La "controrecensione" di Lampur: Zirconi...ops, Diamanti


di Lampur (Franco Battaglia)


Una fiction da prima serata RaiUno, per quanto le protagoniste investano molto su se stesse e, paradossalmente, la regia barbosa e lineare (almeno di questo Ozpetek) non le esalti, producendosi anche in un iperbolico tentativo di metacinema dove il regista chiede pareri alle attrici mentre studiano il copione, e neanche lui sembra sapere che film vada girando.

Caratteri scolpiti con l’accetta in questa sartoria romana anni ‘70 che ambisce a conferme e lancio definitivo in campo costumista teatrale e cinematografico.

L’intero scibile di microcosmi stereotipati delle infinite protagoniste femminili, rivela  ogni genere di vicenda familiare ma questa indagine di condizione della donna passa spesso (evidente pecca registica) attraverso il confronto con figurine maschili, tutte legate a ridicole macchiette di contorno,  ancor meno espressive dei manichini di prova.

Ogni turbamento, qualsiasi problematica o disagio si stemperano nella comunanza lavorativa che lega il gruppo nel suo iter creativo e in una solidarietà tutta femminile, dall’ultima delle sartine fino alla “capa” che vorrebbe giocare al diavolo che veste Prada finendo al massimo nel paradiso delle signore; ma ogni singolo evento finisce per evidenziare “smodati” (particolarmente contraddittorio per un atelier..) contorni melodrammatici conditi dalle solite tavolate amate da Ferzan, intermezzi musicali d’epoca e stucchevole prevedibilità: dal marito violento al bambino parcheggiato nella stanza dei bottoni, dalle attrici boriose, alla costumista isterica, fino all’exploit finale con un mega vestito iperrealista che neanche al carnevale di Viareggio avrebbe ottenuto il pass, cucito di nascosto durante il pranzo di anniversario della sartoria - altra barzelletta inaccettabile -, che equipara la struttura narrativa ancora più fortemente a livelli di soap turca.

Tra le infinite protagoniste femminili salvo Geppi Cucciari che fa esattamente il suo, alla faccia del copione. In verità lo fa anche Mara Venier. E infatti la boccio per lo stesso motivo.

“Quello che siamo va oltre la memoria e la vita. Questa è l’eternità. Questo il cinema”. Quello di Ozpetek, per fortuna, si ferma un po’ prima.

Commenti

  1. Un film piaciuto a tanti, come la versione di Rubini del Leopardi pop targata Rai. Guarda caso trasformato in soap pure lui. Ormai ci si accontenta di poco, ma non getto certo la croce su chi produce e offre certo cinema. Fanno un lavoro e vengono premiati. ;)

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    1. Il cinema italiano moderno non mi entusiasma, eppure ci sono cose buone e meno buone, come sempre mi verrebbe da dire :P

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    2. Esco da Here sconvolto da qualcosa di rivoluzionario, eppure sento tanti parlare di "noia, polpettone".. siamo tutti diversi..

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    3. Here lo ha visto ieri sera il mio amico e collega Nicola, lui sembra una via di mezzo tra la tua visione e quella dei "film polpettone"

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  2. Il giudizio personale nel cinema è insindacabile. Non la penso come te su parecchie cose. Io trovo affascinanti anche gli zirconi con tutto quel loro luccicare. Mi spiace che non ti sia piaciuto. Per me è una favola bella e (finalmente) piena di ottimismo. Trovo che il cinema debba raccontare la vita e non necessariamente scimmiottarla. Un saluto e alla prossima.

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    1. Sul non scimmiottare perfettamente in linea. Da qui si deduce l'immenso privilegio del cinema, poter assistere a film completamente diversi pur seduti nella stessa sala ;)

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