Preceduto da un martellamento mediatico paragonabile alla campagna elettorale di un presidente degli Stati Uniti e presentato come un thriller/horror d'indagine, Longlegs, diretto da Oz Perkins (sì, proprio il figlio di Anthony, quello di Psyco), mi ha lasciato piuttosto insoddisfatto. La sensazione provata uscendo dal cinema la potrei paragonare a una cena in un ristorante con buone recensioni che però non riesce a confermare le attese sulla qualità e nemmeno a saziare.
La storia vede Lee Harker (Maika Monroe), giovanissima agente dell'FBI con un intuito al limite del paranormale, venire assegnata allo spigoloso caso di Longlegs, un misterioso e (molto) suggestivo personaggio (interpretato da un irriconoscibile Nicholas Cage) che, sebbene non abbia lasciato tracce della sua fisica presenza, sembra aver avuto un ruolo nel massacro di numerose famiglie. Le indagini sono in un vicolo cieco e serve chi sappia guardare i reperti e il quadro globale con nuovi occhi.
La regia di Perkins (che avevo apprezzato in Gretel e Hansel) funziona solo in parte, regalandoci atmosfere opprimenti e una costante percezione di pericolo imminente. Le scene sono lunghe e statiche, talvolta riuscendo a creare la tensione crescente che era negli scopi. La fotografia è cupa e abusa di toni tenui e opachi che rispecchiano l'identità del film. I numerosi flashback cercano di rimettere in riga il passato e caratterizzare i personaggi principali. Lee, ad esempio, ha una sorta di leggero autismo o qualche altro disturbo della sfera sociale. Costantemente a disagio, fatica a relazionarsi e risponde a monosillabi, taciturna e laconica. Le sue visioni ed intuizioni sono rappresentate con toni vividi e sanguigni aggiungendo (sugli altri) un ulteriore strato di inquietudine.
Il pallido e misterioso uomo che si firma Longlegs non viene "analizzato" alle radici ma minimizzato così come molte altre situazioni offerte allo spettatore da prendere così come sono.
Non che l'intreccio non sia avvincente, flashback dopo flashback suscita interesse, ma è la soluzione dell'enigma a lasciare perplessi (gli ultimi 20/25 minuti di proiezione) con una svolta che dà la sensazione di essere improvvisata, quasi un accrocchio per chiudere il cerchio in maniera poco "tondeggiante", anzi piena di spigoli.
Gli interpreti se la cavano, invece, alla grande. Maika Monroe (volto ormai noto nel panorama horror) è una protagonista affascinante e tormentata, che deve confrontarsi non solo con il caso, ma anche con i propri demoni interiori. La sua performance, intensa e credibile, dona profondità al personaggio.
Nicolas Cage, nel ruolo del misterioso e inquietante sospetto serial killer, offre un'interpretazione sopra le righe memorabile. La sua presenza sullo schermo è magnetica ed egli riesce a trasmettere il senso del pericoloso predatore che si finge affabile bilanciando bene carisma e follia di Longlegs e contribuendo a concretizzare uno degli elementi più forti del film.
Purtroppo tutto frana proprio su quello che doveva essere uno dei suoi aspetti più interessanti, ossia la combinazione di elementi da horror con quelli di un thriller investigativo. La manipolazione psicologica, la fragilità umana e il male intrinseco, tutti temi messi sul piatto dagli sceneggiatori, trovano debole sostegno nell'espediente scelto per cucirli insieme. Non posso essere soddisfatto di questo film, non dopo averne sentito decantare le presunte qualità, neanche fosse (a leggere i primi commenti) in grado di riscrivere le regole dell'horror. Nessun incanto, nessuna illuminazione. Quello che salvo del film non basta a fargli portare a casa la piena sufficienza.
Voto: 5.5
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