Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: l'analisi del capolavoro di Elio Petri


"Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (Elio Petri, 1970) è una delle massime espressioni del cinema italiano, per la magistrale interpretazione di Gian Maria Volonté, ma anche per l'originalità del soggetto, dialoghi dal taglio letterario, l'iconica colonna sonora di Ennio Morricone, la grande forza espressiva della storia - a 51 anni dalla sua uscita ancora intatta - e la cura nella regia, nei primi piani, nella caratterizzazione dei personaggi. 

Florinda Bolkan è Augusta Terzi

Il film si apre con l'omicidio commesso dal personaggio interpretato da Volonté, un dirigente di Polizia da poco promosso all'ufficio politico della Questura. L'uomo, armato di lametta per barba, uccide Augusta Terzi (Florinda Bolkan, perfetta nel ruolo), la sua amante, ma anche quella di un giovane anarchico, lo studente romagnolo Antonio Pace (Sergio Tramonti), protagonista in prima persona delle proteste in piazza dei movimenti studenteschi. Dopo l'omicidio, dissemina indizi, invece di occultarli. Da qui il titolo: un alto dirigente della Polizia può essere accusato e condannato per un delitto che ha effettivamente compiuto, o è davvero un intoccabile?


Il protagonista fabbrica una prova con la sua cravatta

La risposta a questo interrogativo, vi anticipo, non arriverà. Il film parte in maniera originale, mostrandoci l'omicida in azione. Ma per quanto si sia sforzato di dare prove della sua colpevolezza, i responsabili delle indagini cercheranno altri colpevoli. L'idraulico interpretato da Salvo Randone finisce suo malgrado nell'indagine, semplicemente perché non trova il coraggio, in Questura, di riferire che il funzionario davanti a lui era quella persona che gli aveva confessato di aver commesso l'omicidio della Terzi. Le impronte digitali del protagonista, sulla scena del crimine, non sembrano interessare gli inquirenti; qualche sospetto lo cova solo il valido brigadiere Biglia, interpretato da un eccellente Orazio Orlando (che ebbi modo di apprezzare nel film di Steno "L'Italia si è rotta"), poliziotto di ingegno e onestà.


L'idraulico interpretato da Salvo Randone


Orazio Orlando è il brigadiere Biglia


La psicologia del protagonista, dunque, è la linfa vitale del film. Perché il protagonista non è un simbolo; il personaggio di Volonté è un uomo, perfettamente caratterizzato, che ricopre un ruolo importante nella società. Un critico cinematografico, parlando del film di Petri, disse: "è un'analisi interna, un'analisi umana.  C'è la testa e c'è il cuore. Senza cervello, non c'è cuore. Senza cuore, non c'è cervello". Non bisogna dimenticare che "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" è soprattutto la storia di un uomo, contrario alle proteste in piazza, perché i sovversivi, come i rapinatori, vogliono "rovesciare l'attuale ordine sociale". Aumentano stupri, attentati, rapine, le bancarotte fraudolente: difficile non concordare con il dirigente di Polizia, quando si richiede una maggior sicurezza sociale, che la Polizia deve garantire. Il personaggio di Volonté si scaglia contro il cittadino che si fa giudice, come l'impiegato de andreiano che si trasforma in bombarolo, ricoprendo "il ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia". "Noi siamo a guardia della legge", enuncia il dirigente, "il popolo è minorenne, la città è malata. Ad altri spetta il compito di curare ed educare. A noi spetta il compito di reprimere. La repressione è il nostro vaccino!". La Polizia deve certamente reprimere, i reati, ma allora perché il protagonista si rende protagonista di un omicidio? Che senso ha voler dimostrare l'intoccabilità della Polizia in questo modo? Dare forse un segnale ai nemici (cioè ai manifestanti in piazza) che la Polizia può fare qualsiasi cosa per reprimerli? La risposta sembra essere affermativa. 

Gian Maria Volonté


Ma questa certezza si sgretola, scavando a fondo nella psicologia del protagonista. Perché alla fine l'implacabile, oserei dire diabolico dirigente di Polizia, non è altro che una persona mediocre. Un amante mediocre e per di più geloso di Pace, lo studente più giovane che è destinato a portargli via il cuore della bella Augusta. E capiamo che era stata proprio quest'ultima a stuzzicare la vanità dell'uomo: "Tu per essere preso un delitto lo devi firmare per nome e cognome".  L'omicidio non è un atto dimostrativo nei confronti della società, ma della donna; è uno sciocco gioco. Finché nel faccia a faccia con lo studente Pace, arrestato a seguito di un gesto dimostrativo dei sovversivi, le sicumera del personaggio interpretato da Volonté si dissolve: lo studente ha capito che è lui l'altro amante e anche l'omicida della Terzi, ma non lo denuncia; decide di tenerlo sotto scacco, perché il poliziotto è completamente nelle sue mani, ricattabile. E ai manifestanti conviene che un "criminale diriga la repressione", usando le parole dell'anarchico. Il poliziotto spaccone che uccide e lascia indizi per dimostrare che il delitto lo deve firmare per nome e cognome, in realtà è infatti un uomo che ora ha paura del "gioco" che lui stesso ha creato: non a caso, quando Biglia segue la pista del filo di cravatta azzurra, decide di fare a pezzi, quella cravatta, gettandola poi nel Wc. Ma poi, ricordando il suo ruolo, decide di auto-denunciarsi, perché la Polizia non può perdere autorevolezza e forza, a causa della sua debolezza, nel suo compito di reprimere; e nel contempo comprende di essere stato pienamente corrotto dalla stessa malattia di chi ha il potere, cioè l'abuso di potere, a causa delle proprie manie di grandezze. 


Antonio Pace a confronto con il protagonista


I colpi di scena però non sono finiti: il dirigente infatti viene interrogato da parte dei suoi colleghi e le prove, a dimostrazione della sua colpevolezza, vengono tutte confutate. Allora davvero un alto dirigente della Polizia non può essere accusato e condannato per un omicidio che ha effettivamente compiuto; è davvero un intoccabile? Gli inquirenti non davano valore gli indizi disseminati perché incapaci, o perché è davvero impossibile che un commissario di Polizia compia un omicidio? Oppure perché non volevano capire? Ci sarà quindi un altro colpevole ad hoc, magari sfruttando anche la stampa pronta a sbattere "il mostro in prima pagina", oppure l'omicidio rimarrà senza un colpevole?

Una scena dell'iconica parte finale


In realtà, ciò che vediamo è solamente ciò che si immagina il protagonista. Noi non sappiamo quale sarà l'esito dell'interrogatorio. Non sappiamo le risposte alle domande, ma esse passano in secondo piano, davanti alle riflessioni che ha suscitato nello spettatore "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto": una pellicola che non può certamente essere derubricata a un "film contro la Polizia", ma che  testimonia la situazione politica e sociale dell'Italia di fine anni '60, e soprattutto che vuole fare riflettere su quanto il potere sia pericoloso nelle mani dell'uomo, essere imperfetto per natura, destinato a cadere a causa della sua vanità e dei suoi vizi. 

Commenti

  1. ah però, si riparte da uno dei massimi capolavori del cinema italiano!
    gran bella recensione!

    La parte IMHO cult è il dialogo provocatorio dello stesso Volontè "Insomma, vuoi vedere che l'assassino sono io?!"

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    1. Ciao Andrea!
      Sì, era in scaletta, essendo oggi..l'ottantottesimo compleanno di Volontè.
      Attore che ha reso questo film un cult. Anche perché solo alla fine ti rendi conto che il personaggio da lui interpretato è un mediocre e non un gigante.

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  2. Attraverso un caso patologico, il film, dotato di una robusta struttura narrativa e realizzato con un linguaggio asciutto e un ritmo quasi sempre teso, cerca di dimostrare a quali aberrazioni personali e rischi collettivi conduca l'esercizio del potere sottratto a ogni controllo.

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    1. Il ritmo di questo film è perfetto. Non mi sono annoiato un solo secondo.
      Il rischio collettivo è ben espresso dalla frase "Un criminale dirige la repressione".
      Che poi siamo sicuro che gli anticorpi del sistema siano così deboli?
      Non sappiamo il destino del funzionario interpretato da Volonté.

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  3. Ma sai che io non l'ho mai visto. Sono pure ignorante: perché è la prima volta che ne sento parlare. Non so se lo vedrò mai, dalla recensione sembra interessante ma ormai mi sono votata alle cose leggere che fanno ridere o che fanno tanto tanto sognare ^_^

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    1. E' un gioiello del nostro cinema, ma indubbiamente è un film ben poco ottimista. E non consola il pensare che siano passati tanti anni, anzi..

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  4. Questo ce l'ho in lista sai? È una lista chilometrica, ma è segnato. Tra l'altro mi sembra anche di averlo visto anni addietro, ma sto recuperando anche film che non ricordo e che ho voglia di rivedere. Viene quindi a fagiolo, ti farò sapere....👋👋👋

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    1. Caspita, ti ho svelato troppo, tutto, tanto :D
      Comunque Volonté era un attore gigantesco.

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    2. Eh no, ho imparato a leggere con un occhio solo! 😉

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    3. ahah, bella questa definizione :)

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  5. Film mostruosamente bello. Una perla del nostro cinema. L'ho visto da grande e ci ho messo un po' a capire che il protagonista era lo stesso che interpretava Ramon in Per un pugno di dollari.
    Mi hai fatto venire voglia di rivederli entrambi.

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    1. Io ultimamente ho rivisto anche "Sbatti il mostro in prima pagina". Film decisamente meno bello, ma sempre con un grande Volonté.

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    2. Devo organizzare un cineforum personale e rivederli tutti

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    3. Più che sbatti il mostro in prima pagina, ti consiglio (senza Volonté) In nome del popolo italiano

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  6. Titolo fondamentale del cinema, grandissimo post all'altezza di tale filmone! Cheers

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  7. Uno dei ruoli iconici di Volontè. Lui stesso sosteneva di essere un attore molto politico dato che era un uomo che viveva la politica con molta partecipazione. Nota di merito per aver citato anche il grandissimo Orazio Orlando, un altro di quei tantissimi caratteristi del nostro Cinema che non vengono ricordati quanto meriterebbero.

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    1. Orazio Orlando è un grande. Ne "L'Italia si è rotta" fa una parte fondamentale: gli sceneggiatori parlano allo spettatore attraverso il suo personaggio.

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  8. Un capolavoro, ricco di suspense e molto significativo.
    Saluti a presto.

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    1. Ricco di suspence. Esatto. Non è un giallo canonico (vediamo il colpevole nella prima scena..), ma nonostante questo, tiene lo spettatore incollato.

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  9. Vabbè qui siamo al TOP! Giustamente premiato con l'Oscar, è un film che ho visto più di una volta, e che rivedrei ancora più che volentieri.

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    1. Per quello che vale, gli do anche io il mio oscar. E' uno dei film più belli che abbia mai visto :)

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  10. Ottima analisi per un film che di striscio è persino poliziesco ma siamo molto più sui film di denuncia, sul cinema di impegno sociale.
    Ovviamente in un modo anche quasi onirico, per quanto il film sia reale e crudo nel raccontare le cose, ma appunto è quasi una metafora di vari argomenti, su tutti l'intoccabilità di chi ricopre un ruolo in alto, intoccabilità indotta -forse- solo dall'inferiorità del resto.

    Moz-

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    1. Direi di togliere il "quasi", nel senso che l'ultima parte è appunto onirica.
      Sulla denuncia sociale penso a un film con tutti dentro, che cerca di percorrere la strada di "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", ma fallisce, nonostante il bel finale...
      Lì ci sono scene da poliziottesco, ma non assolutamente giustificate, in un film che è privo di suspence e ritmo.. (https://caffediriky.blogspot.com/2020/10/tutti-dentro-la-feroce-satira-di.html)

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  11. Pellicola decisamente provocatoria. E non credo casuali i collegamenti legati alla vicenda Calabresi/Pinelli, consumata da poco. Il finale del film è aperto ed emblematico proprio in tal senso.

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    1. Ottima osservazione. Sì, c'è ispirazione a quel tragico fatto della nostra cronaca dell'epoca..

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  12. Questo è un film che dovrei guardare e che di sicuro mi terrebbe incollata allo schermo. Cosa che non capita quasi mai.

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    1. Dipende, cara Sara: è un cinema molto retrò per certi aspetti. Però penso al cinema italiano di oggi, con dialoghi spesso sussurrati. Qui invece i dialoghi sono "potenti", arrivano allo spettatore. E dico: questo era un grande cinema

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    2. ..mi hai fatto pensare a Favolacce...😱

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    3. ahah, ci sono dialoghi sussurrati? Mamma mia che nervoso, spesso io metto i sottotitoli..

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  13. Tempi in cui i film di denuncia erano davvero tali. Volontè è stato un volto iconico di quel genere di film ormai scomparso che non possiamo far altro che rimpiangere...

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    1. Eh già. Qui non è nostalgismo. Oggi un cinema così è impossibile farlo...

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  14. Film straordinario lo ricordo bene lo vidi da ragazzo. Film attuale anche oggi a mio avviso soprattutto per quanto concerne la figura del personaggio interpretato da Volontè ossia il Dirigente di polizia e per come, a mio avviso, questa impunità sia presente anche nella società di oggi sia pure forse un pizzico di meno, ma proprio un pizzico.

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    1. Secondo me oggi è un po' diverso, invece: le procure sono più attente, per fortuna..
      diciamo che l'impunità c'è ai piani molto più alti :) (fuori dalle forze dell'ordine).

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    2. non so, per esempio al G8 di Genova condanne poche, basse, non sono così convinto che sia pure meno di prima, le cose non siano rimaste uguali.

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    3. Quella è stata una brutta pagina..per la nostra Italia.

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