Furto di sera, bel tempo si spera: I soliti ignoti in versione Pippo Franco



Furto di sera, bel tempo si spera è l'ennesima variazione sul tema dei Soliti Ignoti: un'improponibile banda criminale guidata da Quinto (Pippo Franco) punta al colpo grosso, al furto di un Goya originale custodito nella villa del conte Nuvolucci (Aldo Giuffrè).

Il soggetto non è originale, ma sviluppato in maniera dignitosa da una commedia che non propone un umorismo innovativo e originale, ma che sa far ridere e intrattenere, perché cucita perfettamente addosso a Pippo Franco. Le battute, giochi di parole e barzellette che fuori contesto definiremmo ben poco accattivanti (qualcuno direbbe di bassa lega), acquistano spessore grazie all'attore romano, alla sua mimica e alla sua capacità di alzare il ritmo sparando battute a raffica. D'altra parte il film è un vestito perfetto per le misure di Pippo Franco, sempre a suo agio nei panni del personaggio che campa di espedienti, "bastonato" dagli eventi e da una buona dose di sfiga, dalla vicinanza di personaggi maldestri e dotati di scarsa intelligenza, o da personaggi che mettono cinicamente a nudo la sua inettitudine, nel caso di questa pellicola il padre, interpretato da un ottimo Memmo Carotenuto. 




Indubbiamente il valore aggiunto di Furto di sera, bel tempo si spera, oltre al "Pippofranco centrismo", è la presenza di una spalla praticamente perfetta: Vito Gagliardi alias Thomas Rudy, celebre caratterista che ricordiamo tutti nei panni del gringo messicano Emiliano in Trinità (sì, era l'Emiliano non tradisce-dice tutto). Rudy regala un'interpretazione esilarante di Euforia, uno dei complici di Quinto nel "colpo grosso" in villa, grazie anche al doppiaggio del solito, gigantesco Ferruccio Amendola. Particolarmente di impatto la sua entrata in scena sul luogo del crimine: ho riso, eccome. 

Il resto della banda, invece, regala pochi spunti: c'è Gianfranco del Prete, epigono di Mad Max ne "I nuovi barbari", buona presenza scenica, ma non certo un caratterista comico degno di nota. Laura Troschel interpreta un personaggio sopra le righe, che in certi momenti risulta essere più fastidioso, a Monica Monet viene invece riservato un ruolo primario, prostituta esca per abbordare il conte Nuvolucci, ma soprattutto l'oggetto delle attenzioni amorose di Quinto-Pippo Franco. Venature di storia sentimentale non mancano, mentre non ci sono scene di nudo, una scelta del regista Mariano Laurenti che riteniamo correttissima: non avrebbero aggiunto nulla. Meglio concentrare l'attenzione sugli scorci della Roma anni '70, sempre bellissima. 

Commenti

  1. Tempismo perfetto dopo i fuorigioco non visti e i rigori negati ..🤣🤣

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    1. Sì perdonami ma me le servi su piatto d'argento come neanche un filtrante di Adli per Leao.. :(

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    2. Speriamo l'asse Adli-leao funzioni a Roma :D

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