Il mostro: un giallo con Johnny Dorelli nel mondo del giornalismo


"Il mostro", film del 1977 di Luigi Zampa, sceneggiato da Sergio Donati, è in pratica ciò che doveva essere "Sbatti il mostro in prima pagina": un giallo ambientato nel mondo del giornalismo. "Sbatti il mostro in prima pagina" invece, complice la sostituzione di Donati alla sceneggiatura con Goffredo Foti, divenne una pellicola dalla forte carica politica, in quanto l'omicidio di una ragazzina, avvenuto in tempo di elezioni, viene strumentalizzato dal direttore di un giornale di destra, interpretato da Volonté, per screditare la sinistra, accusando del delitto un militante. "Il mostro" del film di Zampa è invece un serial killer che getta nel panico la cittadinanza con omicidi all'apparenza non legati da un filo conduttore. Per motivi ignoti, il serial killer annuncia però le proprie mosse a Valerio Barigozzi (Johnny Dorelli), un giornalista costretto alle peggiori mansioni, a lavorare in un ufficio posto nel sottoscala, vicino ai servizi igienici, e a riciclarsi come scrittore di gialli. 

Orazio Orlando nei panni del commissario Pisani

"Il mostro" non è dunque solo l'assassino, ma anche lo stesso Barigozzi: "Sciacallo", è l'appellativo che gli rivolge l'ex moglie. Gli omicidi del serial killer sono infatti mezzo per il suo riscatto lavorativo. Grazie agli scoop pubblicati sul "Tribuna sera", il giornale per cui lavora, Barigozzi acquista grande notorietà, ottiene un importante contratto di lavoro e anche soldi da aziende che sfruttano a loro volta, con incredibile cinismo, le gesta del serial killer per trarre profitto. Invece di collaborare alle indagini, da soggetto informato dei fatti, il giornalista pensa solamente al proprio tornaconto. Sente la rivalsa a tal punto da incorniciare il primo articolo sul caso e di vantarsene con l'ex moglie: un comportamento piuttosto abietto perché quell'articolo è conseguenza della morte violenta di una persona.

L'articolo incorniciato..


Johnny Dorelli, tra battute taglienti e una dialettica molto brillante, mette a nudo tutte le sfaccettature del suo personaggio, trasmettendone alla perfezione ogni stato d'animo. Barigozzi, che pure si rende protagonista di comportamenti censurabili (grida terrone all'arbitro allo stadio, riga la fiancata di un'automobile che ostruisce il passaggio alla sua vettura, litiga con una signora e si lascia andare a parole non lusinghiere verso  gli anziani "Andrebbero tutti messi in una camera a gas") diventa "mostro" a causa del sistema, incattivito dal sistema: è un oppresso che non si fa scrupoli a sfruttare il dolore e la vita altrui (l'oppressione in pratica) per scalare le posizioni sociali. 

Barigozzi con il figlio al cinema


Non a caso al figlio insegna che nella vita bisogna essere duri, perché bisogna farsi strada a calci, in una costante competizione con il prossimo. Per questo "Il mostro" è più di un film giallo, per via delle forti connotazioni sociali. Potremmo dire che condivide con la grande commedia all'italiana gli obiettivi (puntare il dito sul decadimento morale della società) e sprazzi di humor nero ben rappresentato, ad esempio, dalla scena dei mitomani che affollano la Questura spacciandosi per il "mostro", istigati dagli articoli del Barigozzi. 


Uno dei "freaks" in Questura

I mass-media dunque cavalcano disgrazie e fatti di sangue per aumentare la tiratura e gli incassi, premendo il piede sul pedale del sensazionalismo; e utilizzano anche degli espedienti per infondere ulteriormente paura nella popolazione, che però è colpevolmente attratta dalla violenza e dalla morte. D'altro canto, rileva lo stesso Barigozzi a inizio film, uscendo da un cinema, la gente si precipita a guardare film con "sbudellamenti, rantoli e sbavate di sangue", facendo probabilmente intendere che questa morbosità sia frutto del decadimento morale degli italiani usciti dal boom economico del dopoguerra, aggiungendo che "se avessi l'appalto delle autostrade, farei pagare il biglietto per vedere i fessi spappolati negli incidenti. Ci sarebbe la coda da Milano a Roma". Il film non risparmia dalle critiche neppure la Polizia (Bravissimo Orazio Orlando nei panni del commissario Pisani), inerme di fronte agli omicidi. Una visione piuttosto pessimistica: forse il titolo sarebbe stato corretto al plurale, "I mostri",  e l'amara conclusione è che tutti siamo colpevoli e vittime, in questa società. 

Commenti

  1. Lo vidi tanti (ma tanti) anni fa ed il giovane me ci rimase spiazzato, perchè fino a quel momento era abituato a ridere con i film di Johnny Dorelli: fu bello vederlo in un ruolo serio, che ha interpretato molto bene.

    Ora vado a memoria, ma ricordo una scena in particolare dove al giornale si discuteva su come cavalcare l'ondata di violenza del "mostro" e sfruttarla, come ad esempio varie proposte di fumetti: quella scena lì evidentemente mi colpì più di tutte riguardo al cinismo schifoso e sfacciato che i media hanno in questi casi

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    1. E' proprio questo film. E la scena che citi, terribile per la sua verosimiglianza con una realtà ancora attuale, è la dimostrazione di una sceneggiatura molto curata.

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  2. Ricordo un Festival della canzone con la vittoria di Modugno Volare) e Dorelli
    non voleva cantare perché era triste per un lutto grave. Modugno lo prese a schiaffi
    e Johnny la cantò in inglese. Sarà vero?

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  3. E' bellissima ed emblematica la scena finale, non faccio spoiler per non togliere il piacere della visione a quei lettori del "Caffé" che ancora non hanno avuto il piacere di vedere questo film, ma è stupendo il momento nel quale il personaggio di Dorelli si rende finalmente conto di tante cose e delle sue responsabilità, sopratutto nei confronti di una persona in particolare. Non starò a dirvi chi è, guardate il film e scoprirete che su tante cose è ancora, purtroppo, kolto attuale.

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    1. Finale bellissimo e non scontato, peraltro. Quantomeno io non me lo aspettavo proprio...

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    2. Intendi che non avevi capito chi fosse il mostro o quello che si apprestava a fare a Dorelli?
      Mah..a me ha ricordato molto quei finali squisitamente noir di certi film di genere degli anni 70 , tipo Cani arrabbiati o L’ultimo treno della notte per citarne alcuni.
      Fotografia di un Italia che non c’è più ( per fortuna) ..il film non l’avevo mai visto.
      L’ho trovato su Prime e l’ho guardato stuzzicato dalla tua recensione.
      Non so se perché sono maturo io ..o per chissà quale altra ragione ( ma credo che se l’avessi fatto vedere a mia figlia già dopo la prima mezz’ora di film avrebbe capito chi era il colpevole) ma l’ho trovato molto prevedibile.
      Colpa degli anni forse.
      Ma veramente guardando certi film così nemmeno poi tanto datati mi viene spontaneo il dubbio ..ma se li avessi visti allora mi sarebbero piaciuti?
      Ciao

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    3. SPOILER
      Hai citato un film capolavoro..cani arrabbiati...un finale davvero shock! Non me lo aspettavo proprio.
      Quindi tu avevi capito SPOILER che l'assassino era il figlio?
      Comunque è un film che ha un valore, secondo me, al di là della sceneggiatura e del giallo...
      Molto bello.
      Bella la tua domanda finale.
      Di sicuro se li avessi visti a 20 anni non mi sarebbero piaciuti così tanto..
      Il mio interesse si lega a tematiche che nascono nelle canzoni dei miei cantautori preferiti!

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  4. Scusami Riccardo …ma un po’ vai ad esclusione fra i vari personaggi che ti si presentano davanti man mano che procede il film!
    Speravo di sbagliarmi..ma era tutto troppo lineare.
    Cani arrabbiati è un capolavoro hai ragione.
    Ciao

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    1. Giustissimo, ma io pensavo qualcosa..di meno lineare :D
      Beh, è la soluzione del rasoio di occam. La cosa più semplice è quella giusta!
      Comunque Cani arrabbiati è decisamente un film migliore

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    2. migliore de "il mostro". Per me C.A. è un cult assoluto!

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