperto e apprezzato in tempi recenti.
Il conte citato nel titolo è il ricco possidente a
cui si rivolgono inutilmente, alcuni contadini del piccolo paese di “Pocapaglia”
per sconfiggere, grazie ai suoi soldati, la minaccia della “Masca Micillina”,
una terribile strega che faceva razzia di buoi. L’intervento di Masino è risolutore:
sarà il furbo e intelligente soldato, nato a Pocapaglia, a smascherare la
strega, cioè il conte, che legava la sua lunga barba nera con forcine e veniva
scambiato per un essere soprannaturale.
Mia madre Veronica,
insegnante di scuola elementare, si occupò con le colleghe della messa in scena
de “La barba del conte” a scuola, protagonisti i giovani alunni delle
elementari di Ponte Santa Maria Maddalena, piccola frazione del comune di
Novafeltria. Notai subito, in casa, quella cassetta con l’etichetta e la
scritta “La barba del conte”. Nel lato A c’era la versione originale,
interpretata da alcuni doppiatori; nel lato B la registrazione della recita
scolastica. All’epoca i miei genitori possedevano un mangiacassette Sony
Tcm-828, oggi reperibile su Ebay per una trentina d’euro: assieme a una
cassetta promozionale della Volvo, “La barba del conte” divenne un
ascolto frequente, soprattutto nei periodi di malattia. Mi immaginavo Masino
con le fattezze di Terence Hill, l’attore protagonista, assieme al grande Bud
Spencer, di quei film che costituivano (e costituiscono ancora) una delle mie
visioni televisive preferite. Adoravo il tono di voce del doppiatore, il suo
canto irriverente nei confronti degli ingenui e sciocchi concittadini: «Ma
per quanto che ho viaggiato, che son stato qua e là, non ho visto mai paurosi
come voi pocapagliesi ». Di Masino non amavo invece la sua passione
per il vino caldo. E’ nato così in quegli anni il mio odio verso il vino, che
tanto piaceva ai grandi, e che a sei anni bevvi per sbaglio, un sapore così
forte e amaro che volli presto dimenticare. E in quegli anni si sviluppò anche
una certa insofferenza verso la figura del ricco prepotente.
Oggi riascoltare
“Masino” (chiamavo così la fiaba) mi trasmette forti ricordi dell’infanzia: il
lettone dei miei genitori, che potevo occupare solo in malattia, il rumore del
mangiacassette, il catalogo Lego che sfogliavo durante l’ascolto, immaginandomi
altre avventure.
Il significato della
fiaba è semplice: non bisogna vivere di paure e cercare di affrontare i
problemi razionalmente (Masino fa un’indagine tra i cittadini di Pocapaglia per
ricostruire l’identità della Masca Micillina). E spesso, rendiamo questi
problemi più grossi di quanto siano (un ladro viene scambiato per una creatura
soprannaturale). Mi piace pensare che ci sia sempre la possibilità di fare come Masino: acchiappare il conte per
la barba.
Come sempre bei ricordi!
RispondiEliminaNon conoscevo questa fiaba, mai sentita... interessante ciò che immaginavi, chi immaginavi.
Morale sicuramente importante: i problemi spesso sono inferiori rispetto a come sembrano... basta dormirci su o bersi un vino (ok, io ad esempio odio anche oggi quando qualcosa "sa" di vino, tipo l'acqua messa in un bicchiere dove prima c'era stato del vino, ma il vino in sé lo bevo se capita).
Moz-
Grazie Miki ❤.
EliminaCerto che io ho capito la morale di questa favola, ma non riesco ad applicarla alla mia vita, a quanto pare :)
Sei cresciuto meravigliosamente, e sei una persona splendida. C'è solo da imparare da te. Frequentarti, e imparare.
RispondiEliminaMamma è stata brava, lei merita tutti i migliori aggettivi.
EliminaIo posso insegnare qualcosa? Sì, ma nel contempo sono anche un alunno..pigro.
Grazie per le bellissime parole, davvero.
La fiaba non la conoscevo. Mi hai fatto però tornare in mente le recite scolastiche... mamma mia che ricordi!
RispondiEliminaLa mia recita scolastica memorabile fu quella dell'asilo, nella terza classe. A Natale feci il protagonista: Giuseppe :D
EliminaNon conoscevo questa fiaba di Calvino, invece della Masca Micillina avevo si sentito parlare, tra tutte le masche, ovvero le streghe della tradizione piemontese, era una delle più conosciute. E di quelle che ancora oggi vengono nominate per far paura ai bambini.
RispondiEliminaGrande Nick! Da un appassionato di tema fantastico, immaginavo avessi sentito parlare della mitica Masca Micillina..
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