Ritratti: Mauro Bellugi, alfiere della “belle epoque” pallonara anni ‘70 (di C.D'Aleo)



Mauro Bellugi è nato a Buoconvento il 7 febbraio del 1950. Pesava 74 kg, era alto 183 cm. Proviene dalle giovanili dell’Inter dove ha militato dal 1967 al 1969; di seguito l’approdo in prima squadra. Ha giocato nell’Inter dal 1969 al 1974 collezionando 90 presenze e nessun gol. E’ stato poi a Bologna dal 1974 al 1979 (91 presenze, zero gol), a Napoli dal 1979 al 1980 (26 presenze, zero gol), a Pistoia con la Pistoiese dal 1980 al 1981 (20 presenze, zero gol). Appese le scarpette al chiodo, dopo qualche esperienza, per altro brillante, come opinionista televisivo, oggi è alle prese con un dramma contro il quale sta lottando con la stessa tenacia e la stessa caparbietà mostrate in campo. Mauro, infatti, a causa del Covid 19, ha perso l’uso di entrambe le gambe amputategli per le terribili conseguenze patite.

L’ERA DI RIFERIMENTO Bellugi appartiene di diritto a quella ristretta categoria di Campioni senza tempo che hanno inorgoglito il nostro calcio e le nostre domeniche rendendoci spettatori entusiasti di questo Sport meraviglioso. Quando si parla di questi grandi giocatori l’ultima cosa che viene in mente è il colore della maglia. Che sia rossonera, nerazzurra, bianconera, azzurra o giallorossa importa meno che niente. Conta l’uomo, il Campione, tutto quello che ci è stato insegnato e tramandato dai protagonisti dei quei memorabili e indimenticabili anni. Anni in cui funzionava tutto o quasi tutto. Anche nel calcio. Campioni in campo ma anche fuori dal rettangolo di gioco. Bellugi, nella fattispecie, e come lui anche altri grandi protagonisti di quel mondo pallonaro, ha saputo insegnare agli altri quello che a sua volta ha imparato dai suoi predecessori. La “memoria” storica non si compra al Supermercato neppure riguardo allo Sport. La “memoria” storica è basilare e servirebbe ovunque. Assorbire conoscenza e cultura da chi è stato protagonista prima di noi è un passo delicato e importante non solo per chi vive il presente e intende “crescere” con dovizia di particolari nel prosieguo, ma anche per chi si appresta a traghettare verso il futuro con un bagaglio culturale ed umano importante dal quale attingere.

LA "BELLE EPOQUE" Mauro, come Rosato al Milan e Cera al Cagliari, ha rappresentato e incarnato uno spartiacque basilare tra due diverse tendenze di giocare al centro della difesa. Nasce con loro il difensore eclettico ma al contempo roccioso, capace non soltanto di intervenire “fisicamente” e con prontezza sull’avversario di turno ma anche di impostare la manovra in avanti con la dovuta delicatezza e l’indispensabile visione di gioco. Dopo la scia di Campioni si è evoluta e ancor più arricchita con le prestazioni sportive dei vari Scirea, Collovati, Franco Baresi, Krol, Bergomi e Maldini, altri indimenticabili esempi di come dalla difesa si possa impostare con eleganza una manovra offensiva senza perdere in alcun modo brillantezza. Bellugi è stato uno degli alfieri principali della trasformazione “ideologica” del ruolo di stopper divenuto poi “centrale” e della meravigliosa Italia “bearzottiana” del 1974 e soprattutto del 1978. Ha fatto Scuola, tendenza. Grintoso come gli stopper del tempo era abilissimo sia in elevazione che palla a terra. Usciva dalla sua area a testa alta e con “tocchi” di palla delicati e puntuali. Amava fraseggiare coi compagni a prescindere dai loro compiti. Era il tempo in cui il “romanticismo” tipico del ruolo, racchiuso nella maglietta e nel numero di turno, apriva autostrade incontaminate e ricche di entusiasmo tra quel calcio, quegli interpreti e i tifosi. Era la fine di una idea. Dallo stopper roccioso, asfissiante in marcatura e talvolta ruvido, si passava gradualmente al difensore centrale elegante, “cattivo”, preciso in marcatura ma capace al contempo di costruire il gioco. Le magliette erano dense di significati umani e sportivi, prive di ogni collegamento fin troppo “materialistico” a sponsor e denari. Il calcio riempiva le nostre domeniche con “90 esimo minuto”, la “domenica sportiva”, “domenica sprint” e “tutto il calcio minuto per minuto”. In TV si vedeva quello che era possibile vedere; ci pensavano Sandro Ciotti ed Enrico Ameri a farci vivere la partita alla radio come se fossimo allo Stadio e a colmare le nostre “complicate” esigenze calcistiche. Si giocava e si sudava per la gente e per i colori indossati. Era il tempo delle “bandiere”, Campioni che il nostro calcio ha saputo esprimere fino a un certo punto e che hanno incarnato la Storia delle squadre in cui per così tanto tempo hanno militato. 

LO STILE DI UN INNOVATORE Bellugi era un difensore elegante. Un po’ “scorbutico” forse, ma mai eccessivamente falloso. Dalla propria area di rigore sapeva produrre gioco dialogando con i centrocampisti coi quali spesso si scambiava la palla. Buono palla “a terra”, efficace in marcatura e parimenti bravo nel gioco aereo, non aveva timore degli avversarti ai quali concedeva il minimo indispensabile per calciare in porta o presentarsi a tu per tu davanti al portiere. Le sue ben note qualità in “elevazione” lo portavano spesso a presentarsi in area avversaria per raccogliere “corner” o “cross”. Era un tipo tosto che dava tutto se stesso per squadra e compagni. Talvolta si “distraeva” e in quei casi, purtroppo, erano guai seri per il suo portiere.  

I CONTRASTI CON MAZZOLA
Il carattere era quello che era: un po' “ribelle”, un po' “naif”. Troppo “Bellugi” forse per qualche altro Campione di quell’epoca. Mauro ha coperto quasi tutti i ruoli della difesa senza mai demeritare né passare inosservato. Ha vinto lo scudetto a 20 anni con l'Inter, dove è restato fino al 1974, prima di essere ceduto al Bologna a causa di forti contrasti interni con Sandro Mazzola un altro grande Campione che ha fatto la Storia dell’Inter e che certamente non le mandava a dire. Il carattere duro, fuori dagli “schemi” e un po' “scanzonato” come lo erano i suoi interventi da difensore tecnico e “atipico” lo hanno fatto diventare ben presto perno inamovibile nella difesa della nazionale di Bearzot al Mondiale in Argentina del 1978, terminato con il quarto posto. Bellugi si è ritirato a 31 anni dopo aver giocato per una stagione nella Pistoiese. 

Claudio D’Aleo



Commenti

  1. Inevitabile il paragone con Alex Zanardi.
    Forza Mauro. Anche tu vincerai questa battaglia e troverai un nuovo equilibrio.

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  2. Claudio, è un ottimo ritratto di un calciatore controcorrente.
    Ora è chiamato ad affrontare una realtà molto dura.
    In bocca al lupo.

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    1. Devo dirti la verità Gus, conoscevo pochissimo questo calciatore...La biografia di Claudio è stata molto esaustiva.

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  3. un bel ritratto di un eroe "dimenticato", come molti di quell'epoca.
    Se penso a come oggi vengano incensati difensori che valgono una sua unghia (e Bellugi non era certo uno dei migliori difensori della storia dell'Italia), male mi sento...

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    1. Hai ragione, oggi la scuola italiana difficilmente sforna grandi difensori..I migliori sono sempre i "vecchi" della Juventus..

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  4. Lo ricordo come ottimo commentatore televisivo del calcio, con la sua simpatia..io spero proprio che possa tornare a discorrere di calcio, ma sono sicuro che lo farà, visto lo spirito!

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    1. Speriamo davvero che riesca a riprendersi e ad adattarsi al meglio alla difficile condizione in cui si trova.
      In bocca al lupo!

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  5. Malinconiche queste cronache di un'epoca ormai lontanissima, ma dal fascino intoccabile.. ricordo quando prima di Tutto il calcio minuto per minuto, che partiva dalla ripresa, era impossibile accedere a qualsiasi ombra di risultato dei primi tempi. Hai citato Rosato, e mi si è sciolto in mente un fantastico mondo tutto rossonero.. grazie! auguri a Mauro..

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    1. Claudio è magico a evocare queste atmosfere di un calcio che davvero non c'è più..

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