I social, la musica di oggi e di ieri, i miei cantautori faro

Molti dei miei pensieri riguardano il mondo social.

Voglio capire il mondo social, voglio cercare di capire le persone attraverso i loro scritti.

So benissimo, in premessa, che ogni cosa "maneggiata" dall'essere umano è buona o cattiva a seconda dell'uso: non bisogna demonizzare tutto. 

Sui social però leggiamo post brutti: è una verità oggettiva. Il tutto fatto per dividere, per polarizzare. O con me o contro di me. Viene poi facile pensare che una persona che scriva post "brutti" sia anche una persona "brutta". Ma fortunatamente negli ultimi tempi ho maturato una convinzione diversa. Le persone non sono "brutte": si appoggiano al loro lato "brutto" perché è più confortevole. Le persone fanno vedere bruttezza e cattiveria perché soffrono. Quando scrivono male di qualcosa o di qualcuno, non sono in pace con se stessi.

I social poi sono "trappole". Puntano tutto sull'emotività: la sollecitano, sia essa un'emotività positiva o negativa. Polarizzano, o bianco o nero, ma non solo: scatenano l'effetto tifoso da calcio. 

L'esempio perfetto è un mio conoscente, un serio e stimato professionista. I post sono una sequela di inneggiamenti a una personalità politica molto in voga in questo momento e un continuo dileggiamento all'altra parte. Sventola la bandiera del tifo in maniera sguaiata, dietro una sostanziale moderazione nella forma. Mi piacerebbe leggere analisi argomentate. Non post "da tifosi". Ma perché una persona di grande cultura, appassionato di fotografia d'epoca, di teatro, di scrittura, spreca il suo tempo pubblicando quei post lì? 

Perché soffre. Perché non si riconosce in questa società. E lo capisco, perché anche io mi sento "fuori dal mondo".

A volte è giusto anche sentirsi "fuori dal mondo".

Ma a volte è una percezione errata. Perché il mondo non può essere uguale a noi. Non tutto deve essere come piace a noi. 

Ma nel mondo, vecchio o nuovo che sia, c'è spazio per tutti. Dobbiamo ritagliarcelo, questo spazio. Senza urlare. Senza piangere. Senza vittimismo latente. Cercando di far valere la forza delle nostre idee, senza distruggere, ma argomentando. 

Nulla ci vieta di dare giudizi, di prendere posizioni. Certamente, non su tutto: dobbiamo avere l'umiltà di capire i nostri limiti.

E qui voglio arrivare al punto. Il brano di Cristicchi, a Sanremo, per me è un bellissimo pensiero da Facebook ed è una canzone "normale".  Preciso: un altro aspetto significativo dei social è quello di toccare un lato molto delicato e intimo: il lutto o la malattia. Un tema da affrontare con grande cautela. Troppo spesso sui social si parla di lutto e malattia. Sia chiaro: NON voglio colpevolizzare nessuno, perché io stesso sono caduto in queste logiche. Il post sul lutto o la malattia è il post emotivamente più facile: tutti noi dobbiamo affrontare nella vita malattia e morte, quindi è facile commuoversi, emozionarsi, entrare in empatia con chi scrive. E quindi apprezzarlo.

Quella di Cristicchi è una canzone facile,  facilissima: chiunque si commuove pensando al genitore anziano che morirà, al genitore malato, al genitore scomparso. Confezionata con la certezza di avere successo, veicolando l'effetto emotività sui social che imperversa e che influenza la stessa produzione artistica. Perché quella canzone diventerà la colonna sonora di tutte le foto di genitori malati e scomparsi.

Non è peccato, sia chiaro, né da parte del cantautore, né da parte di chi lo apprezza. 

Questo esempio spiega comunque il mio quasi totale disinteresse per la musica italiana di oggi.

Il cantautorato di una volta, infatti, sapeva individuare una coscienza collettiva e dei valori universali che trascendessero il singolo; sapevano raccontare un paese, erano introspettivi, ma sempre con questo spirito di universalità: basti pensare ad Amico Fragile di De Andrè. Non c'è canzone più introspettiva di quella, ma con uno spirito tutt'altro che individualistico

I cantautori di una volta erano veramente controcorrente, non Cristicchi (mio giudizio). Esprimevano concetti non accomodanti, ci sbattevano davanti agli occhi una realtà scomoda. Ci insegnavano il vero concetto di pietas (De Andrè fu un maestro). Erano pensatori liberi anche quando abbracciavano apertamente un'ideologia politica: perché mettevano in dubbio il loro stesso pensiero. 

Cristicchi ha scritto un testo bellissimo, che però potrebbe scrivere qualunque bravo scrittore. Qualcuno in passato mi ha scritto, bonariamente, "Dovresti scrivere un libro". Ma scrivere post su Facebook, belli o brutti che siano, è cosa diversa da scrivere un libro strutturato.  Così è diverso il cantautorato: scrivere canzoni non è scrivere solo un testo.

Ma questo è il mio giudizio, condivisibile o meno: di sicuro, ci sono delle argomentazioni (che posso anche ampliare). 

Detto questo, lascio Cristicchi al suo pubblico e io mi tengo stretto i miei amati cantautori. Di alcuni di loro, ho ancora tanto da conoscere e scoprire.

Ma in tutto questo, è successa una cosa bellissima, proprio grazie a Sanremo.  Le persone hanno scoperto o riscoperto Felicità di Lucio Dalla, una delle mie canzoni preferite in assoluto.

E questa è stata per me la lezione più bella.

Perché alla fine io ho fatto come quello stimato professionista: "soffro" perché le cose a cui tengo non sono adeguatamente valorizzate. 

Io ho tutto il diritto di non apprezzare la canzone di Cristicchi, ma non significa che parallelamente a essa, non possa essere apprezzata anche quella di Dalla.  Sta a me ritagliare il giusto spazio per ciò che ritengo bello, senza dover "demolire" ciò che è bello per gli altri. È vero che a volte la gente si accontenta di quello che viene proposto. Pazienza. Allora diamo al giusto risalto al momento in cui un palco mainstream fa conoscere a tutti un capolavoro come Felicità

Giovedì scorso ho provato gioia nel leggere commenti su questo blog in cui persone mi raccontavano un aneddoto legato a questa canzone, oppure mi confidavano di non conoscere questa poesia in musica. Ed ero felice, perché poter scrivere dei miei amati cantautori e condividere con gli altri questi miei scritti è motivo assoluto di gioia, così come poter provare a spiegare queste canzoni, il loro significato. 

Tutto questo tocca parte del mio mondo, quello affettivo, il più prezioso: ed è un "ponte" che mi collega a questi cantautori amati, quasi tutti scomparsi. Perché dietro quei versi c'erano e ci sono delle persone, che per me sono un faro e una luce.

Commenti

  1. Ad ognuno il suo backgound, e ad ognuno la sua sensibilità. Bellissimo risentire Felicità, meno bello cantata da Damiano e comunque felice che tanti, troppi, abbiamo potuto colmare una lacuna vistosa e, magari, ora, andranno a rovistare altro. La musica rimane ampiamente soggettiva ma un elemento chiave della vita di molti.. non passa giorno che non ascolti qualcosa: cuffiette, radio, disco, tele, cd o usb. La musica colonna sonora imprescindibile di infinite attività o ascolto concentrato. E dall'alto della mia età lo scibile del panorama musicale affrontato è davvero impressionante.
    Ho una usb in auto che a volte scorre libera in ordine alfabetico, può capitare che a Gabbani seguano i Gentle Giant e la faccetta interrogativa di Luisa mi piace sempre, la stessa di quando saprà di Olly, appena sveglia.. ;)

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    1. ahah, la playlist e il suo ordine di riproduzione è sempre una cosa bizzarra: a volte mi piace l'ordine casuale, ma in generale ho un usb - collegato allo stereo - che ha canzoni perfettamente ordinate. Or ora sto sentendo una splendida Paolo Pa del Banco :).
      Sulla soggettività sono in parte disaccordo: ci sono pietre miliari della musica. Possono non piacerci (qui c'è il discorso della soggettività), ma rimangono tali.

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  2. C'è spazio per tutti, la rete è immensa, sta a noi decidere in quale lato di questo variegato mondo buttarci. E' bello che vi siano cose diverse affinché ciascuno si senta, almeno in parte, rappresentato.

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    1. Esattamente. Il processo "affettivo" è questo: mi piace una canzone (che esprime l'affettività dell'autore) e attraverso quella canzone mi metto in connessione con altre persone a cui piace quella canzone, toccando i mondi affettivi degli altri

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  3. "Quella di Cristicchi è una canzone facile, facilissima: chiunque si commuove pensando al genitore anziano che morirà, al genitore malato, al genitore scomparso. Confezionata con la certezza di avere successo, veicolando l'effetto emotività sui social che imperversa e che influenza la stessa produzione artistica. Perché quella canzone diventerà la colonna sonora di tutte le foto di genitori malati e scomparsi"

    Oggettivamente questa da te ben evidenziata è una realtà che produce e riproduce un effetto amplificato sull'accanimento emotivo.Le emozioni però fanno parte di quell'universalità che ci dovrebbero accomunare ,il senso di fragilità e anche quello di impotenza che dovrebbe farci riflettere umilmente sui nostri limiti,un discorso di base su cui meritare davvero..La bruttura purtroppo è proprio nella strumentalizzazione delle emozioni e onestamente mi pongo un quesito se non riusciamo a gestire già un concetto di "normalità" o di "facilità" facendocene sopraffare, come possiamo comprendere e apprezzare i messaggi di quel cantautorato del passato di cui ben analizzi?
    Quello che tu reputi "facile"e "normale" è divenuto una "condanna" se ci o lo rapportiamo ai social ,ma è pur vero che i social sono rappresentati da persone e le persone sono tutte chiamate in causa a saper gestire le proprie emozioni non a manipolarle o farsene manipolare.

    Nella mia comunità hanno "abbattuto" tutti i vecchi fontanini perché l'amministrazione ha ritenuto vi fosse uno spreco di acqua e un cattivo uso degli stessi.Quindi a mali estremi estremi rimedi !...ma mi chiedo cosa avesse mai fatto di così sbagliato il vecchio fontanino se manca di base l'educazione e il rispetto per se stessi e per l'ambiente che ci ospita?Non so se è la musica ad essere cambiata o se è metaforicamente la stessa per l'uomo in via generale..

    Grazie Riky,buona domenica

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    1. L'accanimento emotivo: una bellissima definizione.

      Faccio una metafora ardita: quando in un film horror viene rappresentata una scena di violenza, l'indugiare su di essa produce più facilmente l'effetto disgusto in chi guarda. Così il Jumpscare in un film horror provoca inevitabilmente il balzo sulla sedia di chi guarda.

      Io mi emoziono a sentire il Portiere di notte di Ruggeri (la sto sentendo ora) perché entro in empatia con il portiere d'albergo, con i suoi desideri e le sue tristezze. E mi ci rivedo, in quel Portiere di notte ("Ti voglio per quello che mi dai", sogna di sentirsi dire il Portiere di notte dalla prostituta di cui è innamorato. Una bellissima frase d'amore, molto più bella di tante che ho letto nei testi sanremesi). Ecco che la descrizione di una situazione individuale (il Portiere di notte e le sue sensazioni) diventano universali in maniera efficace.

      Ho citato poi casualmente Ruggeri, in "contrapposizione" a Cristicchi: Ruggeri è un altro artista "controcorrente", ma che mi crea dispiacere, quando nega a parole quella libertà che è invece di tutti i cantautori e di cui lui ha sempre beneficiato (giustamente). Perché la musica è una delle espressioni massime della libertà dell'uomo. Poi chiaro che questa manifestazione di libertà incontra dei limiti (fortunatamente), partendo dal "buongusto".

      Sul discorso dell'educazione sfondi un portone aperto: è quello che spiego a mio padre, purtroppo il tappino della bottiglia di plastica è molto fastidioso, ma è come abbattere i vecchi fontanini: la gente butta i tappi di plastica (mio padre ovviamente no, perchè ha sempre avuto cura per l'ambiente e la natura che ama) e quindi via, tutti obbligati ad avere questi tappi di plastica scomodi nelle bottiglie.

      Grazie a te cara, buona domenica

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    2. ...hai menzionato tuo padre e ci ho visto un senso di cura nello "spiegare"... non è forse nella famiglia che si forgia la nostra società proiettata al futuro e alla civiltà , componente di quei gesti quotidiani fatti di amore reciproco tra genitori e figli?

      C'è amore nel testo di Cristicchi, io ho percepito questa fonte così universale forse un po servita in modo semplice e scontato, condizionati dal "confezionato":)Beh nel testo di Ruggero che citi ,ci vuole lo stesso senso di libertà interpretativa di chi la esprime attraverso il suo componimento ,che poi in fondo è componente stessa dell'amore:)

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    3. Chiaramente non si può negare che ci sia amore nel testo di Cristicchi: ed è sempre meglio il testo di Cristicchi, che altri "testi" svuotati di contenuti o con contenuti "discutibili": l'amore è sempre strada vincente.
      E paradossalmente, hai evidenziato un "gesto quotidiano d'amore reciproco tra genitori e figli" che è alla base anche della canzone stessa di Cristicchi.
      Anche se comunque nel post sono stato molto "ai bordi": ho fatto connessioni o confusione tra gli argomenti? Ai posteri l'ardua sentenza, ahah

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    4. "l'amore è sempre strada vincente" e non perde connessione anche se si riesce ad argomentare con diverse chiavi di lettura la stessa verità ;)

      Perdona i refusi ...

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    5. Argomentare la stessa verità, dietro all'apparente diversità di due chiavi di verità. Posso correggerti così?

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    6. In qualche modo la verità risuona sempre dentro ognuno di noi:)

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    7. Comunque oggi sulla Stampa ho letto un articolo (bellissimo) in cui viene detto meglio quello che ho scritto in questo post. Dovrò farci un post :)

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    8. Riky te lo dico chiaramente,hai avuto un tatto e una delicatezza in questo post che ti riconosco e di cui ti ringrazio davvero.Poi su alcune analisi mi trovi perfettamente d'accordo ,ho da dissentire su questa frase :"Confezionata con la certezza di avere successo, veicolando l'effetto emotività sui social che imperversa e che influenza la stessa produzione artistica"

      Come facciamo ad avere questa "certezza"?A conoscere questa "verità "dal momento che ignoriamo il fatto di non conoscere personalmente l'autore se magari non l'abbia dedicata davvero a sua madre per una situazione che ha vissuto o sta vivendo,e che lui attraverso la musica e quel senso di libertà con cui riesce a comunicare un Ruggeri,non esprima il suo dolore e la sua gratitudine,in una situazione davvero delicata.Qui mi viene il dubbio che le cose si invertano,e se siamo noi ad avere pre-giudizi,ad essere condizionati e manipolati al punto tale da non riconoscere più la normalità,la semplicità ,il dolore che ci accomuna,l'arte con cui ci esprimiamo? Perché dovrebbe essere sempre tutto così calcolato ,preconfezionato senza avere il minimo dubbio di non ferire un artista che sta solo comunicando e condividendo quell'universale attraverso il suo testo ...non saprei che altro dire ,ma ti ringrazio ancora

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    9. In realtà c'è l'assoluta certezza che lui abbia parlato di sé e di sua madre malata...quindi, sì, è giustissimo quello che scrivi: perché io stesso sono caduto nell'effetto social 😂. Ed è questo il bello dell'imperfezione umana ed è proprio per questo che è giusto mettersi in discussione. Perché poi, alla fine, avrei potuto elogiare i miei cantautori senza dover criticare nessuno. E invece l'ho fatto. Forse più per criticare altri, che Cristicchi in sé..
      Ma alla fine ho messo in discussione il suo sentire.
      Più che il suo sentire, diciamo che però ho messo discussione il suo sentire in musica.
      Precisazione che è una forse impercettibile sfumatura, anche perché comunque c'è una cosa che sai benissimo che non toccherei mai: la figura materna. La cosa più bella che ci sia 🙂

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    10. C'è così tanto da leggere e su cui meditare in questo tuo scritto da non fossilizzarsi sull'effetto social..."Ma in tutto questo, è successa una cosa bellissima, proprio grazie a Sanremo. Le persone hanno scoperto o riscoperto Felicità di Lucio Dalla, una delle mie canzoni preferite in assoluto.

      E questa è stata per me la lezione più bella.

      Perché alla fine io ho fatto come quello stimato professionista: "soffro" perché le cose a cui tengo non sono adeguatamente valorizzate. Io ho tutto il diritto di non apprezzare la canzone di Cristicchi, ma non significa che parallelamente a essa, non possa essere apprezzata anche quella di Dalla. Sta a me ritagliare il giusto spazio per ciò che ritengo bello, senza dover "demolire" ciò che è bello per gli altri..Tutto questo tocca parte del mio mondo, quello affettivo, il più prezioso: ed è un "ponte" che mi collega a questi cantautori amati, quasi tutti scomparsi. Perché dietro quei versi c'erano e ci sono delle *persone, che per me sono un faro e una luce."(Tra l'altro anche l'ultimo post di Katrina Uragano ha un "ponte" :))

      Magari se ti si legge su facebook subisci un aggressione di una superficialità nella lettura così palese perché deve rispecchiare il modello social di comunicazione di massa nella sua immediatezza,senza soffermarsi con la propria testa su tutto il resto da te scritto.

      La differenza la facciamo sempre e solo noi e il nostro modo giusto o sbagliato di relazionarci,prenderne consapevolezza è il dilemma, perché magari potrei criticare quella cattiveria in altri ,esercitandola in primis sugli stessi canali social e su un cantautore come Cristicchi in quanto persona umana come tutti in fin dei conti.

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    11. La differenza la facciamo sempre noi...in passato mi avevi scritto spesso questa frase, ma penso che solo oggi (non intesa come oggi, giornata, ma oggi come momento della mia vita) sia riuscito a comprenderne l'essenza.
      In genere, ti dico, quando "puntiamo" il dito verso qualcosa o qualcuno c'è sempre qualcosa di irrisolto in noi.
      Nel post l'ho scritto: il soffrire perché vorrei "le copertine" solo per i miei amati cantautori.
      So benissimo che è impossibile, ma in realtà dentro di me c'è un pezzetto di cuore che lo desidera.
      E a volte il mondo affettivo porta anche sulla direzione sbagliata.


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  4. Mi concentro su un aspetto da te trattato: quello della cattiveria. Cattiveria perché si soffre. Verissimo: ho sempre pensato che certi atteggiamenti estremisti (dalle azioni vere e proprie a pensieri social) vengano da persone che non stanno bene con loro stesse, non sono serene. Difficile essere sereni, lo riconosco. Ma non dovremmo cadere nella cattiveria, è fin troppo facile...

    Moz-

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    1. Sono diventato vecchio abbastanza per capirlo... I social esasperano le sensazioni, spesso le distorcono. Maneggiare con cura, mi verrebbe da dire 😅

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