Francesco Nuti e Il signor Quindicipalle: film ingiustamente snobbato



Dopo il flop di Occhio Pinocchio, Francesco Nuti tornò al suo cinema tradizionale, nel 1998, con Il signor Quindicipalle: film snobbato dalla critica e secondo me esageratamente criticato.

Nuti è nato come attore, per fisicità e stile, sulla scia del "guitto" alla Benigni, ma ha presto trovato la sua strada e la sua dimensione. Regista sottovalutato, autore che ha raccontato le nevrosi e la complessità dei rapporti tra uomo e donna, attore che costruisce tormentoni non banali, l'artista toscano ha impresso indelebilmente il suo nome nel gotha del cinema italiano, con buona pace dei malpensanti e di chi attribuisce patenti sgradevoli.


Il signor Quindicipalle non è un capolavoro, né uno dei titoli di punta della produzione di Nuti. Ma rimane una gradevole commedia, in un periodo di crisi nera di questo filone, nonostante i fugaci exploit di Leonardo Pieraccioni e del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. 

Ne Il signor Quindicipalle non ci sono quelle piccole concessioni allo "slapstick" viste nei film precedenti di Nuti: quel tipo di cinema "alla Fantozzi del Neri Parenti" era infatti in (rapido) declino. Non c'è il tormentone fulminante e si percepisce molto meno l'amaro, ingrediente fondamentale dei migliori film di Nuti. Ci si avvicina a una fase di transizione, l'arrivo del nuovo Millennio: trent'anni di grande cultura pop vanno in archivio, il cinema barcolla sotto i colpi della televisione commerciale e, nei primi anni del duemila, a causa del proliferare dei reality show. 

Il rapporto tra uomo e donna cambia e lo raccontano, agli italiani, le relazioni e i flirt nelle case dei grandi fratelli, ma anche il gossip sempre più invadente. L'amore diventa un prodotto da copertina, senza profondità e introspezione, e Nuti non ha più gli strumenti per raccontarlo e interpretarlo, o meglio, non c'è più tanto da interpretare. Ma c'è un'ulteriore riflessione da fare: oggi siamo testimoni delle polemiche per l'imperante politicamente corretto, ma già in quegli anni la sensibilità era diversa. E Nuti coglie questo sentimento: Il signor Quindicipalle è più politicamente corretto rispetto a tutti i suoi precedenti film. È una pellicola che piace, a posteriori,  se lo si considera per quello che ha dato e non per quello che non ha potuto dare. È diretta con molto mestiere, con carrellate spettacoli al tavolo da biliardo, vecchia passione dell'attore-regista, e al cimitero, che regala una scena particolarmente divertente in cui Nuti dà il meglio di sé, ben spalleggiato da Sabrina Ferilli. 


Si ride infatti, ne Il signor Quindicipalle, alla maniera di Nuti: nella scena in cui la escort di alto bordo Sissi (la Ferilli) accetta, dietro lauto pagamento, di fingere di essere la fidanzata di Cecco (Francesco Nuti) e di partecipare a un pranzo in famiglia con la madre di lui, vedova, con la nonna, la zia e la sorella, entrambe "zitelle"; nella scena al ristorante con l'irruzione in scena del furioso Jean Paul ("Senti Jean Paul..Belmondo"); nella scena della giostra. La sceneggiatura, è vero, è probabilmente deboluccia: la storia, con echi alla Pretty Woman, non regala grandi colpi di scena e anzi tutto quello che accade è abbastanza prevedibile. Ma il film non è affatto povero: valorizza ad esempio la bellezza di Sabrina Ferilli, esaltandone in modo non volgare la fisicità, ma anche lo splendido sorriso, con inquadrature sempre ben costruite. 


Piace il solito Novello Novelli, impareggiabile voce narrante e padre putativo del protagonista. E c'è una filosofia di fondo interessante, più esplicita del solito, che rende meno amara questa pellicola e forse ha fatto dire a molti che Il signor Quindicipalle sia un film "sciapo", senza sapore: il monologo del padre di Cecco, ex barbiere casanova, evidenzia una morale rassicurante. Nella vita si fanno sbagli, ma a tutto si può porre rimedio "con una pezza calda" (tranne alla morte, ovviamente, aggiungerei): anche i rapporti d'amore si possono "ricostruire".  In questo monologo c'è forse il grido di disperazione dell'autore, che dopo il fallimento al botteghino di "Occhio Pinocchio", cercava fiducia e sperava di trovare, cinematograficamente parlando, la propria "pezza calda" per lasciare soddisfatti gli spettatori una volta alzatisi dalla propria poltroncina, non del barbiere, ma del cinema.





Commenti

  1. Sono un fan del Nuti di Caruso Pascoski, e in questo film troppe eco a ricordare Io, Chiara e lo scuro, anche non con la sua regia.. insomma mai provati troppi brividi.. ;)

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    1. Caruso Pascoski è il picco di Nuti assieme Madonna che silenzio che c'è stasera. Ma la sua filmografia, in generale, non mi ha lasciato indifferente

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  2. Film molto conosciuto ma anche un po' snobbato, hai ragione.

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    1. Sono convinto che prima o poi il tempo darà ragione al povero Nuti :)

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