Vincitore del Leone d'Argento (gran premio della giuria) al festival 2021 del cinema di Venezia e candidato come miglior film straniero a Bafta, Golden Globe e Oscar Academy, "È stata la mano di Dio" è l'ultimo lungometraggio diretto da Paolo Sorrentino. Un film a suo modo nostalgico e autobiografico che tocca diversi temi che vanno dalle dinamiche familiari, in ogni possibile sfaccettatura, all'esistenzialismo adolescenziale e alla "santificazione" degli idoli sportivi, dalla superstizione religiosa a una full-immersion nel folklore partenopeo.
Nella Napoli del 1984, in un crescendo di "pruriti", passioni e drammi inattesi, cresce il disagio del giovane protagonista, Fabio Schisa (Filippo Scotti), per tutti Fabietto, che ha un rapporto difficile con la realtà che lo circonda e sogna l'arrivo di Diego Armando Maradona alla sua squadra del cuore, quasi come un segnale divino.
Attorno ai suoi sguardi si agita un "circo" di parenti e personaggi dal taglio grottesco, molto felliniano, genitori in primis (Toni Servillo e Teresa Saponangelo), ironici, di sinistra inclini alla battuta e allo scherzo. Oltre alla sorella Daniela, l'appoggio morale del ragazzo è suo fratello maggiore Marchino (col quale condivide la camera da letto), aspirante attore paziente e sempre premuroso e protettivo nei suoi confronti. La famiglia (molto unita seppure alle prese con qualche problema) è il guscio che Fabietto non sembra ancora in grado di rompere per fare uscire il vero se stesso.
Poi c'è la zia Patrizia (Luisa Ranieri) che razionalizza con mistiche visioni di San Gennaro e O' Munaciello la sua tendenza a prostituirsi e fomenta con malizia (e una procace avvenenza) le fantasie erotiche di Fabietto e di gran parte dei familiari di sesso maschile.
Altri camei farseschi comprendono una bizzarra anziana dal colorito turpiloquio, uno spasimante "reduce" di servizio (fisicamente "devastato") e un'autoritaria vicina di casa (contessa nel titolo ma assai meno nei modi).
Tutto questo accompagna la crescita di Fabio "minata" da tristi eventi ma presa per "mano" e sostenuta dal Pibe De Oro e dal suo arrivo tanto agognato in una città trepidante. Sorrentino ci offre cartoline di quella Napoli sognante, bella da fare innamorare ma anche in cerca di rivalsa.
La tavolata tra parenti, all'aperto, durante la quale ci si vanta dei successi dei propri figli (insabbiandone le "sconfitte") ci si "sfotte" a vicenda e tra tante voci sovrapposte si "servono" insieme alle pietanze perle di saggezza e angherie, è un capolavoro che dà grande valore a questo film.
Immagini che incorniciano una storia non proprio per tutti, così come non lo è il cinema di Sorrentino, ma che proprio al cinema strizza l'occhio, attraverso una sorta di desiderio di fuga dalla realtà di Fabio, rafforzata dalla figura del regista (all'epoca teatrale) Antonio Capuano (una delle figure di riferimento del ragazzo).
La poetica di Sorrentino si dimostra ancora una volta capace di sorprendere e conquistare il pubblico internazionale (devo ammettere che con me ancora fatica a far breccia). Il film è una dedica alla città che ha fatto spesso rifulgere. Mette a fuoco un periodo in cui tutto sembrava possibile (Maradona al Napoli? Ma scherziamo!) e lo fa con "prosaica allegoria". Scene che carezzano e scene che tirano schiaffoni. La vita e il suo doppio risvolto. Bravi i protagonisti (anche i più "acerbi"). Monumentali le suggestioni fotografiche.
Sarò forse ripetitivo nel dire che il cinema di Sorrentino lo trovo un po' troppo soggettivo e affabulato per mezzo di personaggi e percorsi non troppo convenzionali. "È stata la mano di Dio" è un film che tecnicamente considero da 9 ma la cui totalità non mi ha totalmente conquistato. Agli Oscar se la vedrà col favorito "Drive My Car" (capace di sconfinare dalla categoria "miglior film straniero" a "miglior film") ma a prescindere dai riconoscimenti è una storia genuina, commovente e a tratti divertente e poetica. Ben vengano dunque autori come il cineasta napoletano, capaci di prendere ispirazione dai grandi del passato per creare un loro stile narrativo che (non dimentichiamolo) sta portando notorietà e blasone oltrefrontiera al cinema Made in Italy.
Bonigol
https://www.filmtv.it/film/196889/e-stata-la-mano-di-dio/recensioni/1001912/#rfr:film-196889
RispondiElimina"ci mancava un Gambardella e avremmo chiuso il cerchio.."
ahahahah, comunque alla fine Drive My Car ha vinto l'oscar come miglior film straniero
EliminaContentino. Visto i sfracelli che gli avevano attribuito.. ;)
EliminaGli - sfracelli ;)
Eliminaahah, comunque abbasso le Saab :D
EliminaE' stata la mano di Dio è un film che dovrei riguardare. A una prima visione ho trovato parecchie cose belle e interessanti, altre non mi sono proprio "arrivate" e, peggio ancora, non ho provato alcun trasporto emotivo, il che è grave per un'opera autobiografica che tratta temi drammatici. Come film straniero gli ho preferito La persona peggiore del mondo e Flee, Drive My Car mi ha parecchio provata a livello di scartavetramento gonadi XD
RispondiEliminaTi faccio avere un commento su "La persona peggiore del mondo" XD. Io sono totalmente a digiuno. Anche se Drive My Car ha sfracellato le parti basse a molti, a quanto pare!
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