Mi piace pensare l'amore come qualcosa di metafisico.
Una forza inesauribile che guida l'uomo, essere imperfetto e finito, nella sua esistenza, ricongiungendolo a ciò che è infinito e trascendente.
Amore e natura sono strettamente collegati, anche la natura infatti trasmette un senso di infinito. La contempliamo, la viviamo, non riusciamo a scorgerne i confini, ci perdiamo alla vista del mare e del cielo.
Un rapporto sentimentale può nascere tra due persone ed estinguersi. Ma l'amore no, l'amore continuerà a vivere per sempre, anche in tempi di conflitti e guerre.
Questa idea dell'amore è presente anche in uno dei brani più famosi e più emozionanti cantati da Massimo Ranieri, "Il canto libero del mare".
Anche il brano scritto da Giampiero Artegiani associa amore e natura, il canto libero del mare, nel suggestivo verso che evoca un vecchio pescatore: l'uomo insegue l'infinito, ma non potrà mai coglierlo, non potrà mai catturare l'amore e il rumore del mare.
Non solo: l'amore non muore.
Il testo di Artegiani, inoltre, evidenzia la distinzione tra amore e rapporto sentimentale: quello che sfocia nel matrimonio ("I veli bianchi di una sposa", "Il cemento di una casa", quella della convivenza matrimoniale). E si sofferma anche sulle relazioni "mordi e fuggi", quelle che "non c'entrano nulla con l'amore". Quelle basate sull'attrazione, destinata prima o poi ad esaurirsi, diversamente dall'entusiasmo dei bambini, altra suggestiva metafora per richiamare l'idea di amore.
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