La strana famiglia: Gaber e Jannacci mettono alla berlina la TV delle disgrazie


La strana famiglia è l'immagine utilizzata da Giorgio Gaber, Ombretta Colli e Gian Piero Alloisio, autori del testo, per descrivere quel micro-mondo protagonista di una televisione che per fare audience cavalca le disgrazie. 

Un modello televisivo basato sul sensazionalismo e sugli scandali, che ha portato alla "Tv del dolore", quella in cui la cronaca nera diventa tema di tanti programmi all'apparenza di carattere informativo, ma che troppo spesso strizzano l'occhio al voyeurismo e alla morbosità dello spettatore.

La canzone assolve quel micro-mondo formato da persone "disgraziate", che tramite il "piccolo schermo" raccontano le loro disavventure. Diventano infatti vittime astutamente manipolate dagli autori e dai conduttori di programmi che "speculano allegramente sulle disgrazie", in nome dell'audience e dei conseguenti guadagni: i protagonisti del mondo della televisione e gli spettatori sono i destinatari della brillante e ironica invettiva del sempre ficcante e sagace signor G, affiancato dall'amico Enzo Jannacci. 

Siamo in pieno boom per la televisione commerciale: quella dei giochi a premi che "rincoglioniscono" gli italiani, quella che suggerisce, anzi impone merci e mode attraverso la pubblicità. Ed è un circolo ben poco virtuoso: più il programma ha successo, più ha successo la raccolta pubblicitaria. La canzone cita "icone" della televisione italiana: Maurizio Costanzo, il programma "Chi l'ha visto" (beffato da Jannacci con un laconico: "Non hanno mai trovato nessuno"), Sandra Milo (da poco scomparsa), Samarcanda e così via.

La strana famiglia è stata pubblicata per la prima volta nel 1991 nel disco di Enzo Jannacci "Guarda la fotografia" e poi nel 1994 in "Io come persona" di Giorgio Gaber. Il testo presenta leggere modifiche in un paio di strofe. 

La strana famiglia, il testo del brano cantato da Gaber e Jannacci

Nota: tra parentesi quadra gli interventi "parlati"

Vi presento la mia famiglia

Non si trucca, non si imbroglia

È la più disgraziata d'Italia

Anche se soffriamo molto

Noi facciamo un buon ascolto

Siamo quelli con l'audience più alto

[Vai Gaber]

I miei genitori due vecchi intronati

Per mezz'ora si sono insultati

A "C'eravamo tanto amati"

Dalla vergogna lo zio Evaristo

Si era nascosto, povero Cristo

Lo han già segnalato a "Chi l'ha visto?"

[quelli lì non hanno mai trovato nessuno]

Il Ginetto dell'Idroscalo

Quando la moglie lo lascia solo 

Quando la moglie lo manda a 'fanculo

Piange in diretta con Sandra Milo

[Ciro, Ciro!]

Per non parlare di mio fratello

Che gli han rotto l'osso del collo

Ora fa il morto a "Telefono giallo"

[Eccolo lì]


Come ti chiami, da dove chiami?

Ci son per tutti tanti premi

Pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni

Pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI


E giù in Aspromonte c'ho dei parenti

Li ho rivisti belli contenti

Nello "Speciale rapimenti"

Mentre a Roma c'è lo zio Renzo

Che è analfabeta ma ha scritto un romanzo

È sempre lì da Maurizio Costanzo

[Ocio Maurizio che arrivo, eh!]

E la fortuna di nonna Piera

Che ha ucciso l'amante con la lupara

Ha preso vent'anni in "Un giorno in pretura"

[vanno in televisione e poi piangono]

Mio zio che ha perso la capra in montagna

Che era da anni la sua compagna

Ha fatto piangere anche Castagna

Mio zio travestito di nome Wanda

ha fatto i soldi ha comprato una Panda

La Panda è andata a Samarcanda


Come ti chiami, da dove chiami?

Ci son per tutti tanti premi

Pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni

Pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI


E poi chi c'è? Ah già, la Tamara

Un mignottone di Viale Zara

Che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara


Chi c'è rimasto? Ah già, c'è Vito

completamente rincoglionito

da Zavoli in fabbrica ti tappa il dito

[quello lì i lavori li ha provati tutti, eh?]

E alla fine c'è nonno Renato

Che c'ha l'AIDS da quando è nato

Ha avuto un trionfo da Mino Damato

[gli chiedono gli autografi, eh?]


Vi ho presentato la mia famiglia

Non si trucca non si imbroglia

È la più disgraziata d'Italia

Il Bel Paese sorridente

Dove si specula allegramente

Sulle disgrazie della gente


Come ti chiami, da dove chiami?

Stiam diventando tutti scemi

Pronto, pronto, pronto, stiam diventando tutti coglioni

Pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI

Commenti

  1. Jannacci e Gaber non sono stati delle meteore ma Fuoriclasse autentici del loro tempo e dei loro enormi spazi culturali, musicali, artistici, poetici. Assieme a tanti altri artisti e uomini di cultura rimasti non degnamente sostituiti, oggi vengono sonoramente rimpianti. Mai generalizzare ma in linea di massima viviamo in' una società basata sull'aridità culturale, sul poco o sul quasi nulla che non si evolve e si accultura poco proprio perchè questo nostro Mondo sembra dilaniato in lungo e in largo da "virus" letali quali l'edonismo, l'egoismo, il materialismo eccessivo , la mancanza di dialogo e confronto civile, talvolta la disumanità che porta ad azzerare ogni valore dato e da dare alla vita umana. Si rischia fortemente di non lasciare memoria storica alle future generazioni è questo è tra i tanti il male più grande. Senza memoria storica i popoli non crescono, non si evolvono. Gaber e Jannacci hanno svolto con cura e dovizia di particolari questo compito, il loro compito, il compito di chi spende se stesso per il bene comune, per il miglioramento di noi stessi e degli altri, per la tutela delle future generazioni. Hanno basato la loro Arte sulla difesa dei più deboli e la lotta a qualunque diseguaglianza sociale e ingiustizia. Hanno portato il loro dissenso e il loro pensiero libero in ogni dove e in ogni salotto perbenista ed egoista di quel tempo. Eroi indimenticati e indimenticabili d'un tempo rimpianto che fu.

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    1. Mitico, oggi ho letto un articolo bellissimo su un quotidiano che parla della musica di oggi. La musica di oggi - concordo con quanto scritto in quell'articolo - è sostanzialmente un auto-incensarsi del cantante. Testi referenziali e sempre autobiografici. I cantanti oggi non sono più in grado di porsi in un punto di vista di osservazione ampio, facendo da guida, dicendo cose anche scomode. Parlano di amore con la profondità di un ragazzino delle medie che è stato lasciato. Questo rafforza la mia convinzione. La musica sta conoscendo una lunga parabola discendente.

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    2. La musica ma non solo, purtroppo. Mitico Riky la Cultura in senso lato, oserei dire. Siamo da anni pervasi in lungo e in largo da una deleteria e arida massificazione "contro" culturale verso il "basso" e senza contenuti attorno alla quale non esiste più libero pensiero nè pensiero colto e lungimirante. E quel buono che abbiamo creato nel tempo grazie ai nostri padri stiamo facendo di tutto per dimenticarlo. Così non può esserci crescita. Così ci si condanna soltanto all'ignoranza.

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    3. Spero sempre, amico mio, in un'inversione di tendenza. Anche se è difficile rimanere ottimista..

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