The Curse: una lenta danza scura tra paranoia e ricerca di redenzione (di Bonigol)




di Bonigol

The Curse è una serie ideata da Nathan Fielder e Benny Safdie, che tocca diversi argomenti come rapporto di coppia, integrazione, superstizione, senso di colpa e buonismo di facciata dietro il quale si nasconde la volontà di conseguire un obiettivo.

Protagonisti delle vicende narrate sono Withney (Emma Stone) e Asher Siegel (Nathan Fielder), una coppia di coniugi benestanti che stanno realizzando un documentario su come le case passive (a zero emissioni) che sono intenti a promuovere, possano portare vantaggi alla comunità di nativi di Española, una piccola città malfamata del New Mexico. 

I due si atteggiano a benefattori, non privi d'ipocrisia, mentendo anche a loro stessi e portando avanti quella che, in realtà, è una gentrificazione in piena regola, capace di scombussolare i delicati equilibri del luogo. Man mano che le riprese dello show/documentario vanno avanti, strani avvenimenti iniziano a guastare la serenità di coppia e tra i due si apriranno numerose crepe. 

Mentre Whitney si impegnerà a nascondere "la polvere sotto il tappeto" in nome del suo ambizioso progetto, Asher, a causa di inquietanti coincidenze, inizierà a convincersi di essere vittima della maledizione scagliatagli contro da una bambina per via di un'elemosina contesa.
 
Dieci puntate di diversa durata (dai 35 ai 60 minuti) ci raccontano le (dis)avventure di Asher e Whitney in questa satira sociale che mette in luce le contraddizioni del progressismo e l'attuale dipendenza dai media, lasciando aperti numerosi interrogativi legati al simbolismo che avvolge ogni personaggio. 

La macchina da presa sembra catturare con voyeurismo lo scorrere di atti e dialoghi. I personaggi vengono spesso inquadrati in secondo piano, da dietro una finestra o una tenda, attraverso una porta socchiusa o il vetro dell'auto e così via. Lo spettatore si sente talvolta lì, per puro caso, ad intercettare le vicende con discrezione.

Il taglio della narrazione oscilla tra la commedia nera e il thriller psicologico ma si perde un po', dilungandosi in concetti, alla lunga, acquisiti. La serie, definita intrigante e provocatoria, è una continua preparazione a ciò che si teme possa accadere. Un lungo stallo senza acuti memorabili ad eccezione del finale, davvero originale e inaspettato. 

Nemmeno il premio Oscar Emma Stone riesce a dare quel tocco di classe capace di accendere la scintilla, coadiuvata da un Nathan Fielder (comico noto in USA ma pressochè sconosciuto in Europa) serio e avvilito e da altri attori e comparse che calcano troppo i loro personaggi divenendo caricature di stereotipi.

The Curse è distribuita in esclusiva dalla piattaforma streaming creatrice, ossia Paramount+ e sta ricevendo ottime valutazioni sul portale Rotten Tomatoes ma personalmente ho trovato deludenti diversi sviluppi e di difficile interpretazione gran parte delle scelte che sciolgono (se così si può dire) i nodi della vicenda. 

Non troverete tracce dell'horror psicologico che molte presentazioni promettono, sebbene il guanto lanciato alle convenzioni sia evidente. The Curse è una lenta danza scura che volteggia tra paranoia e ricerca di redenzione, un viaggio nelle antinomie della filantropia che con una deflagrazione calerà il sipario entrandovi nel cuore o (come accaduto a me) lasciandovi in preda a qualche domanda e sommersi da tante (troppe) perplessità. 

Voto: 5.5





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