Da bambino volevo fare l'ingegnere. Sembravo più portato per la matematica, o forse era bello pensare così, visto che mia madre era insegnante di matematica alle elementari.
Ho scelto il liceo Scientifico e dopo 5 anni mi sono diplomato con una certezza: la mia preferenza era per le materie umanistiche. Ho scelto di diventare un giornalista e di studiare giurisprudenza per conseguire una di quelle lauree che una riforma ipotizzata, ma mai realizzata, avrebbe reso obbligatoria per svolgere tale professione.
La persona che mi ha indirizzato su questo cammino è stata la mia professoressa di italiano. É stata lei a plasmarmi, a trasmettermi il piacere della scrittura e a farmi conoscere il valore delle parole.
Mi ha fatto scoprire e mi ha insegnato a utilizzare il dono della connessione, quel dono che oggi mi permette di assaporare al meglio i brani, i film, i libri che raccontano un lungo e particolare periodo della storia della nostra Italia. Io creavo collegamenti già all'epoca, nei miei elaborati, in particolare quelle recensioni di libri che rappresentavano un piacere, prima che un compito. Lei, in fondo, ha aperto una finestra sul mio futuro.
Ricordo con tenerezza quando ha chiuso un occhio il giorno in cui, da 18enne, mi sono firmato una giustificazione per uscire un'ora prima da scuola, con una scusa banalissima e improvvisata. L'ho fatto una sola volta, non era giusto, ma ne sentivo il bisogno. E quel bisogno lo ha compreso, così come ha compreso i miei momenti di difficoltà, ma allo stesso tempo ricordo bene anche quel giorno in cui mi ha assegnato un 7.5, voto più basso rispetto ai miei standard, per un tema di letteratura su un soggetto che trovavo abbastanza noioso. In quell'occasione mi ha insegnato a dare sempre il massimo, nel momento in cui prendevo una penna in mano.
Le sono estremamente grato perché mi ha dato fiducia e forza, in un momento della mia vita in cui disprezzavo me stesso, in cui soffrivo per non poter essere come gli altri. Lo ha fatto anche in modo indiretto, "sfidando" apertamente quel compagno di classe che era un genio, un adulto nel corpo di un adolescente, ma la cui sicurezza sfociava spesso in disprezzo verso gli altri, espresso con parole usate per fare male. Lei, invece, disse un giorno, rivolgendosi a me, parole che porto nel cuore:
Quando lavorerai, sarai un punto di riferimento per tutti. Hai la stoffa del leader.
Solo lei ha visto un leader in un adolescente brufoloso, debole e fragile.
Ho il rammarico di non averti rivisto, cara prof..ma per tanti anni non mi sentivo di farlo. Non mi sentivo all'altezza, perché sarebbe stato tornare dal proprio maestro senza "successi" da raccontare. Un leader sì, ma perdente.
Oggi avrei invece tante cose da raccontarti e tante cose da farti leggere...che sono sicuro avresti apprezzato.
Oggi, purtroppo, posso solo sussurrare un grazie.

Un attestato di stima e affetto molto emozionante e coinvolgente. Grande Riky che onori continuamente l'arte che, grazie a lei, hai perfezionato. Mi dispiace. Si percepiscono tristezza e rammarico per il tempo esaurito. Certe persone non vorremmo mai doverle salutare.
RispondiEliminaGrazie amico mio ❤. Sì, ieri pomeriggio, avuta la notizia, è stato un momento di grande tristezza, che ho dovuto sfogare con la penna
EliminaHa visto bene invece, ha visto lungo, ti ha scrutato il cuore..❤️
RispondiEliminaSono colmo di gratitudine...era un'insegnante speciale
EliminaLeggo tanto affetto in questo post e spero che la tua insegnante abbia avuto modo di seguirti, in questi anni, pur non dicendotelo. Mi spiace che non vi siate rivisti, ma è chiaro che per te sia stata un buon esempio, un bell'input.
RispondiEliminaHo apprezzato tanto questa frase, che ciascuno di noi dovrebbe tenere a mente, a prescindere dal campo di applicazione personale : "In quell'occasione mi ha insegnato a dare sempre il massimo, nel momento in cui prendevo una penna in mano."
Un abbraccio.
Chissà, forse avrà sentito qualche mio radiogiornale? O letto qualche articolo firmato (questo lo ritengo più difficile, non aveva social quindi non penso fosse tanto online).
EliminaGrazie per aver apprezzato e per l'abbraccio <3
ti ringrazio Riky dell'invito a leggere quel post:)
RispondiEliminaQuesta tua frase mi risuona familiare, "Siamo tutti dei fiori in un enorme giardino , possiamo piacere o non piacere,ma sicuramente nessuno potrà capirci fino in fondo quanto noi stessi.
Beh succede a volte che in altro contesto ,qualcuno possa capirci fino in fondo,vedendo quello che noi ancora non riusciamo a vedere...saper usare il valore delle parole,saper apprezzare il dono delle connessioni ...
"Quando lavorerai, sarai un punto di riferimento per tutti. Hai la stoffa del leader"
Lei sapeva altroché ,sapeva già , non puoi codificare qualcosa che non è insito in te ,comprendi ?
Buon Anno a te Riky,un abbraccio
Dalla mia "sensei" L. non potevo che aspettarmi qualcosa di sorprendente...e così è stato. Sei andata a ripescare questo post e a collegarlo con quanto scritto oggi. Un anno e mezzo separano questo post dedicato alla mia prof. e quanto scritto oggi...
EliminaVero: c'è chi riesce a capire fino in fondo quello che è un fiore.
La mia prof. lo fece.
Lo hai fatto anche tu :)
Grazie davvero ancora e buon anno a te...alla fine anche oggi ho trovato modo di essere felice
RispondiElimina"...anche oggi ho trovato modo di essere felice"
RispondiEliminaGià e tu sai bene come coltivarla la felicità:)...in fondo lo dice anche il nostro mister "Stabilire connessioni autentiche con gli altri ci offre supporto durante le sfide della vita e ci permette di condividerne le gioie...
La felicità è un giardino che cresce con le nostre cure e ogni giorno è un’opportunità per piantare nuovi semi"
concordo pienamente con il buon mister Loto. Iniziare l'anno con una consapevolezza diversa ha rappresentato già un'iniezione di felicità!
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