Anora: non è Pretty Woman 2.0, ma una moderna Odissea (di Bonigol)


di Bonigol

Cerco sempre di sapere il meno possibile sulla trama dei film che mi accingo a visionare ma era inevitabile che trapelasse qualcosa su Anora, film diretto da Sean Baker di cui si parla tantissimo, già vincitore del Festival di Cannes 2024 e fresco trionfatore agli Indipendent Spirit Award nonché riproposto da febbraio 2025 nelle sale italiane.

Ammetto che quando ho letto della trama, incentrata sulla love-story tra una escort e il cliente milionario, mi sono domandato se il cinema avesse realmente bisogno di questo schema; in fondo Pretty Woman lo abbiamo visto tutti. Però Sean Baker (i cui unici film che avevo guardato erano Red Rocket, Starlet e Tangerine, tutti con protagonisti che hanno come denominatore comune ruoli vari dei personaggi principali nell'industria del mercato sessuale) sembra, da sempre, avere molto a cuore la crescita personale di coloro che vendono il proprio corpo. 

Non fa eccezione questo pluripremiato film, al quale il nickname professionale della protagonista (Anora, appunto), fa da titolo.  Magistralmente interpretata da Mikey Madison (chi, come me, ama la saga di Scream non può non conoscerla), Anora è una giovane spogliarellista di New York che dietro lauto compenso si destreggia nei privé e (fuori orario) si concede a virtuosi clienti. 

Dopo aver catturato le simpatie di Ivan, rampollo viziato di una ricca famiglia russa, s'innesca tra i due una spirale di sesso, trasgressione e lusso obnubilante, che porta la ragazza ad aprire il suo cuore a sentimenti sempre repressi (per mestiere). Quando Ivan improvvisa un'inattesa proposta di nozze, ad Anora par di toccare il cielo con un dito ma la famiglia del ragazzo è pronta a darle battaglia e annullare con ogni mezzo queste nozze improvvisate.

Dopo una prima mezz'ora (a mio parere) troppo sessocentrica, parte una narrazione che è un fiume in piena senza rallentamenti, una moderna odissea, dove Anora mostra denti e artigli (per difendere quanto di suo sente minacciato) e si trova a combattere contro un sistema che, dopo averla etichettata, cerca di sopraffarla. 

La sua lotta è quella di chi insegue il sogno americano e lo fa (a dispetto di un lavoro malvisto) con dignità e sincerità, senza stratagemmi.

Il film contiene qualche scena di violenza ma mantiene alto il livello di divertimento con il suo stile da commedia cruda e realistica. Lo spettatore fa un tuffo nel microcosmo della vita notturna e scopre i personaggi che alimentano questo meccanismo.  La macchina da presa è un testimone silenzioso, che filma senza giudicare e lascia sfilare i vari personaggi lasciando a chi guarda il compito di trarre le proprie conclusioni.

La fragilità e, insieme, la forza di Anora vengono sottolineate dalle note malinconiche che compongono la colonna sonora. Il resto del lavoro lo fanno i primi piani e la mimica degli attori, bravi a lasciar trasparire dalle loro performance le sfaccettature delle personalità.

In un mondo in cui non è consigliato lasciarsi andare oltre certi limiti con il cliente, Anora affronta un doloroso percorso di crescita che passa attraverso i suoi sogni infranti e le ferite delle illusioni. Anche se il focus principale riguarda questo aspetto della sua maturità, nel film è continuamente tangibile la "lotta di classe" con le varie disparità sociali e la sensazione che i soldi (eccetto la felicità) possano comprare ogni cosa. 

Non so se Anora possa puntare alla vittoria degli Oscar (personalmente l'ho trovato adorabile ma non a tal punto), certo è che i consensi e i riconoscimenti che sta raccogliendo sono notevoli e resta una piacevole sorpresa di questa stagione cinematografica.

Consiglio vivamente la visione di questa storia potente, capace di commuovere e di strappare anche qualche risata lasciando quel mix di incanto e rimpianto che spinge a riflettere sull'amore come arma a doppio taglio per contrastare il freddo materialismo della società in cui viviamo.

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