Il maestro di Vigevano: la perdita della dignità e della integrità morale nell'Italia del boom economico


Film neorealista con pennellate da commedia all'italiana (d'altro canto la sceneggiatura è firmata da Age e Scarpelli, assieme al regista Elio Petri), "Il maestro di Vigevano" costituisce un solido esempio di critica alla società italiana del dopoguerra e una prova attoriale di assoluto livello da parte del protagonista, Alberto Sordi, perfettamente a suo agio nel portare sullo schermo l'italiano medio, i suoi difetti, le sue furbizie, le vessazioni subite. 

L'attore romano interpreta la parte di Antonio Mombelli, maestro elementare di vigevano, che molti definiscono una sorta di Fantozzi "ante-litteram". Uomo all'apparenza onesto, idealista, fortemente legato alla sua missione di insegnante. Marito di Ada e padre di Rino, conduce con loro una vita modesta. Il figlio non è uno studente modello, ma il padre non è intenzionato a farlo lavorare; la moglie vorrebbe un tenore di vita migliore e metterà in atto il suo proposito iniziando a lavorare come operaia.

Come nella tradizione del cinema italiano, "Il maestro di Vigevano" non fa prigionieri. Mombelli infatti è certamente vittima del sistema, da qui l'accostamento con Fantozzi: il ruolo di insegnante non ha il giusto riconoscimento economico, inoltre il suo superiore, il preside Pereghi, è una persona spregevole, dagli atteggiamenti odiosi e dalla chiacchiera retorica. Il protagonista è l'unico a rispettare Nanini, supplente in cerca di assunzione a ruolo, il personaggio più tragico, e a mostrare empatia nei suoi confronti. 

Ma certamente Mombelli non può essere definito un personaggio positivo: il suo essere "radicale", come intellettuale, lo porta a considerare un disonore l'avere un figlio lavoratore e non studioso, quando invece Rino si dimostra un garzone volenteroso: in tutta risposta il padre, scoperto che il figlio aveva finto di essere malato, in complicità con la madre, per saltare la scuola e andare a lavorare, lo ricopre di sganassoni, tradendo un'indole violenta; la stessa che lo porta a minacciare la moglie con un martello, dopo aver scoperto la sua relazione extraconiugale con il ricco Bugatti.

Mombelli si era fatto corrompere, dallo stesso Bugatti, per alzare i voti del figlio; e solo una volta scoperto dal preside, in una scena piuttosto divertente, si "pente" e restituisce il denaro. Ma la non integrità del protagonista emerge nella sua breve attività imprenditoriale. Apre infatti una fabbrica di scarpe con la moglie e il cognato, facendo soldi facili usando scappatoie non legali, per poi essere tradito dalla sua ingenuità, quando rivela le scappatoie per frodare il fisco, pagare meno tasse, produrre e guadagnare di più. Lui, che da insegnante veniva sostanzialmente emarginato per la sua integrità, finisce per perderla, rincorrendo quel denaro ambito dalla moglie, anch'essa non certamente un personaggio positivo, fondamentale per migliorare le proprie condizioni di vita, o meglio, per soddisfare quella voglia del "superfluo" nell'epoca del boom economico. Il destino punisce Mombelli, che finisce per subire mortificazioni e inganni, mentre Nanini si toglie tragicamente la vita, un gestione di ribellione contro le umiliazioni subite. 

Il contesto nel quale si muovono i personaggi è certamente un mondo fatto di ipocrisia, invidia e arrivismo: come detto, non ci sono prigionieri. Mombelli è stato sostanzialmente "corroso" da queste dinamiche. Il personaggio interpretato da Sordi è un perdente a tutto tondo, che ha barattato i propri ideali cercando di emergere all'interno di un sistema che finisce invece per disprezzare le persone come lui. Mombelli ha perso tutto, dignità, moglie, l'amico Nanini e anche la fanciullezza di Rino, cresciuto forse troppo in fretta e divenuto già cinico, in ossequio alle logiche della società; e il film si chiude ciclicamente, con il ritorno a scuola dell'insegnante, ma con la panchina, una volta occupata da Nanini, vuota.  Si riparte, con le stesse angherie dei colleghi, le solite frasi fatte e soprattutto con la ridicola contrattazione delle classi. 

In una società che non riconosce il ruolo degli insegnanti, gli stessi hanno perso di vista la loro missione da educatori: l'insegnamento, far fiorire la conoscenza anche nei terreni all'apparenza più aridi. Ma solo all'apparenza: perché tutti i bambini devono essere considerati uguali, a prescindere dalle scelte futuri (c'è chi farà lavori manuali e chi intellettuali) e dallo stato di famiglia. Gli insegnanti, invece di affrontare con entusiasmo di far germogliare in chiunque il seme della conoscenza, cercano invece di appiopparsi gli studenti di buona famiglia.

Commenti

  1. E' questo un momento molto difficile a livello planetario dove non soltanto non si comunica più come sarebbe opportuno e necessario invece accadesse ma dove al dialogo, purtroppo, si antepongono in maniera esponenziale e vieppiù negativa, arroganza, presunzione, libero arbitrio, violenza. In poco più di 50 anni tutto sembra essere stato cancellato, modificato in peggio, messo al bando. La memoria storica, cibo d'ogni generazione, non interviene perchè sovrastata dagli egoismi e dagli edonismi più sfrenati, ragion per cui non potendo contare o non valorizzando in pieno ciò che i nostri padri e tanti altri prima di loro hanno fatto per il bene loro e delle generazioni successive, il risultato finale per noi tutti non può che essere la pressochè totale messa al bando di tutti i valori fondanti. C'è poco Amore in giro, e questo a tutti i livelli. Non c'è Amore per noi stessi, per gli altri, per quello che facciamo e per quello in cui crediamo. Mai generalizzare, certo. Ma le cronache, oggi, ci dicono questo.

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    1. Hai ragione amico mio. Per certi versi la situazione è peggiorata drasticamente. Certo, come ci insegna questo film, 60 anni fa non era tutto rose e fiori. Ma la società moderna è peggiorata tantissima, trasformando il superfluo in necessità e mettendo sempre davanti a tutto l'io.

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