Bones and all, il film pop che rivela gli istinti dell'essere umano (di Bonigol)


di Bonigol

Una dark love-story è al centro di Bones and all, thriller on the road disturbante e provocatorio. Diffidate però di ciò che viene palesato, qua si parla di gente rigettata e incompresa nella propria natura, di anime spaesate (proprio senza un dove al quale aggrapparsi), mollate, diseredate, in cerca di un luogo (interiore soprattutto) dove conoscere un attimo di serenità. 

Una maestosa Taylor Russell è Maren, diciottenne cresciuta quasi da nomade (dal solo padre) spostandosi su e giù per gli Stati Uniti. Un giorno, durante un pigiama party, sente l'irresistibile pulsione di mordere una coetanea fino quasi a reciderle un dito della mano. Da quel momento è costretta a darsi alla latitanza e rimettersi in viaggio. Arriva il momento in cui il padre decide che Maren sia abbastanza grande per cavarsela da sola e la abbandona al suo destino lasciandole come ultimo messaggio una raccapricciante rivelazione sul passato e sulla sua natura di cannibale. 

La ragazza, rimasta sola, si mette in cerca della madre mai conosciuta, imparando lungo il viaggio a distinguere tra chi merita la sua fiducia e il suo affetto e coloro che invece vogliono solo nuocerle. Durante questo girovagare furtivo s'imbatte in Lee (Timotheé Chalamet), ragazzo freddo e solitario. I due legano molto in fretta divenendo ognuno il sostegno dell'altra e (bruciandosi dietro chilometri di asfalto) partono per un viaggio che non ha meta alcuna se non la sopravvivenza e la ricerca di una propria realtà stabile e serena.

Luca Guadagnino sceglie la vastità paesaggistica degli Stati Uniti per realizzare Bones and all, film che cerca di trasporre le difficoltà nell'integrarsi di chi lotta per restare al mondo e l'estrema fatica del farsi accettare nelle diversità. Il regista italiano opta per la suggestiva e stuzzicante metafora del cannibalismo come alimentatore di un sistema fatto di istinti ancestrali che portano gli uomini a sbranarsi tra di loro. I protagonisti sono due reietti costretti a guardarsi continuamente le spalle e a diffidare di chiunque. Stando insieme nelle difficoltà imparano ad amarsi e ad accettare la loro condizione, senza rinunciare alla ricerca di un qualcosa di indefinito che parte dal "nutrirsi" ma sembra non poter essere trovato in questo mondo, nonostante il "forsennato" dinamismo. 

È l'odissea dei senza terra, coloro che scappano da una realtà ignorando ciò a cui vanno incontro ma è anche una storia d'amore. La simbiosi di due ragazzi che hanno bisogno l'uno dell'altra. 

Un film prettamente psicologico che non pizzica troppo le corde dell'horror. Il sangue scorre copioso e domina la fotografia, è vero, ma l'impressione che vuol lasciare il regista (con Suspiria si era spinto molto più avanti) non è quella del crudo cannibalismo. La telecamera indugia appena il necessario su corpi dilaniati e non si eccede in suoni ed effetti altamente sgradevoli da film splatter. È tuttavia indubbio che ci si trovi di fronte a un horror, seppur filosofico e pretenzioso.  Un film cupo ma fluido che innesca numerose riflessioni morali. 

Luca Guadagnino torna a dirigere Timotheé Chalamet cinque anni dopo Call Me By Your Name ma, a differenza di allora, il giovane attore viene spazzato via e relegato al ruolo di spalla dal carisma di Taylor Russell che giganteggia nella sua espressività.  Bravissimo e da brividi Mark Rylance. Sempre bello rivedere recitare Jessica Harper (la mitica Susy Benner del Suspiria originale).

Bones and all rivela l'essere umano e i suoi istinti più macabri ma anche sentimenti e debolezze al tempo stesso romantiche e astruse.

Ad ogni modo non mancano i tocchi di poesia alla Guadagnino, sebbene a giudizio di molti, non sia tra i suoi film più riusciti. "Bones and all" -mangiare qualcuno fino all'osso- metafora poetica di due innamorati che si nutrono di loro stessi fondendo insieme anima e corpo. "Fino all'osso" è, infatti, il titolo italiano del romanzo di Camille DeAngelis da cui è tratto il lungometraggio.

In definitiva, più di qualche elemento scricchiola in questo film quasi pop (tale è il rimescolamento di generi) ma è una storia genuina e moderna: la storia di quei mostri che siamo sempre pronti ad accusare, etichettare e mettere in un angolo ma che, ogni tanto, dovremmo provare anche ad ascoltare e (magari) capire. 

Voto: 6.5

Commenti

  1. Risposte
    1. Per quel poco che ho visto di lui (A bigger splash) è un grande no anche per me (Suspiria non fa testo, essendo un remake)

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    2. Guadagnino non è per tutti e (molto spesso) nemmeno per me. 😅

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  2. Troppo sangue, anche se si tratta di un film didascalico.

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    1. Eh sì. Attenzione alle licenze horror che si prende questo film. Il cannibalismo è sempre un argomento impressionante. Non è un dramma canonico.

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