E io ci sto: il rock di Rino Gaetano, dissacrante, contro gli Stati Uniti (spiegazione)


Un Rino Gaetano dalle sonorità "rock", ma dissacrante e pungente, è quello di "E io ci sto", brano del 1980 contenuto nell'omonimo e ultimo disco del cantautore crotonese.

Un album che non ebbe (purtroppo) il meritato successo, dove Rino espresse pienamente la sua poetica, facendo ad esempio sberleffi al mondo dello spettacolo legato alla massoneria ("Jet Set") e chiudendo con uno splendido brano testamento, "Scusa Mary", dove Rino ripercorreva decenni di storia italiana, con sullo sfondo l'ingombrante presenza degli Stati Uniti. 

"E io ci sto" infatti contiene un poderoso attacco agli Stati Uniti, quando Rino dice di voler cercare una "bandiera diversa senza sangue sempre tersa". L'America è un modello per l'Europa occidentale, anzi un paese delle meraviglie "dove tutto è ricco e tutto è nuovo", ma la verità è diversa. L'Italia si era lasciata alle spalle gli anni di piombo, gli anni della strategia della tensione: anni in cui gli Stati Uniti fecero sentire la loro influenza, al fine di evitare che in Italia prendesse troppo piede il Partito Comunista Italiano e che potessero rompersi gli equilibri del patto Atlantico. Le proteste operaie e studentesche erano state anestetizzate e non è un caso che i media (in "E io ci sto" viene citata la radio) invitino la popolazione a una posizione moderata ("Statti calmo e statti buono"): a livello politico non doveva cambiare nulla e il potere rimanere nelle mani dei soliti noti. Oramai le persone "pronte alla rivoluzione" non sono che individui solitari, costretti a desistere. Non c'è più spazio, infatti, per le vere proteste di piazza.  

"E io ci sto" è dunque una canzone amara, in cui Rino esprime tutta la sua rassegnazione per i cambiamenti della società. Gli operai oramai sono diventati borghesi a tutto tondo e presto l'apparente benessere degli anni '80 completerà il processo di "normalizzazione", con il pieno affermarsi della società capitalistica e consumistica. 

Il brano si conclude con l'ultimo sberleffo, diretto ai borghesi, ai "paroloni" sulla loro donna ideale, che è bella, intelligente, premurosa, romantica. Alla fine - beh - basta che sia bella, in barba a ogni (finto) lirismo. 

Commenti

  1. Mi ha colpito del testo particolarmente questa frase"
    Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un pò
    e mi accorgo che son solo,
    in fondo è bella però
    la mia età e io ci sto".

    Quella rassegnazione era in parte dovuta ad una consapevole visione di politica corrotta che lui con la forza della sua età si sentiva in guerra ,non condividendo,e anche se solo,anche se gli dicevano di desistere dal parlarne nei suoi testi mantenendosi più su una leggerezza ,lui ci stava con la sua guerra a difesa dei diritti che vedeva calpestati.
    "Ma io con la mia guerra voglio andare sempre avanti
    E costi quel che costi, la vincerò non ci son santi"

    Penso che in un certo senso lui l'abbia davvero vinta...grazie a te e a tutti coloro che ne parlano mettendo in luce la verità .


    Ciao Riky


    L.

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    1. Ciao cara...grazie per questo bellissimo commento. Questa canzone è una dei tanti testamenti che Rino ha lasciato nel suo ultimo disco. La borghesizzazione della società si era oramai "completata" dopo i movimenti anni '70. Lui ha proseguito la sua battaglia. Nonostante le pressioni delle case discografiche, che lo volevano più "pop"

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  2. 42 anni senza Rino, se non erro.
    Così giovane eppure quanti testi significativi ha lasciato. Un grande artista.

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    1. Esatto. Il 2 giugno - senza nulla togliere alla bellissima festa della Repubblica - per me è sempre l'anniversario della sua scomparsa!

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