Nell'epoca di Terrifier e di Saw l'enigmista, Cannibal Holocaust, film del 1980 di Ruggero Deodato, è ancora un film shock?
Mi sono posto questa domanda, nell'approcciarmi alla visione di un'opera che ha fatto storia per la sua fama di film maledetto, "snuff movie", con conseguenze legali per il regista. Cannibal Holocaust fu sequestrato e ritirato, venendo riabilitato, come pellicola, solo quattro anni dopo, senza peraltro ottenere un grande riscontro in termini di botteghino.
Ebbene, gli alti livelli di gore di Cannibal Holocaust penso siano stati raggiunti, se non sorpassati, anche dalle pellicole moderne. Con una differenza sostanziale che fa ancora la differenza a favore del film di Deodato: Cannibal Holocaust è famoso, o famigerato, per le uccisioni reali di animali. Fu precisato che gli animali uccisi fossero stati utilizzati come pasto, sia per la troupe, sia per i nativi chiamati a interpretare le tribù protagoniste del film.
Qualcuno potrà dire che affettivamente è ipocrita lamentarsi di queste scene, quando consumiamo pasti con carne animale: anche alle galline ad esempio viene tagliato il collo, come alla malcapitata tartaruga del film. Però parliamo di cinema e vedere una lunga scena di uccisione di una tartaruga, decapitata e squartata, con tutta quella dovizia di particolari, è un pugno nello stomaco. Quindi la risposta alla domanda di inizio post è affermativa.
Tornando invece allo splatter "di scena", la morte di due dei quattro reporter protagonisti, Jack e Shanda, è di estrema brutalità. Jack, ferito a morte da una lancia, viene finito da un colpo di fucile da parte di Alan, che gli risparmia di provare sulla sue pelle ciò che invece dovrà sopportare Shanda, prima di essere uccisa a bastonate. Parlo dello sfregio a carattere sessuale: il cadavere di Jack viene evirato, Shanda viene invece violentata ripetutamente.
Tutto questo è ovviamente coerente con lo sviluppo della storia, ma il dubbio rimane: il regista poteva fermarsi prima, nel mostrare la violenza degli indigeni in cerca di vendetta? Le due scene in questione sono sempre state girate con la tecnica del "found footage". In pratica è come se vedessimo appunto le riprese tramite le cineprese amatoriali dei 4 reporter protagonisti: nella fattispecie, siamo veramente spettatori sul posto, attraverso gli occhi di Alan e Jack, prima che anch'essi vengano colpiti dai cannibali. Diventiamo noi stessi protagonisti, anche se impossibilitati a intervenire.
Ed è questo il senso di Cannibal Holocaust. Il film è una critica ai "Mondo movies", ma non solo: è l'attacco a una società che ha bisogno di cibarsi di violenza e che trae ingenti guadagni dalla spettacolarizzazione della violenza.
Eppure Cannibal Holocaust ha un'ambiguità di fondo: mette in scena le stesse violenze e brutalità che ha messo nel mirino. L'attore Gabriel Yorke, interprete di Alan, ha colto un parallelismo tra il suo personaggio e Deodato. Entrambi fanno di tutto per ottenere il risultato, cioè il successo delle loro opere: l'uccisione reale degli animali è in effetti un grande punto di contatto tra realtà (il film girato da Deodato) e finzione (il documentario girato dai reporter). Solo il regista, nella sua coscienza, sa tutte le risposte. Però la pellicola di Deodato - e questa è una certezza - non è "macelleria" di basso livello. Non è un b-movie di scarsa qualità, diversamente da altri "cannibal movies" o film dell'orrore del periodo.
La regia è di alto livello, così come il lavoro dello staff del regista: il montaggio di Tomassi, la fotografia di D'Offizi e soprattutto la colonna sonora di Riz Ortolani, che passa da melodie rilassanti a musiche cupe che aumentano ancor più l'oppressione e il soffocamento trasmesso dalle scene di violenza. Il film, che in un'ora e mezzo non annoia mai, è strutturato benissimo, diviso in tre parti, gli attori si sono calati perfettamente nelle parti.
I quattro reporter protagonisti della vicenda, infatti, sono i veri "villain" dell'opera: hanno raggiunto il successo con documentari infarciti di scene di violenza delle quali loro stessi sono responsabili. E c'è di più: scatenano la violenza anche per soddisfare le proprie perversioni e i loro istinti animali, come quando i tre uomini stuprano a turno un'indigena, naturalmente riprendendosi con le cineprese, con l'intento poi - dichiarato - di rivedere il video a Natale. Ecco perché parte del girato viene poi "tagliato" nel confezionare i documentari: perché è materiale "snuff" che loro stessi producono per soddisfare il proprio sadismo e la propria crudeltà.
Shanda, unica donna del gruppo, non ha violenza e sadismo nel suo dna e talvolta prende le distanze dai compagni di viaggio: ma rimane succube delle figure maschili che l'accompagnano, diventandone complice.
"Mi chiedo chi siano i veri cannibali", si domanda il professore Monroe a fine film, dopo aver visionato tutto il materiale destinato alla distruzione e che invece il proiezionista della televisione venderà al mercato nero, ottenendo un cospicuo guadagno, a dimostrazione di quanto la violenza "tiri" in fatto di soli.
Effettivamente la violenza dei cannibali si scatena "a reazione": ben diverso infatti il comportamento della tribù degli alberi, al cospetto della troupe guidata dal professore, che riesce a trovare il modo di guadagnarsi la fiducia dei "selvaggi" e di tornare a casa sano e salvo.
La superiorità morale del mondo occidentale viene però "smantellata" nel corso dell'opera: Monroe mangia disgustato la carne umana cruda che gli viene offerta in segno di amicizia dal capotribù e proverà la stessa sensazione successivamente, ma sicuramente amplificata, nel vedere le efferatezze compiute da Alan Yeats e dagli altri tre reporter. E proprio questo è il senso di quella domanda finale, il momento più cult di una pellicola efferata, shock, a tratti nauseante.




Pensa che ci si lamentò di scene (reali) in un mattatoio nel film Baaria.
RispondiEliminaLa violenza sugli animali fa sempre scalpore, e sicuramente oggi la sensibilità è cambiata. CH è un film controverso, critica i Mondo Movies ma di fatto non è che un Mondo Movie esso stesso, con tanto di Riz Ortolani a firmarne la musica, come fu per Mondo Cane. CH shocka ancora oggi, e non potrebbe che essere altrimenti, ma fa bene a mostrare tutta quella violenza: non doveva fermarsi prima.
Shocka ancora oggi, e resta, rispetto a quanti shockano oggi ma vengono presto dimenticati, perché la violenza è quotidiana e ne siamo assuefatti.
Moz-
Grazie Miki! In particolare interessante l'ultima frase...Secondo me in realtà la violenza faceva parte del contesto anche dell'epoca, se pensiamo appunto agli anni di Piombo. Diciamo che oggi con i social siamo maggiormente esposti, sicuramente sì.
EliminaSenza dubbio la violenza c'è sempre stata; se avessimo avuto le telecamere nel medioevo sai che gioia? 😬
Eliminanon era spettacolarizzazione così tanto, forse i giapponesi lo hanno sempre fatto e infatti ci sembrava molto particolare il loro approccio...
Moz-
Sì, intendevo che anche negli anni '70 le persone entravano a contatto con testimonianze di violenza attraverso telegiornali, giornali (ovviamente non si parla di violenza vissuta in prima persona o con testimonianza in presa diretta)
EliminaIo credo che l'overdose di violenza assieme alla sua gratuita spettacolarizzazione abbia portato ai risultati deprecabili odierni. Con la morte procurata al minimo pretesto, nessun rispetto, nessuna consapevolezza a riguardo. Ci si nausea al cinema, poi si esce e ci si accoltella nel parcheggio.
RispondiEliminaNon credo: è un po' come quando si davano le colpe a Ken Shiro per i sassi lanciati dai giovani dal cavalcavia. La violenza germoglia per altri motivi, tra un film horror e mezz'ora sui social, mi verrebbe da dire che sia peggiore la seconda :D
EliminaLibero pensiero che rispetto pienamente.. magari qualcun altro ti spara invece solo a contraddirlo, ma rientrerebbe in una certa consuetudine ormai.. ;)
Elimina😁eh sì
EliminaIn effetti ultimamente ho visto anche di peggio, ma resta un tassello cinematografico importante.
RispondiEliminaesattamente
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