Benvenuti a casa Gori: 'maschere' natalizie (di Bonigol)


Abbiamo da poco vissuto il Natale, ricorrenza sempre meno religiosa (e ormai "infettata" dal consumismo piú sfrenato) che tutti abbiamo adorato da bambini ma suscita negli adulti impennate di odio-amore e nostalgia. Benvenuti in casa Gori, film dalla sceneggiatura teatrale datato 1990, cerca di trasporre lo stato d'animo col quale ci si riunisce in famiglia, anno dopo anno, riversandosi attorno allo stessa "stremata" tavola imbandita fra tortellini in brodo, cartelle della tombola, veleni e ipocrisie.


I personaggi sono stereotipi della  classe media italiana, dall'intransigente e iracondo Gino Gori (Carlo Monni), padrone di casa, alla remissiva e infelice moglie Adele; dall'invidiosa (sorella di Adele) Bruna (Athina Cenci) al suo petulante e focoso marito Libero. Presenti alla reunion familiare sono anche i figli delle due coppie. Danilo (Massimo Ceccherini) vive ancora coi genitori (Gino e Adele) ed è un nullafacente disoccupato che svicola dalle responsabilità e da Cinzia (Barbara Enrichi), la sua fidanzata. Figlia di Bruna e Libero, Serena, è una ragazza pacata e leggermente svampita, coniugata con Lapo Frittelli (Alessandro Benvenuti), maturo barbiere e timorato di Dio. I due hanno una bambina, Samantha, che li fa spasimare per un moderato ritardo verbale verbale (a due anni sa dire soltanto "otto"). A capotavola siede l'anziano padre di Adele e Bruna, Annibale Papini (un monumentale Novello Novelli), anziano brontolone, reduce della Grande Guerra, non piú autosufficiente e costretto a subire le angherie del genero Gino.



Con tanta "carne al fuoco" la trama va da sé. È la vigilia di Natale, Casa Gori è in fermento e si appresta ad accogliere i numerosi commensali. Mentre Adele spignatta in cucina, Gino finisce di addobbare l'albero, impreca per aver smarrito il puntale e lo sostituisce con uno molto appariscente "made in china". È la metafora "portante" del film. Spesso per "made in china" s'intende qualcosa di bello esteriormente ma che in realtà è di qualità bassa. Così sono anche i rapporti interpersonali fra gli ospiti del convivio. Lo si capisce dalla veemenza di Gino, dal vittimismo di Bruna, dall'eccessivo e ottuso buonismo di Lapo ("ma se non ci si vuol bene a Natale, ditemi voi quando?") e dal lassismo di Danilo. Tra pietanze semicrude e illazioni maldigerite i veri veleni vengono a galla e ci si tolgono macigni da dentro le scarpe. Alcuni flashback mostrano invidie e rivalità già presenti nell'infanzia fra Adele e Bruna, le due figlie di Annibale. La tensione sale in un degenerare rapido. Il puntale cinese fa il botto e va in corto circuito, cosí come in sovraccarico vanno gli animi. S'impugnano coltelli, ci si invita alla calma, si affilano le lingue, volano colorite espressioni toscane. Si mette di mezzo anche l'ironia della sorte che scoperchia pentole sepolte rivelando segreti insospettabili. Una volta "scoperte le carte" le persone risultano piú umane, cosí ben confezionate nella loro mediocrità. Il legame di sangue, spesso, è soltanto un legame anagrafico. Passa anche il Natale e tutti sono pronti a rimettersi la "maschera" e tornare alla quotidianità. Sulla tavola restano gli avanzi, le stoviglie (e le relazioni) da lavare. In tarda serata, Annibale, inizia un declino delirante che trasforma nuovamente tutti (coloro che fino a poco prima lo trattavano con sufficienza o sgarbatamente) in anime solerti e compassionevoli, pronte a far cerchio attorno all'anziano in un momento di rara sincerità.


L'ottima regia di Benvenuti (che con la Cenci era leader dei Giancattivi) ci narra di dinamiche familiari con tocco sagace e provocatorio (esiste anche un sequel ma è un tantino ricalcato). Difficile non rivedersi in alcuni rituali natalizi come l'arrivo alla spicciolata carichi di pacchi, i cappotti tutti adagiati sul letto, i crostini, il taglio del pandoro. Una commedia dove non si ride troppo e che un po' d'amaro in bocca lo lascia. Non è soltanto una famiglia a sedersi al tavolo ma anche la sua storia e la goccia che potrebbe far traboccare il vaso è nascosta nel clima di festa, nella devozione del peccatore, nel fastidio tollerato a fatica. L'equilibrio però esiste, seppur complicato. Panettone, spumante, baci, sorrisi, auguroni e al prossimo Natale. 

Commenti

  1. Proprio ieri spiegavo sul mio blog perché non amo questo genere di film.
    Quindi, mi limiterò a fare una riflessione ispirata dall'ottima recensione di Bonigol.
    La facciata, l'apparenza, continuano ad avere la priorità sulla qualità delle cose e, soprattutto, dei sentimenti.
    Questo è molto triste.
    Siamo tutti made in China, ormai. Tanti selfie perfetti e una tremenda infelicità di fondo.
    Si stava meglio quando si stava peggio?

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    1. La chiave forse è che servirebbe più sincerità.
      In famiglia invece spesso si nascondono i problemi perché sembra disdicevole che ci siano problemi. Non è così: vanno affrontati e risolti :)

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    2. Ciao Claudia e grazie di avere apprezzato. Le relazioni in famiglia dovrebbero essere quanto di più sincero esista. Invece spesso si basano sulla reticenza o sul "sopportare" per il quieto vivere. Il rischio, quando ci si trova tutti assieme è quello di un'esplosione. Col dialogo si ottiene (magari a fatica) qualcosa ma i silenzi possono causare danni irreversibili. Però è più facile a dirsi che a farsi.

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  2. Un proto Perfetti sconosciuti, e visto che ho sempre adorato Alessandro Benvenuti, non posso che darti ragione in pieno; c'è uno spirito forzato di famiglie che si ritrovano a Natale, solo a Natale, e di festa buonista e ipocrita. Nulla di nuovo, tutto sommato.

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    1. Ci sta il paragone con Perfetti Sconosciuti e anche con Parenti Serpenti. Anche se il finale tutto sommato qui riporta ad una situazione di normale serenità (anche se c'è appunto un evento importante).

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  3. Questo l'ho visto molto tempo fa e ricordo di averlo apprezzato per un fattore: a casa mia si fa l'esatto contrario di casa Gori XDXDXD

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  4. maledetti comici toscani! "Perché con quella c aspirata e quel senso dell’umorismo da quattro soldi i toscani hanno devastato questo Paese." (cult cit.)

    Seriamente, conoscevo "Parenti serpenti", ma a quanto pare anche questo genere di film che vanno contro gli stereotipi (della famiglia felice a "La mulino bianco" in questo caso) sono diventati uno stereotipo, essendo più di quanto immaginassi... yawn!

    Però massimo rispetto per Novello Novelli, uno di quei caratteristi che ti mettono sempre di buonumore!

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    1. Novello Novelli è strepitoso, infatti. Anche l'irascibile Monni.

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    2. La comicità dei toscani non è di facile approccio.
      Ma una seconda visione già ti restituisce un quadro diverso..

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  5. Adoro le commedie amare, e qui di vero amaro c'è solo Ceccherini (mai sopportato).
    Il Natale, comunque, è sempre modo per riunire famiglie nei film, e smascherarne ipocrisie.

    Moz-

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    1. Ceccherini solitamente fa la mascherina. In questo film il ruolo di perdigiorno lo ricopre bene. Non è sicuramente un grande attore. Però un po' d'amaro in questa commedia c'è (a prescindere da lui).

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    2. Vi consiglio fortemente Faccia di Picasso, di e con Ceccherini, dove si raggiungono anche vette di inaspettata e malinconica poesia..

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    3. Faccia di Picasso..dal trailer, all'epoca, ebbi pessime sensazioni. Ma in futuro lo guarderò, assolutamente.
      Ceccherini in questo film fa bene la sua parte, ma è il personaggio che mi ha convinto meno.

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  6. Di questo non ne conoscevo proprio l'esistenza. Sarà perché appena vedo Ceccherini passo subito oltre? :D

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    1. Non è un film facile. Di sicuro è un tipo di commedia introspettiva, tipica del periodo, che fa riflettere, più che ridere.

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  7. Ceccherini a me non dispiace, mi fa sorridere, ha la faccia giusta da scansafatiche annoiato.
    Non ricordo di aver mai visto questo film ma chissà, magari qualche pezzo da bambina.

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    1. Ceccherini a me ha convinto pienamente in un film calcistico non memorabile, tutti all'attacco. Lì veramente è stato molto convincente.

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    2. Ceccherini, in generale, mi ha convinto solo come "spalla". Non conosco i film menzionati ma li annoto.

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    3. Per colpa mia, la tua lista sta diventando come quella dei debiti di Paperino :D

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